Spacciarsi per chi non si è

Leonardo Di Caprio, falso pilota ai aerei in “Prova a prendermi”

La storia è fatta di originali e di grandi falsi. Il mondo è stato popolato (e lo è tuttora) da abili creatori di copie. Consultando uno dei tanti siti che parlano dell’argomento, scopriamo che esistono copiosi elenchi di personaggi che hanno dedicato la loro esistenza e le loro abilità non in modo creativo e personale, ma per imitare le opere dei grandi del passato. Alcuni sono stati addirittura accusati e condannati, in quanto vendevano ai musei capolavori che spacciavano per veri. Curiosa la storia dell’americano Mark Landis, eccentrico falsario che ha regalato – e per questo non si capisce se può essere ritenuto un vero fuorilegge – lavori contraffatti a molte sale espositive, travestendosi di volta in volta, assumendo diverse identità. Tra i falsari di casa nostra, occorre citare tale Icilio Federico Joni, toscano vissuto tra Ottocento e Novecento, che si rifaceva ai grandi maestri del tardo medioevo e del primo Rinascimento, come Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti, il Beato Angelico, Mantenga, Botticelli e Pinturicchio. Un lavoretto non da poco e che gli frutterà ricchezza e vita sfrenata, che racconterà pure in un libro, insieme alle maggiori tecniche di contraffazione. 

E allora torniamo ancora una volta ai personaggi pirandelliani, assillati dal conflitto interiore tra quello che si sentono dentro e quello che la società impone loro di essere. “Il personaggio pirandelliano – si legge su PirandelloWeb – si presenta allora come un eroe coraggioso, intrepido, poiché non si rassegna a un destino di mediocrità disegnato dal ruolo che la società gli impone affinché tutto rimanga uguale; ma, allo stesso tempo, vive questa sua rivolta con profondo tormento, a volte terrorizzato dall’idea che questo nuovo io, questi «palpiti di luce» che lui sente vibrargli dentro appena si sposta dall’accordo ordinato delle cose, siano solo momenti fugaci, illusori, pronti a polverizzarsi al prossimo giro di volta o che, peggio ancora, separandosi da quelle relazioni entro le quali si vedeva soffocare, rischi poi di non ritrovarsi, scoprendo che sotto quelle maschere di lui non è rimasto più niente.”

E chissà come la pensano i falsari di oggi. Ce ne sono? Eccome. Il falso maestro che insegnava in una scuola di Cremona da ben cinque mesi, e scoperto dagli errori grammaticali e dalle difficoltà a livello di comunicazione. Un diploma contraffatto che gli sta costando un’indagine per esercizio abusivo della professione, falsità materiale commessa da privato e truffa ai danni dello Stato.

E vogliamo parlare del falso medico, alias Matteo Politi, chirurgo plastico con la terza media? Quindici anni di interventi sulla pelle delle persone (pure vip) senza una laurea e una specializzazione. Evidentemente doveva essere pure bravo, se è andato avanti per tanto tempo! 

Ma il collegamento quasi istintivo a storie di questo genere si ha con il film “Catch Me If You Can”, ovvero “Prova a prendermi”, la storia (vera) dell’americano Frank William Abagnale Jr, che dopo svariate truffe finanziarie, si spaccia come pilota di aerei della Pan-Am, come medico in una clinica in Georgia e come avvocato in un importante studio legale. Tralasciando – ma non troppo – la grandezza della regia (Steven Spielberg) e del cast, che vede Leonardo DiCaprio quale protagonista e Tom Hanks nei panni dell’agente che si mette sulle sue tracce, il film presenta una chiara chiave di lettura: raggiungere il successo con qualsiasi mezzo e a qualsiasi prezzo, anche mettendo a rischio la vita degli altri. Una lucida parodia della società – e non solo quella americana, ma quella ormai “globalizzata” – che ci vuole tutti esperti e specializzati. Forse quel finto maestro sarebbe stato un bravo commesso; forse quel finto chirurgo sarebbe stato un bravo cameriere. Certo ruoli non troppo remunerati e di scarsa considerazione sociale. 

Quindi torniamo a Pirandello e al vivere interiormente un ideale, che però non trova spazio nella società. E allora l’individuo è costretto a uscire dalle maglie strette che quella società gli ha cucito intorno e inventarsi altre dimensioni. Spesso false.

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.