Luciano Rigotti: barba, capelli e memoria

Tra i barbieri e i parrucchieri è soprannominato “lo storico” perché possiede una nutrita collezione di articoli di giornale, che, se messi tutti assieme, raccontano la storia di una branca dell’artigianato trentino. Luciano Rigotti è il nome dello storico, sia per il fatto d’essere in qualche modo custode delle memorie dove personaggi, volti, luoghi ha costruito una storia professionale. Sia perché egli stesso è a sua volta è un personaggio che negli ultimi quarant’anni ha svolto con passione e dedizione la professione di parrucchiere, prevalentemente per uomo. Certo è molto difficile trovare dei numeri, dei dati o delle statistiche abbastanza affidabili. Parlando a livello nazionale, secondo un’indagine del 2018, si può scrivere che il mercato dell’acconciatura può contare su un giro d’affari annuo di 73 miliardi, con 199 mila occupati su 90 mila saloni distribuiti sull’intero territorio. Secondo invece un almanacco di ottant’anni prima, gli artigiani parrucchieri erano 60 mila. In buona forma sembra mostrarsi anche la situazione trentina. Basti pensare che nella sola zona dove Rigotti svolge la propria professione, al vicolo del Vo’ a Trento, ci sono altre quattro attività. «Se ci siamo è segno che si lavora. Altrimenti staremo facendo tutti la fame» sorride, mostrando le proprie teche da cui, leggendo, si possono carpire delle informazioni significative. Ad esempio il calo delle aziende di settore sottolineato nel 1997 da Pino Marmo, all’epoca presidente del Catam (centro artistico trentino acconciatori maschile), secondo cui in cinque anni da 2.180 si passò a sole 892. Ma sempre un aumento se paragonato al 1970, quando erano 707 gli esercizi di barbieri e parrucchieri in attività. «Il bello del nostro lavoro è che sei a contatto con le persone». 

Com’è cambiato il vostro modo di lavorare in questi anni? 

«Come tecnologia devi essere sempre un po’ aggiornato. Una volta avevi i libri e i cataloghi. Adesso c’è l’Iphone. Addirittura un tempo c’era chi arrivava con le foto dei calciatori. Trento è diventata universitaria, abbiamo molti giovani e quelli portano novità e che vogliono altrettanto. Altra cosa che vorrei dire, una volta si lavorava molto gli ultimi giorni prima delle festività, adesso è più distribuito».

Che consiglio si può dare a chi vuole intraprendere questa professione? 

«Se la professione ti piace, uno sbocco c’è. Per me non è neanche un’attività in cui serve un grande investimento perché non abbiamo grandi macchinari. L’affitto può incidere. Ma se sei bravino riesci a costruire la tua strada».

Secondo la sua collezione, a quando risalgono le prime notizie sulla storia della Barberia trentina? 

«Un’articolo di Strenna Trentina riporta al 1796 la data di nascita della prima società di mutuo soccorso dei barbieri e parrucchieri. Le prime notizie riportano ad un certo Cuccetti in via Trento, siamo nel 1907. Poi ho dei testi (tratti da un libro di Francescotti) dove si parla del barbiere Nardon e del barbiere Condini, comunque tutti dei rioni di Trento. Infine, degli articoli che raccontano delle battaglie per la liberazione delle licenze, permettendo il fiorire moderno delle attività».

Come professionisti vi siete mai incontrati tutti? 

«Siamo divisi per categorie. Io ho la fortuna che abbiamo un gruppo su WhatsApp con 25/27 parrucchieri. Due o tre volte l’anno ci vediamo per una pizza e ci scriviamo spesso per dei confronti. E poi ci sono le riunioni agli artigiani».

Da quand’è che colleziona articoli riguardanti questa professione? 

«Da quando ho iniziato qui con Gino, il mio socio purtroppo morto anni fa, quindi da quando avevo vent’anni. Adesso ne ho 62. Ho due faldoni con più di 400 articoli e molti colleghi mi hanno aiutato a raccoglierli. Sono riuscito anche a procurare poesie, barzellette (ne ho 120) ed ho tenuto anche i calendarietti profumati che usavamo dare ai clienti fino agli anni ‘80. Oggi sono molto ricercati nel collezionismo».

Insomma una grande passione che si nota pure nel suo modo di raccontare. 

La figura del barbiere è sempre stata un po’ cerusica. Però è molto cambiata nei secoli. Io ho fatto delle ricerche e mi sono scritto un testo con un po’ di storia dei barbieri, perché mi piacerebbe che tutto questo materiale che ho raccolto in questi anni possa diventare una testimonianza racchiusa in un libro. Quindi narrando una storia che, a quanto so, parlando del Trentino ancora non c’è».

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Pubblicato da Daniele Bebber

Nati a Cles, attualmente vive a Mezzocorona. Ha frequentato le scuole dell'obbligo... qualche bel annetto fa! Ma solamente quando è arrivato alle superiori (quindi già da grandicello) si è casualmente affacciato al mondo del giornalismo. E da allora non ha più voluto smettere di raccontare!