Confessioni di un malandrino

“Mi piace spettinato camminare, col capo sulle spalle come un lume, così mi diverto a rischiarare il vostro autunno senza piume”. Sono i versi iniziali di “Confessioni di un malandrino”, che Angelo Branduardi pubblicò nel 1975 nell’album, “La luna”. È, questo, un esempio particolarmente felice di una canzone che si impossessa di una poesia e la mette in musica. Il testo è frutto dell’adattamento realizzato dal traduttore e slavista Renato Poggioli di una poesia del grande poeta russo Sergej Esenin (1895-1925). Il poeta ha raggiunto il successo. Ai genitori contadini, che ancora temono “il Signore del cielo e gli acquitrini” ricorda che “oggi il vostro figliolo è diventato il primo fra i poeti del Paese, ed ora con le scarpe verniciate e col cilindro in testa egli cammina”. Ma la nostalgia lo tormenta e lo richiama indietro, alle origini, alla campagna. “Son malato d’infanzia e di ricordi, e di freschi crepuscoli d’aprile…”, ammette. La chiusa, aperta, è magnifica: “Voglio essere una gialla velatura, gonfia verso un paese senza nome”.

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.