Non tutto ciò che è chimico è negativo e non tutto il naturale è buono

Appartengo a un’epoca per la quale le vaccinazioni contro malattie che avevano falcidiato le generazioni precedenti erano prima di tutto un diritto, che doveva essere garantito da una sanità limpidamente pubblica. Spesso le vaccinazioni si facevano in età scolare, e per i giovani maschi all’inizio della leva militare. I miei genitori sarebbero scesi in piazza se non me le avessero fatte. Era un’epoca diversa. Quello che veniva dallo Stato (e dalla scienza) non era considerato per partito preso con sospetto, anzi, si diceva, che Stato sarebbe se non ci curasse?

Certo, nessuno ignorava che a volte i farmaci possono essere pericolosi. Aleggiava su tutto un nome molto temuto: Talidomide. Il Talidomide era stato inventato dalla tedesca Chemie Grünenthal e doveva servire per svariati scopi, fra cui vincere le nausee pre-gravidanza. Negli USA non passò il vaglio delle autorità sanitarie, ma in Europa venne messo in commercio, Italia compresa, generando una terribile ondata di malformazioni ai feti. Il farmaco venne ritirato dal mercato fra il 1961 e 62, ma solo nel 2012 la ditta produttrice ha porto delle scuse ufficiali. Questa vicenda rimase a lungo impressa nella coscienza collettiva, come resteranno impresse probabilmente nella nostra le ambiguità, i ritardi, le polemiche di questi giorni sulle campagne vaccinali contro il Covid. Tuttavia, oggi come allora, sarebbe importante non confondere vicende particolari, anche se gravi, con il principio generale: le medicine servono, e i vaccini salvano vite. È tanto incontestabile questo principio che, in certe circostanze, dovrebbe essere anteposto a quello stesso di proprietà (intellettuale).

In quanto alla questione dell’obbligatorietà dei vaccini, sappiamo che essa rimane aperta. In generale, laddove era più robusto il pensiero liberale, ad esempio in Inghilterra, è stata più forte la diffidenza nei confronti dell’eccessiva invasività dello Stato anche in ambito medico-sanitaro. Per la verità, chiunque conosca l’evoluzione del liberalismo sa che già nel corso dell’800 ha preso due strade diverse: la prima ha portato a quello che noi oggi definiamo liberismo (in economia), ed in generale a varie forme di conservatorismo; l’altra, pur difendendo il principio fondamentale della salvaguardia delle libertà dei cittadini, si è posta il problema del ruolo attivo dello Stato e delle leggi, nella convinzione che non tutte le azioni o i comportamenti siano identici (sul piano etico così come della loro utilità) e che un buon governo debba farsi carico di quelli che generano maggiori ricadute positive. È da questo filone di pensiero, diciamo socialdemocratico, che è nato il welfare state, di cui la sanità pubblica, assieme alla scuola pubblica, sono le più grandi conquiste.

Oggi l’obbligatorietà dei vaccini non è più un dogma. Alcuni Stati, come Italia, Francia, Grecia, Belgio, l’hanno mantenuta per alcune vaccinazioni. Altri, come il Regno Unito e la Finlandia, hanno optato per la volontarietà accompagnata da  incentivi, salvo eccezioni. Altri ancora, come gli Stati Uniti, il Canada e in parte la Germania, hanno scelto una via intermedia: no a sanzioni per la mancata vaccinazione, ma necessità di certificato per l’ammissione a scuola o altri usi analoghi. L’obbligatorietà delle vaccinazioni, dove esiste, viene comunque periodicamente riesaminata in base ai dati epidemiologici (forse troppo poco, e certo nessuno negherebbe che i farmaci siano anche un enorme business).

In ogni caso, in una prospettiva storica, l’impatto delle vaccinazioni nel ridurre la mortalità infantile, nell’aumentare l’aspettativa di vita e nel migliorare la salute umana, è stato straordinario, tanto da poter essere paragonato all’accesso all’acqua potabile. Chi vi si oppone, oggi, e non solo per il Covid-19, mi sembra sia mosso, più che da principi liberali, dalla convinzione che tutto ciò che è chimico sia negativo, mentre tutto ciò che è naturale sia da ascriversi al campo del “bene”. Convinzione semplicistica ed erronea. L’uomo da sempre modifica la natura; bene e male riguardano semmai gli scopi di queste modifiche, e gli strumenti utilizzati.

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.