
Damiano Malabaila, chi era costui? Nel 1966, quando questo librò uscì per la prima volta, furono in molti a chiederselo, considerato che fu Italo Calvino a volerne la pubblicazione. Fino a quel momento Primo Levi era l’autore di due testi che riguardavano Auschwitz e al direttore di Einaudi, Cerati, non parve elegante né credibile usare il nome di chi aveva scritto “Se questo un uomo” e de “La tregua”.
Tuttavia Levi spiegò che quanto andava prefigurando in quei racconti non era molto diverso dalla dittatura nazista. La “cosa” nazista – spiegò in una prefazione – stava per lasciare il posto ad una “cosa cosa”.
Ma di che si tratta, dunque? Sono 15 racconti che prefigurano in modo inquietante il futuro tecnologico. Computer, droni, stampanti 3D, A.I.: il lettore di oggi li riconoscerà, rabbrividendo di fronte alle doti di preveggenza del chimico Levi. Autore che percepisce una smagliatura nel mondo in cui viviamo, il “vizio di forma” che di lì a poco vanificherà il nostro universo morale.
