Non ci accontentiamo più di nulla, nemmeno del solito albero…

“Quest’anno lo facciamo rosa!”, racconta una studentessa alla sua compagna di classe con sguardo di adorazione. L’albero tradizionalmente verde (e rigorosamente finto) è stato un po’ messo da parte, per fare spazio a tipologie variopinte e tematiche. Rosa sulla scia della Barbie mania, blu notte in abbinamento con l’arredo, bianco ghiaccio per stare a tema con il clima invernale, nero per gli amanti del dark. Sta girando di tutto, specie nei market cinesi. Alberi piccoli, da mettere nelle singole stanze di casa; alberi grandi, medi, grossi, sottili. Alberi in fil di ferro, glitterati, musicali. Un tripudio di led, giochi di luci e scenografie da Hollywood. Ma non è che stiamo esagerando? Che fine hanno fatto i vecchi alberi verde sintetico che si smontavano e si portavano in cantina o in soffitta? Dove sono le statuine dei pastori che da piccoli, durante l’Avvento, spostavamo giorno dopo giorno, portandole sempre più vicine alla capanna? 

Non ci bastano più le cose vecchie. Abbiamo sempre bisogno di nuovi stimoli, di nuovi addobbi, di nuovi alberi nelle nostre vite. Le feste sono arricchite anche di nuovi personaggi: elfi giganti, gnomi barbuti, mostriciattoli presi a prestito dalla tradizione nordica. Ne ho visto uno a grandezza naturale. Leggermente inquietante. Non voglio scivolare nella voragine della critica al consumismo, che ormai ha stufato pure quella. Dico solo che in generale non ci accontentiamo più di nulla. La minestra riscaldata? Non la voglio, la butto. Il cappotto dell’anno scorso? Via, il colore non mi va. Anche delle persone ci stufiamo. Alla prima lite, chiuso. C’è poca voglia di mettersi in gioco e di fare uno sforzo per ricucire. Lo vedo soprattutto tra i giovani nelle relazioni digitali. In un “clic” sei fuori, eliminato. 

Del resto, i nostri falsi miti ci spingono a un’emulazione distorta; perché devo passare ore a visionare la nuova casa domotica di Ferragnez e compagnia? O andare in estasi per la loro cabina armadio? Perché il “nostro” non ci piace, vogliamo sempre di più. Qualcosa da esporre e postare, far vedere e rendere visibile subito. 

Aspettiamo un anno nuovo e per tradizione buttiamo via quello vecchio. Ma quello che siamo oggi, lo siamo anche su quanto abbiamo costruito nel vecchio anno. E allora passiamolo al setaccio questo Ventitré sgangherato, magari qualcosa di positivo riusciamo pure a trovarlo.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.