
Davanti al Palacio de la Moneda una gran folla si è radunata già dalle prime ore del mattino. Girano bigliettini di carta con su stampata una frase: “Pedir la bendicion”, chiedere la benedizione. Cosa si intende, esattamente?
Sono ormai 14 anni che la dittatura militare di Augusto Pinochet governa con pugno di ferro il Cile, noncurante del rispetto di qualsiasi diritto del popolo. E adesso? Come può il capo della Chiesa di Roma recarsi con tanta naturalezza in visita proprio nella residenza di un dittatore?
Quando la grande tenda nera del balcone centrale si apre, mentre la folla continua a urlare il suo entusiastico mantra (“Juan Pablo Segundo te quiere todo el mundo”), si fa fatica a credere quanto gli occhi stanno vedendo: il Papa sorridente benedice la folla con accanto Pinochet che in giacca e cravatta, con aria sorniona mostra di gradire il bagno di folla. Ma che sta succedendo?! Le dinamiche del cosmo si sono improvvisamente capovolte?!
A volte occorre aspettare un po’ per poter capire bene la realtà. Wojtyla non avrebbe dovuto essere lì per protestare? Per fare proprie le richieste della gente, stanca di tanti anni di soprusi? No, aspetta, obiettano altri, El Carnicero – il macellaio – ha ingannato il Santo Padre. Lo ha portato davanti alla finestra e all’ultimo momento lo ha spinto fuori! E Juan Pablo ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
È giovedì 2 aprile 1987. Esattamente un anno dopo esce il terzo album di una promettente band italiana, i Litfiba. In un pezzo di quel disco, “Santiago”, si dicono certi che “Dittatura e religione fanno l’orgia sul balcone”. Ma chi può dirsi più certo di niente a quel punto?