Sere da orbe’re

“En de ‘ste sere, sior professor, me ven le orbe’re…”. 

“Cosa vuoi dire?” 

“Voi dir che a sentir parlar tut el dì de inflazion e deflazion, de frane e de aluvioni, de bombe d’aqua e de foch, de pandemie e de guere, finalment ven sera. Ma le sere le è sempre pu nere…”.

“Purtroppo è così…“.

“A pensarghe me ven le orbe’re!” 

“Succede così anche a me. E allora faccio come il nostro Machiavelli, – come spiega nella famosa lettera a Francesco Vettori – mi spoglio dallo sciupato vestito quotidiano, indosso un elegante giacca da camera e mi rifugio tra i libri, a colloquio con i grandi del passato, interrogo la Storia. E mi consolo in qualche modo. C’è la guerra che, dicevano, sarebbe durata solo qualche settimana e invece non sembra finire mai? E io leggo della Guerra dei Trent’anni, della Guerra dei Cento anni…”. 

“Anca mi, ‘ntel me picol, vago avanti coi me studi del dialet trentin. L’ultima parola che ho aprofondi’ l’è orbo. Son na’ a vardar sul vocabolari de l’Elio Fox che l‘e ’na miniera, en do’ che trovo tante parole che za so (perché l’è tut la vita che me remeno col dialet trentin) e ho trovà che oltre che dir orbe’ra, per dire tenebra, oscurmento, se pol dir orbirola. Che per dir orbettino en dialet, se dis orbeset o orbesina, però no ’l savevo. E gnanca che orbesin se dis de uno che el ghe vede poch. Cossita come la miopia en dialet la se ciama orbisia”. 

“Quella del dialetto è un miniera che non si esaurisce mai: ignorare che esista questa miniera è pura ignoranza e stupidità…”.

“Oh, gran bontà dei termini antichi. Oh, arroganza dell’ignoranza.  Oh, gran povertà di chi non conosce il dialetto! Non parlare ai ragazzi, oltre che in italiano e in altre lingue, anche in dialetto, non insegnarglielo, non impararlo assieme, è un peccato mortale. La scomparsa dei dialetti è una delle maggiori sciagure del nostro tempo, come scriveva il Trepi…”.

“Che Trepi?” 

“Pier Paolo Pasolini, come io chiamo confidenzialmente quest’uomo controverso quanto geniale”.

”A chi che dispreza el dialet, bote da orbi! Elo d’acordo, sior profesor?”

“Io sono contro la violenza in qualsiasi forma. Ma a chi disprezza il dialetto con tutto il suo immenso patrimonio, a cominciare dalla Divina Commedia, che è stata scritta in dialetto, alcune botte da orbi, sia pure figurate, volentieri gliele darei“.

renzofrancescotti@libero.it

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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.