Trentini in Germania

Il Circolo Trentino di Dortmund nel 1978

Sono migliaia i trentini che nel corso del Novecento sono emigrati in Germania. Ed ancora oggi la terra a nord delle Alpi è una delle destinazioni preferite da chi decide di spostarsi all’estero, sia per ragioni di lavoro, sia di studio. I trentini in Germania possono mettersi in contatto con i circoli di “Trentini nel mondo”, piccole ambasciate che consentono ai conterranei di trovare sostegno organizzativo e luoghi di convivialità. I circoli sono attivi a Berlino, Colonia, Dortmund e Stoccarda. Abbiamo conversato con la docente Edith Pichler, esperta di Sociologia delle Migrazioni all’Università di Potsdam. Inoltre, abbiamo chiacchierato con Mirtis Conci, scrittrice di libri per bambini, originaria della Piana Rotaliana, che si è trasferita in Germania con la famiglia da sei anni: ed è lì che è riuscita a trovare la stabilità economica e la sicurezza sociale per realizzare il lavoro dei suoi sogni.

Il Circolo Trentino a Stoccarda, nei primi anni Ottanta, di fronte alla cattedrale

I TRENTINI, «LAVORATORI DI QUALITÀ»

L’emigrazione dei trentini verso la Germania iniziò prima della Seconda guerra mondiale: «A superare le Alpi erano soprattutto i lavoratori altamente specializzati – ha indicato Pichler – Ma fu nel Secondo dopoguerra che l’emigrazione divenne numericamente davvero consistente». Conseguenza, questa, del processo di integrazione europea, che abbatté progressivamente i confini: «Con i Trattati di Roma del 1957 fu stabilito il principio della libera circolazione delle persone», ha sottolineato la sociologa. È l’epoca della migrazione di massa, che restò nella memoria degli italiani: «Gli anni Sessanta e Settanta furono l’epoca del famoso “Binario 11” della stazione di Monaco, dove arrivavano gran parte degli italiani e dei trentini – ha spiegato Pichler – Venivano smistati sulla base del contratto di lavoro. Da lì i lavoratori finivano nelle miniere di carbone della Westfalia o nelle fabbriche di automobili come quella della Volkswagen o della Ford». L’integrazione europea consentì un approccio più snello verso la ricerca del lavoro, che divenne meno burocratico e più basato sul passaparola informale: «Nella prima fase delle migrazioni in Germania i trentini dovevano passare attraverso delle commissioni apposite che stabilivano dove la persona poteva andare a lavorare – ha spiegato la studiosa – Poi con la libera circolazione, furono le reti informali a favorire gli spostamenti, le persone si dicevano: “Vieni qui che c’è posto”». In generale i trentini rappresentavano una forza lavoro di qualità: «Molti di loro avevano fatto le scuole professionali e trovavano facilmente lavori di profilo più alto», evidenzia Pichler.

CON LA STABILITÀ ARRIVANO I BAMBINI!

I trentini spesso facevano valere anche preferenze di tipo culturale: «Preferivano stare in aree con forte presenza cattolica come la Baviera e il Baden-Württemberg, dove per altro trovavano quell’ambiente alpino a cui erano abituati», ha spiegato Pichler. Questi fattori facilitarono l’esperienza dei trentini in Germania: «I trentini non hanno vissuto la nostalgia straziante che ha caratterizzato i migranti del sud – indica la studiosa – I panorami, la vicinanza culturale e geografica riducevano l’impatto». Con il passare degli anni molti trentini iniziarono a sistemarsi, alcuni riprendendo pratiche tipiche della terra natia come la coltivazione dei meli: «Negli anni Settanta iniziarono a risiedere stabilmente in Germania, costruivano casa mettevano su famiglia», racconta Pichler. A proposito di figli, gli italiani ne facevano tanti, erano prolifici: «I consolati attivarono corsi di italiano per i figli degli italiani, dove furono impiegati diversi trentini» spiega la sociologa. Fu proprio nell’ambiente scolastico che molti trentini trovarono occupazione: «Oggi ci sono molti insegnanti e anche dirigenti scolastici di origini trentine», ha sottolineato la studiosa. Ed anche oggi la migrazione dei trentini continua: «Nel 2022 le statistiche ufficiali mostravano 5546 trentini presenti in Germania, nel 2018 erano mille in meno – ha indicato Pichler, che individua anche le destinazioni preferite – Berlino è la città mito, ma i trentini puntano molto anche sulle zone industriali a maggior capacità innovativa». Insomma, per i trentini disponibili ad emigrare, la Germania è ancora una meta ambita: «Prima partivano per non soffrire la fame, oggi lo fanno per superare la precarietà e per impiegare i propri talenti in modo più libero», ha spiegato la sociologa.

La sociologa dell’emigrazione Edith Pichler dell’Università di Potsdam

MIRTIS CONCI: «QUI HO REALIZZATO UN SOGNO»

Tra i trentini ancora giovani che hanno scelto la Germania come destinazione per iniziare una nuova vita, c’è Mirtis Conci, autrice di libri per bambini, che si è trasferita sei anni fa in un piccolo paese ai confini tra l’Assia e la Baviera insieme al marito e alla sua bambina. Una scelta, quella di spostarsi in Germania, che l’ha totalmente soddisfatta: «Arrivo da una famiglia di agricoltori, sono una “figlia del Teroldego” – ha raccontato Mirtis – Grazie al trasferimento in Germania ho potuto riprendere in mano il sogno che avevo da sempre, quello di fare la scrittrice per bambini. Solo la sicurezza economica e i servizi sociali avanzati che offre la Germania l’hanno reso possibile». La Germania è arrivata un po’ per caso: «Dovevamo risolvere una situazione lavorativamente difficile – ha indicato Mirtis – Il Trentino non rispondeva alle nostre attese lavorative e si era rotto qualcosa. Come ricercatrice erano scarsissime le possibilità di stabilizzazione, continuavo a passare da un contratto all’altro». Poi la decisione di partire per la Germania: «Arrivò a mio marito una proposta lavorativa. Dopo qualche settimana di riflessione, decidemmo di spostarci». D’altronde, diventati genitori, la necessità di un impiego stabile si era fatta ancora più urgente: «Quando sono diventata madre, le posizioni lavorative che mi venivano proposte in Trentino erano inadeguate – riflette Mirtis – La Germania ha politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia molto legate alla realtà, meno a quel pregiudizio della madre come angelo del focolare di matrice cattolica che rende la vita difficile in Italia alle madri lavoratrici».

Il Circolo Trentino di Dortmund in un raduno conviviale

KINDERGELD E MINIJOBS: UN WELFARE CHE FUNZIONA

Mirtis spiega come funziona il welfare tedesco: «Il principio è quello del Kindergeld, un assegno destinato a tutti i nuovi nati e che, opportunamente ricalcolato, viene erogato fino a quando la persona non raggiunge l’autonomia economica». Anche per questo i tedeschi se ne vanno di casa prima degli italiani: «Grazie al Kindergeld e ai minijobs si riesce a permettersi una vita autonoma – indica Mirtis – Tutti hanno un lavoro, piccolo o grande, e il minijob permette di aggiungere al proprio stipendio una quota mensile non tassata, è molto conveniente». Non mancano però le criticità, una tra tutte il sistema scolastico: «Il sistema scolastico tedesco è molto selettivo e rischia di essere persino discriminatorio – ammette Mirtis – C’è una grande pressione sui bambini e quelli che non hanno alle spalle dei genitori con una forte formazione culturale rischiano di rimanere indietro. Anche per questo abbiamo scelto di stare in una piccola città rurale, è più a misura di bambino». Per la famiglia di Mirtis il cambio di stile di vita è stato radicale: «Qui non c’è nemmeno bisogno dell’auto, si gira comodamente in bici, in treno, in bus. Al massimo prendiamo un’auto a noleggio per i pochi giorni che serve», ha raccontato la scrittrice, la quale al momento non pensa di tornare in Trentino: «Tornare? Questa è la domanda che pesa su tutti gli italiani all’estero. Al momento mi sento di dire di no, ma con i genitori che invecchiano non si sa mai, non è una scelta facile».

Una recente occasione di formazione promossa dal circolo di Colonia
Coro a Colonia negli anni ’80
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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.