Maitea: “La musica è curiosità. E fa emozionare”

Maitea in studio (ph. Metrò Rec)

Un cuore diviso a metà fra Italia e Paesi Baschi, la mamma Annamaria è di Cles e il babbo Iñaki è di Zumaia vicino a San Sebastian, e una grande passione per la musica che da poco si è concretizzata con l’uscita del suo primo album. Lei è Elisa Maitea Elosua Olaizola, in arte Maitea, una delle cantautrici più ispirate della scena trentina che nei suoi brani fonde sonorità acustiche e pop folk con influenze indie rock ed elementi di elettronica. Nel corso degli anni Maitea ha cantato e suonato in diverse formazioni fra soul, rock, funky e pop/dance. Laureata in Beni Culturali (indirizzo musicale e dello spettacolo) nel 2016 ha frequentato il percorso di Popular Music al Conservatorio Bonporti di Trento, conseguendo il diploma accademico di primo livello nel 2021 e quest’anno quello di secondo. Lo scorso anno, grazie alla vittoria, assieme ad altre cinque band, dell’Euregio Rock Contest, ha aperto tre date del tour di Vasco Rossi alla Trentino Music Arena, a Firenze e allo Stadio Olimpico Grande Torino.

In concerto alla Bookique (ph. Lorenza Depeder)

Maitea, che estate hai vissuto?

Sono stati mesi ricchi di musica e ne sono ovviamente molto felice. Ho avuto modo di fare diversi live sia in formazione acustica, da sola o in duo, che con tutta la band, e suonato in tanti bei posti. Ho anche avuto l’opportunità di tornare come ospite ad ArezzoWave, dopo la partecipazione al concorso dello scorso anno. Ma il live più importante è stato quello di presentazione del mio album alla Bookique di Trento il 31 maggio: una serata davvero emozionante, c’era tanta gente tra cui moltissimi amici, che ringrazio per il supporto.

Appunto il tuo primo album: cosa ha significato per te l’uscita di questo lavoro?

Sognavo un album da tantissimo tempo, quindi vederlo finalmente realizzato è una sensazione indescrivibile. Mi sono presa il mio tempo e credo sia stata la scelta giusta, sicuramente negli ultimi anni ho acquisito più maturità nella scrittura rispetto a qualche anno fa. Mi è piaciuta moltissimo la fase di registrazione, arrangiamento e produzione, durante la quale ho lavorato con persone meravigliose. Con loro abbiamo trasformato e concretizzato quello che avevo abbozzato nelle mie produzioni demo casalinghe.

Una tracklist di dieci canzoni nate in vari momenti del tuo percorso di musicista: si può parlare quindi di una raccolta?

In un certo senso sì, perché contiene brani che ho composto in un arco temporale abbastanza ampio, e ognuno riflette la me di quel momento, che magari è molto diversa da quella che sono adesso. Questo album racchiude varie sfumature del mio essere: ci sono brani dolci e malinconici, altri più spensierati e poi ci sono quelli più arrabbiati. Tutti questi elementi, anche se sembrano in antitesi tra di loro, mi rispecchiano.

In concerto alla Bookique (ph. Lorenza Depeder)

Dove l’hai registrato?

A Riva del Garda ai Metrò Rec di Marco Sirio Pivetti. È stato bellissimo lavorare con lui agli arrangiamenti e alle produzioni perché, oltre ad essere un grande professionista, è davvero simpatico e trovo che le nostre creatività si siano armonizzate bene, creando qualcosa che rispecchia la mia natura ma la valorizza con soluzioni e sonorità moderne.

E chi ha messo lo zampino in questo lavoro?

Abbiamo registrato le varie tracce con un team di musicisti straordinari, nonché amici, che hanno contribuito con la loro competenza e creatività: Francesca Endrizzi, Alessio Dalla Torre, Valentino Job e Massimo Faes, Elisa Pisetta, Cristian Postal, Marco Mattia, Stefano Eccher, Daniele Cenci e Marco van Bussel. In fase di registrazione abbiamo avuto anche il supporto di Marco Novarese e il tutto è stato poi “impacchettato” egregiamente da Mauro Andreolli (Das Ende Der Dinge) che si è occupato del mastering.

Tra l’altro c’è anche un po’ della nostra rivista… Svelaci cosa racchiude il testo di “Chissà”, per me fra i brani più intensi del cd?

Questa canzone è lo sfogo malinconico e tagliente di una curiosità che è stata lasciata in disparte e assetata. Il brano è nato dalla collaborazione con la poetessa trentina Mariavittoria Keller (collaboratrice di TM, Ndr): le strofe sono infatti riprese da un suo scritto intitolato “Curiosità”, contenuto nel libro DiVento (Edizioni del Faro).

Un disco uscito in digitale e in formato fisico.

Nonostante al giorno d’oggi sia poca la gente che ascolta la musica su cd, trovo che il supporto fisico abbia un fascino intramontabile, oltre ad essere un mezzo reale e diretto per sostenere gli artisti, soprattutto quelli emergenti! Volevo poi creare anche un bell’oggetto, con digipack e booklet con grafiche e testi, un qualcosa che rimanga a chi decide di supportarmi.

Che mi dici della copertina?

È stata realizzata dal mio ragazzo, Daniele Brusinelli, partendo da una foto scattata da Lorenza Daprà che mi ritrae con espressione pensierosa e sognante. Daniele ha realizzato la grafica aggiungendo elementi che rispecchiano il mio legame con la natura e che si trovano nelle canzoni dell’album; di sua creazione anche il logo. Il digipack e il booklet con i testi sono stati realizzati da Ilaria Bee.

Parliamo dell’esperienza che hai avuto con i live legati a Vasco?

È stata incredibile. Mai avrei pensato di poter avere un’occasione simile nella mia vita e ringrazio di cuore tutti coloro che l’hanno resa possibile: dagli organizzatori dell’Euregio Rock Contest alla giuria che ha valutato il mio progetto all’altezza di questo importante palco, a tutto lo staff, ai miei compagni di gruppo, amici e musicisti eccellenti. Abbiamo aperto i concerti di Trento e di Firenze insieme agli amici Atop the Hill e di Torino con i Toolbar. Sono state tre date ricche di emozioni indescrivibili, ma anche un’esperienza molto formativa,

© ph. Lorenza Daprà

Il momento più emozionante?

Quando siamo saliti sul palco della Trentino Music Arena davanti a quasi centomila persone. Prima dell’inizio ero terrorizzata, pensavo quasi di non farcela. Poi, quando ho raggiunto il centro del palco e ho iniziato a parlare, magicamente tutta l’ansia se n’è andata: ormai ero lì e quindi dovevo godermela, dare il massimo per non avere rimpianti…chissà quando mi sarebbe ricapitata una cosa del genere. Alla fine sarei andata avanti altre due ore.

I tuoi miti musicali quali sono?

Primi in assoluto i Beatles, poi Led Zeppelin, Nirvana e Foo Fighters. Un altro dei miei “fari” musicali è John Butler con il suo John Butler Trio. Altra band che adoro sono i Daughter. Spostandoci sull’italiano direi che i principali sono Niccolò Fabi, Elisa e Carmen Consoli, poi Levante, Erica Mou e Fulminacci.

Oltre le sette note quali sono le tue passioni?

Sono appassionata di arte e tutto ciò che ha a che fare con l’espressione culturale.

Ti piace leggere?

Sì, leggo soprattutto romanzi, dai classici ai contemporanei. Tra i miei preferiti ci sono “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafón e “La casa degli spiriti” di Isabel Allende. L’ultimo libro che ho letto e che mi è piaciuto molto è “Nel mare c’è la sete”, primo romanzo della cantautrice Erica Mou.

Serie tv in streaming o preferisci il cinema?

Adoro il cinema. Alcuni tra i miei film preferiti sono “Interstellar”, “Eternal sunshine of the spotles mind”, “Il favoloso mondo di Amélie” e “Mr. Nobody”, ma guardo anche serie tv; per citarne una che adoro: Stranger Things.

Come ti rapporti con gli animali?

Sono una grande amante degli animali, in particolare dei gatti. Sono cresciuta con i gatti, tant’è vero che a loro ho dedicato le mie prime serenate improvvisate quando ero piccolina e li ho perfino messi nei ringraziamenti dell’album, ah ah!

La cosa che ti fa più paura?

Un grande difetto che ho è quello di tendere alla procrastinazione e questo in effetti va in contrasto con una delle mie grandi paure che è quella di perdere tempo, nel senso di non godere abbastanza delle cose che la vita offre e rimanere poi pieni di rimpianti. La cosa strana è che molto spesso è questo pensiero il motivo per cui non mi godo i momenti. 

Il difetto che negli altri ti fa più paura?

La mancanza di empatia. Una cosa che secondo me non dovrebbe mancare nell’essere umano è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro“ perché è ciò che sta alla base di una convivenza sana e pacifica. L’empatia racchiude in sé un’ampia gamma di caratteristiche positive come la comprensione e il rispetto.

La mamma di Cles, il babbo dei Paesi Baschi: hai qualche idea artistica riguardo a queste radici straniere?

Sì, per la mia tesi di laurea al biennio del Conservatorio ho portato un lavoro sui canti popolari baschi. Ho scelto alcuni canti tra i più iconici e li ho riarrangiati in chiave moderna. In futuro mi piacerebbe registrarli e magari chissà, proporli anche dal vivo con l’aggiunta di altri brani per far conoscere questo patrimonio musicale poco considerato ma estremamente affascinante.

Il tuo sogno nel cassetto?

Sogno di poter continuare a scrivere e cantare i miei brani, e mi piacerebbe poterlo fare sia davanti a chi già mi conosce e supporta da anni che davanti a persone nuove, magari in giro per l’Italia e, chissà, sarebbe bellissimo anche fuori. Per un’artista emergente è difficile uscire dai confini regionali ma è giusto provarci e non farsi scoraggiare dalle prime porte in faccia. La cosa più importante per me sarà sempre e comunque riuscire a far emozionare chi mi ascolta.

La cover del suo ultimo album
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Pubblicato da Fabio De Santi

Classe 1967, si nutre fin da ragazzo di musica e passione per la scrittura con particolare dedizione alle pagine di Vonnegut, Dagerman e Cèline. Scrive dalla metà degli anni '90 per il quotidiano l'Adige e da tempo quasi immemore collabora con Trentinomese. Frequenta le onde radio dagli anni '80 con diversi programmi fra cui quelli proposti su Radio Rai Regionale dove da spazio alla scena musicale trentina cosi come accade sulle pagine del nostro mensile.