Nella pietra e nel cemento

Postazione austroungarica per mitragliatrice. Il graffito testimonia l’utilizzo da parte dei soldati imperiali di armi italiane di preda bellica.

Durante la Prima guerra mondiale la Valsugana è stata teatro d’importanti eventi: tutto il territorio è stato interessato dal conflitto, dai paesi di fondovalle alle cime più alte. I segni della presenza militare in gran parte sono ancora visibili e rappresentano un patrimonio di grande valore, poiché ricordano ciò che è stato: qualcosa che ha sconvolto e modificato profondamente uomini e luoghi.

Tra le testimonianze più significative si collocano le epigrafi: che si tratti di manifestazioni semplici come un graffito oppure di vere e proprie opere d’arte realizzate nella pietra o nel cemento, esse rappresentano in tutti i casi preziose attestazioni dirette dell’attività dei soldati e possono essere veicolo d’importanti informazioni, oltre ad arricchire con un commovente tocco d’umanità postazioni, trincee e gallerie. 

Proprio alle “scritte della guerra” è dedicato l’ultimo quaderno edito dall’Associazione Storico Culturale della Valsugana Orientale e del Tesino: Nel cemento e nella pietra. Epigrafia di guerra in Valsugana orientale e Cima d’Asta presenta i risultati del censimento epigrafico a cui hanno lavorato chi scrive e Alberto Burbello nel territorio della Comunità Valsugana e Tesino, includendo sia il fondovalle sia l’area montuosa di Cima d’Asta.

Il “valore storico e culturale” di tali manufatti è riconosciuto anche a livello legislativo (legge 78/2001): la scomparsa di qualsiasi testimonianza di questo tipo, infatti, determina una perdita importante e un impoverimento della memoria storica dei luoghi e delle comunità. E purtroppo i fattori che minacciano la sopravvivenza delle epigrafi sono numerosi: il deterioramento delle superfici su cui esse sono realizzate; il cedimento o il crollo di pareti, gallerie, portali o altri manufatti su cui sono collocate; la copertura o scomparsa a seguito di frane e smottamenti, oppure per l’inglobamento da parte della vegetazione. A questi fenomeni, in un certo senso accettabili poiché completamente naturali, si aggiungono gli inammissibili atti vandalici e i furti perpetrati allo scopo di arricchire collezioni private. Si tratta di un quadro poco rassicurante, ma un intervento di restauro, protezione o controllo permanente può risultare comprensibilmente difficile; il censimento e la catalogazione diventano allora utili strumenti per il monitoraggio della situazione, nonché per la raccolta e la conservazione di dati che manterrebbero la memoria del manufatto a fronte di un’eventuale scomparsa, o potrebbero agevolarne il restauro in caso di deterioramento.

Spesso le epigrafi venivano realizzate su manufatti di servizio per ricordare i reparti che si erano occupati della costruzione: è il caso di questa scritta, collocata alla base di un serbatoio idrico
Lapide collocata nei pressi di una postazione d’artiglieria italiana dopo l’intervento di pulitura e ripasso

È stata proprio questa la molla che nel 2013 ci ha spinto a metterci al lavoro sulla mappatura e catalogazione delle epigrafi della Valsugana orientale. La vastità dell’area considerata e l’asprezza dell’ambiente hanno ulteriormente complicato un’operazione già di per sé molto articolata, cominciata con lo studio di documenti d’archivio come carte militari, diari dei reparti e fotografie, utili in molti casi per individuare la posizione di manufatti che avrebbero potuto ospitare delle epigrafi. Anche eventuali segnalazioni da parte di altri esperti, appassionati e conoscitori della montagna sono state fondamentali, integrando le indispensabili, lunghe giornate di ricerca sul campo, sia lungo i sentieri più battuti che su difficili costoni e pendii. 

Una volta individuate le epigrafi, abbiamo proceduto con il rilievo e la catalogazione: i manufatti sono stati fotografati per documentare lo stato in cui si trovavano; successivamente abbiamo provveduto a pulirli, utilizzando semplice acqua e prestando particolare attenzione a non alterarli (ad esempio in presenza di parti semi-staccate o di vegetazione saldamente ancorata). In seguito, solo nei casi in cui è stato possibile interpretare con certezza le parole o i segni che li componevano, abbiamo ripassato le scritte e i disegni allo scopo di renderli leggibili e farli risaltare nelle fotografie finali; per fare ciò abbiamo utilizzato gessetti o grafite, che grazie agli agenti atmosferici scompaiono nel giro di pochissimo tempo senza lasciare traccia. Infine, abbiamo misurato i manufatti e registrato le loro posizioni precise mediante GPS; nel libro, però, le informazioni sulla collocazione sono state intenzionalmente riportate in modo generico e indefinito, così da mettere le epigrafi il più possibile al riparo da furti e atti di vandalismo.

Otto anni di lavoro hanno portato a un notevole risultato: 262 epigrafi censite, di cui 33 austroungariche, 212 italiane – non conosciamo purtroppo il motivo di questa maggior fecondità – e 17 scomparse (individuate grazie alle tracce che ne sono rimaste o a fotografie storiche). Ma il censimento non può considerarsi definitivo: basti pensare che, dopo la pubblicazione del precedente lavoro di Alberto, Parole dal Grappa, in quel territorio sono state rinvenute oltre 50 nuove epigrafi. Ciononostante, Nel cemento e nella pietra rappresenta un’importante tappa, dando rilievo a un enorme patrimonio finora troppo spesso ignorato.

Un esempio di epigrafe molto deteriorata a causa dell’usura del tempo. Purtroppo questa testimonianza, che si trova alla base di una feritoia, è destinata a scomparire.
L’associazione
L’Associazione Storico Culturale della Valsugana Orientale e del Tesino – ASCVOT è nata negli anni Novanta. Ha come finalità lo studio e la divulgazione della storia del territorio compreso tra Valsugana, Tesino, catena del Lagorai – Cima d’Asta e altopiano dei Sette Comuni. È impegnata nella conservazione e valorizzazione delle testimonianze materiali, bibliografiche, documentarie e iconografiche relative alla Grande Guerra. Nel 2002 ha fondato la Mostra Permanente della Grande Guerra in Valsugana e sul Lagorai, che tuttora gestisce.
www.mostradiborgo.it

Gli autori

Alberto Burbello

Dottore forestale, nel 2011 pubblica Parole dal Grappa. Epigrafia militare dal Brenta al Piave 1915-1919, ricevendo la Croce d’Onore austriaca. Prosegue tuttora l’aggiornamento del catasto epigrafico sul massiccio del Grappa e sul Montello.

Lucia Dellagiacoma

Trentina, laureata in Beni Culturali e Scienze Storiche, da diversi anni collabora con musei e istituzioni impegnandosi per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale della Valsugana. Fa parte del consiglio direttivo di ASCVOT.

Il libro

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Pubblicato da Lucia Dellagiacoma

Trentina, laureata in Beni Culturali e Scienze Storiche, da diversi anni collabora con musei e istituzioni impegnandosi per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale della Valsugana. Fa parte del consiglio direttivo di ASCVOT.