Intervista al maestro Beppe Vessicchio

ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Giuseppe Vessicchio, conosciuto con il diminutivo di Beppe è un personaggio amatissimo per il ruolo di Direttore d’orchestra. Ma Vessicchio è musicista a 360 gradi, compositore, arrangiatore e persona di grande cultura e qualità. Lo abbiamo intervistato ringraziando della collaborazione l’avv. Giuseppe Origlia.

Maestro Vessicchio, come ha vissuto l’esperienza al Festival di quest’anno?

Vivo Sanremo come una festa come buona parte degli italiani. Amadeus ha organizzato un evento dove un po’ tutti hanno trovato il proprio canto sia per generi che per età con scelte che convergono verso l’appeal televisivo visto che è la tv resta il produttore della manifestazione. La cosa interessante è stata proprio la festosità musicale che Amadeus ha celebrato su quel palco come un officiante, anche mettendo in gioco la qualità dei suoi rapporti perché molti partecipanti importanti si relazionano con lui nel rispetto, nell’amicizia e nella stima del professionista del direttore artistico. Personalmente partecipare al Festival dopo alcuni problemi di salute è stato un festeggiamento della guarigione.

Come recepisce il particolare affetto del pubblico nei suoi confronti?

E’ lusinghiero e piacevole e allo stesso tempo mi da grandi responsabilità perché non vorrei tradire questa benevolenza che mi viene riconosciuta. Evito la sovraesposizione e di parlare quando non è il caso di farlo, non voglio esagerare perché  fortunatamente non soffro di egocentrismo, ho le mie mete ma non val la pena scavalcare il prossimo perché il presenzialismo e il narcisismo non mi appartengono.

Come è andata la collaborazione con il complesso de Le Vibrazioni?

Il gruppo ha una posizione sul mercato discografico. La radio ha una valenza enorme e le scelte vanno spesso verso il compiacimento di questo ascolto. Le Vibrazioni in concerto sono una cosa strepitosa nel segno del rock. Nelle grandi manifestazioni tanti abdicano in favore di una ipotesi di mercato, artisti come Morandi e Ranieri hanno una statura tale che possono superare tranquillamente questo ma la maggior parte degli artisti che partecipano cercano una risposta di mercato che possa sostenere la loro passione per questo mestiere e per continuare a farlo. Le Vibrazioni hanno proposto un brano che ha un grosso appeal radiofonico, ha meno  rock del proprio rock solito ma è un compromesso molto funzionale per il brano in gara.

Quanto è stata importante l’Orchestra del Festival?

Tutti gli artisti hanno ringraziato l’Orchestra, la musica è fondamentale per la comunità e lo abbiamo visto attraverso il Festival. L’Orchestra è un bene della comunità e ci tengo a dire che è l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, 116 anni di storia, nessuno completa l’Orchestra con il suo aggettivo, sinfonica. Questa orchestra è un patrimonio, io non vedo mai citare questo aspetto perché ci appoggiamo ad una istituzione importante di livello internazionale che con le sue difficoltà vive in una cittadina che si accende su questo evento e che dobbiamo preservare e tutelare e chi ha a cuore il valore della cultura deve sostenerla. Noi dobbiamo recuperare  i rapporti del nostro operato sul territorio, i nostri valori che abbiamo seminato e che oggi in qualche modo raccogliamo.

Come possiamo sostenere le Orchestre?

E’ necessario fare qualcosa per recuperare il fare musica insieme e che la comunità si doti degli spazi necessari. A Bologna abbiamo una bellissima orchestra giovanile la “Senza spine” che ha combattuto per anni per ottenere il  riconoscimento dal Ministero e  finalmente l’ha ottenuto, hanno chiesto spazio al comune che gli ha concesso un vecchio mercato ortofrutticolo dismesso e ne hanno fatto la loro sede. Adesso fanno una stagione con concerti e risultati fantastici, una vera rinascita, il pomeriggio ci sono degli anziani del quartiere San Donato che assistono alle prove. Ma dobbiamo fare rete e sostenere queste iniziative il più possibile.

Quale la caratteristica del suo modo di lavorare?

Io continuo a studiare musica, quindi ogni giorno che passa cerco di capirci sempre di più e in qualche modo di poterla onorare perché la musica è molto di più di quello che si possa immaginare. Io sono uno sperimentatore per cui vedo anche i risultati della polifonia corretta rispondente a principi naturali quindi assolutamente musica bio. E’ importante che  possa interagire con i sistemi biologici perché apparteniamo tutti allo stesso universo e questa cosa mi riempie di emozione e di passione. Non c’è nessuno che non gioisce di un raggio di sole o di un cielo azzurro. E c’è una ragione per cui tutto ciò ci provoca un sentimento di piacere perché un cielo azzurro e un raggio di sole sono un segno di pace e non di perturbazione. Anche la nebbia ha il suo fascino, ma il fascino è una cosa e la bellezza è altro.

Come si è avvicinato al mondo della musica?

Grazie a mio fratello, lui è più grande di me, è riuscito a procurarsi chitarra, fisarmonica e strumenti vari. La domenica pomeriggio era un momento di festa, venivano le zie a casa a pranzo e il pomeriggio si faceva musica insieme cercando di scavare nella tradizione, io sono napoletano quindi avevo a disposizione un bagaglio spaventoso di melodie che facevano comunione e partecipare tutti. Il valore della musica popolare come capacità di unione e il fatto di verificare questa forza di coesione nella musica potendola toccarla con mano già da piccolo ti fa desiderare di indagarla e di parteciparla e questo è stato l’inizio. Poi più scavi e più trovi la capacità di connettere i dati e la vera sfida è viverla con la passione giusta e il distacco che ti permette di continuare di non pensare mai di aver trovato tutto.

Quali i passaggi importanti del suo percorso artistico?

I passaggi sono tanti ma ogni tanto affiora qualche ricordo che ti sembrava meno cruciale. Il mio battesimo al Festival è stato con Mia Martini, una emozione davvero grande perché ero anche suo fan. Molto significativa la collaborazione con Gino Paoli, ancora oggi devo a lui una serie di attenzioni alla parola in una canzone. Ho imparato tantissimo a stare gomito a gomito con lui. Sono molteplici le esperienze fatte ma tutte sono state una grande opportunità per sviluppare il potere superiore della musica nel so senso più bello.

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