
“Ho sempre avuto una vena poetica; la prima poesia l’ho composta quando è morto mio padre. E poi nel 2011 ho lanciato il mio primo libro di poesia.” Esordisce così Gennaro Riccio, tanti titoli nella Benemerita, ma chiamato da tutti maresciallo. Nel ripercorrere il suo cammino artistico in occasione dell’uscita del suo ultimo libro –“Il canto del riccio pungente ma… straordinariamente elegante!”– l’autore ringrazia in primis Francesco Caiazza, professore di lettere delle medie, insegnante nell’epoca in cui si imparavano le poesie a memoria e si sperimentava la composizione per stimolare la creatività. Quindi la vena creativa e l’insegnamento dei docenti ha dato origine ad un mix che fa come da materia esplosiva. Ci spiega che per scrivere poesie occorrono tecnica stilistica e concetti fondamentali: il verso, la forma, la lingua, la ricchezza del messaggio, l’intensità dei suoni. A tutto questo subentra poi la forma personale di Gennaro Riccio. Canzoni, prose, commedie, recensioni… tutto insieme.

In gioventù questo illustre rappresentante della napoletanità cantava in un complesso mezzo scassato, “non avevamo neanche i soldi per comprare le corde delle chitarre”. Si rende conto di avere un talento: “Io sciorinavo poesie, versi, aforismi, e mi dicevano ma Gennaro, perché non raccogli?” Il primo libro è stato un grande successo, migliaia di copie in pochi mesi. “Mia mamma era ancora in vita e le ho detto: scrivo un libro per beneficienza. Lei mi ha redarguito: guarda che la beneficienza non la devi dire a nessuno. Ma se non faccio pubblicità, il libro non lo vendo! Lei è morta il 25 febbraio, il libro è uscito a maggio e io ho fatto una poesia, scritta mentre la vegliavo e che ancora oggi tanti mi chiedono di recitare: “La partenza”: è angosciosa, eppure piace moltissimo. Sono emozioni forti e in quelle circostanze il poeta emana tutta la sua tristezza, la sua angoscia, trasmette il suo mondo interiore. E se non lo butti subito fuori, “non lo acchiappi più”. Riccio fa tutto per beneficienza: ci parla degli orfani dell’arma dei carabinieri, della Croce Rossa. Adesso c’è l’acquisto di un apparecchio per l’Eremo di Pergine.

Ma dicevamo della forma: il suo modo di scrivere è unico, è uno stile tutto suo, particolare. “Tu leggi la mia opera e dopo ti accorgi che la stessa presenta un grado di manipolazione del sistema linguistico letterario: la scelta delle parole, i termini musicali, la potenza evocativa, l’uso ripetuto e sapiente di tutte le figure retoriche al fine di illuminare il componimento produce un effetto stilistico altamente qualificato, di modo che la composizione esplode.” Si definisce un terrone che ama i trentini, come quando ha scritto un inno sull’autonomia, nel 2016, con una base musicale napoletana. Con quali obiettivi? La pace e la concordia dei popoli, l’unione tra Nord e Sud. Protagonisti e punti fermi dei suoi testi sono anche i santi di diversa coordinata geografica, come San Vigilio e San Gennaro; e naturalmente la Madonna Virgo Fidelis, patrona dell’arma dei Carabinieri, di cui ha fatto parte per ben 45 anni. Ringrazia anche la famiglia, che lo ha sempre sostenuto; Riccio ritiene che se qualcuno ha dei talenti, non deve avere paura; deve fregarsene delle critiche, ed avere personalità e coraggio. E deve fare le cose con onestà intellettuale e con umiltà. Così le porte si aprono.



IL CANTO DEL “RICCIO”
Partiamo dall’analisi della copertina, che spesso racchiude tutto il senso di un’opera. Tanti simboli grafici, che corrispondono ad altrettanti significati: i ricci in primo piano, un prato verde sul quale spicca una rosa e un sole che illumina l’intera scena pittorica. Una lettura psicologica importante, studiata a tavolino con la collaborazione dello psicoterapeuta Luciano Bacia e dell’artista Ernesto Piccardo. Il libro consiste in una raccolta ricca e variegata di poesie, lettere, immagini, vignette, recensioni e narrativa. Un mix di generi declinati secondo uno stile unico, che trova il suo modo d’essere nell’allegro impasto di Nord e Sud, di napoletanità e di spirito trentino. “Un’odissea paradisiaca e infernale”, in cui santi e personaggi dialogano, recitano e cantano “quella verità che si pensa ma non si dice”. Ma la grande protagonista del volume – quasi 400 pagine di arte patinata – è l’incontenibile energia che trapela dai contenuti, in grado di suscitare nel lettore un crogiuolo di emozioni.
Info: gcriccio3@yahoo.it
