Questo articolo non è un pesce d’aprile

Nell’Apologetico, il poeta latino Tertulliano scriveva che “prorsus credibile est, quia ineptum est”, qualcosa del tipo “È credibile proprio perché impossibile”. Intanto un paio di indizi c’erano già nel sottotitolo e riguardavano i fantomatici autori del mastodontico progetto. Ma quando mai – con tutto il rispetto per i professionisti turchi – lavori del genere sono arrivati da laggiù?! Un nome improponibile, per di più. Uno studio di architettura che tutt’al più avrebbe dovuto essere di ingegneria… Insomma, con una minima dose di attenzione già lo si poteva capire in partenza che si trattava di una burla (l’articolo di cui parliamo è questo). Eppure è successo quel che è successo ed è il motivo per il quale mi sono rimesso davanti alla tastiera a scriverne. Il pesce d’aprile si è trasformato in un esperimento sociologico. Come? Analizzando le reazioni dei lettori di fronte al discutibile servizio. Reazioni che vanno suddivise in rapporto alla tipologia del magazine usufruito: cartaceo o digitale. Le prime reazioni, infatti, sono arrivate qualche giorno dopo l’uscita in edicola. Tutte – dico tutte – “centrate”, nel senso che chi ha trasmesso un feedback l’articolo l’ha letto tutto e dunque ha scoperto che si tratta di un Pesce d’Aprile. “Ma sai che c’ero cascato…”, mi ha confidato Mattia, “salvo poi leggere le ultime righe, quelle in cui si spiegava che il nome sello Studio di progettazione (Elirp Adecsep) letto al contrario era proprio pesce d’aprile”.

Non si sono lasciati fregare nemmeno Maria Grazia (“In fondo il primo Aprile è passato da poco!”) e Andrea che dal canto suo non si dà pace: “No, dai, seriamente: nessuno ha capito cosa ha fatto Pino?” Quindi approfondisce il fenomeno della non-lettura: “Ma nemmeno ci fa attivare il senso critico o quantomeno la curiosità neanche davanti al suggerimento (o spudorata provocazione) di trovare scritto firmato dal prestigioso studio di architettura Elirp Adecsep Associated di Ankara, in Turchia (ne abbiamo scovata la sede dopo una semplice ricerca su Google). E invece si ingoia l’amo, l’esca, la canna… e pure pescatore e barca!” (Grazie, lettore scelto Andrea!)

Di tutt’altro segno le reazioni giunte dal web. Com’è abitudine del nostro mensile, gli articoli vengono caricati sul sito e riproposti posticipatamente sui social. Insomma, sono fioccati i commenti. Il primo era velato di invidia “periferica”. “Da abitante provinciale autonomista convinto – scrive un serioso Franco – soffro di invidia… e mi domando se c’è solo Trento… A noi valligiani spettano solo impianti di risalita e strade…”. “Hai ragione: – gli fa eco Michele – la svolta arriverà quando le persone non saranno costrette a spostarsi verso la città ma le valli potranno offrire infrastrutture e servizi di qualità”.

“Sarebbe l’Eldorado per la città ormai da anni nella morsa del traffico!”, sospira Elena. Se è per quello, sarebbe l’Eldorado per noi giornalisti se qualcuno ci leggesse.

Alessandro affronta giustamente il tema del sottosuolo: “E secondo voi a scavar sotto piazza Duomo che troviamo di bello?”. Non lo so, reperti di una civiltà di dinosauri antropomorfi intelligenti? Il tesoro della regina dei Reti? Ma chi se ne frega, tanto è una burla!

C’è chi si aggrappa con tutte le forze al miraggio, scrivendo: “Ma magari! Questo si smantellerebbe un casino di auto. No le ciclabili comodità per tutti (sic!)”.

Molto letto anche sul social professionale Linkedin, l’articolo scatena – anche qui senza la vetusta necessità di essere letto – una ridda di illazioni, del tipo: “Sette linee e 40 stazioni le regge a malapena una metropoli ma è bello crederci. Per curiosità sul Dos Trento diventa funicolare?”, afferma Paolo. Prontamente, convinto che il latore abbia colto lo scherzo, prontamente ribatto: “Funicolare? No, no: ascensore tutta la vita”. Ahimé, il mio compagno di commento mostra di essere ancora molto serio: “Ok tipo Salisburgo. Resto più che perplesso per l’oversize del progetto”. Oversize? Ma no, e perché?!

Ci credo che siete perplessi, rifletto, è un progetto assurdo, inventato, una provocazione, un modo per far riflettere su come stiano intasando la città e il Trentino tutto con progetti di infrastrutture e infrastrutture, con iniziative invasive di ogni sorta, spesso in contrasto tra di loro: Trento cuore del food, Trento città dei festivals, Trento smart city, Trento città dello sport, Trento “città universitaria”  (universitari però a nanna alle 21), ecc..

Ci credo che siete basiti, oltre che indignati, gentili commentatori e commentatrici che NON avete letto l’articolo. Fate bene. Però avreste fatto bene anche a far scorrere gli occhi ben oltre il titolo e le prime righe. È così che funziona. Si chiama “lettura”, attraverso degni grafici denominate parole si fabbricano mentalmente dei pensieri che a loro volta dovrebbero portare ad una riflessione. È un’antica usanza in voga fino a qualche lustro fa. 

Ci credo che siete schifati come Mauro, che commenta “Per una città di 100mila abitanti?” Appunto, impossibile, no? E quindi facciamoci venire qualche dubbio. Tipo quello che esprime Luca commentando: “Una metro che sale con pendenza da Saluga verso le Laste e Cognola?” Che poi rincara la dose: “Forse l’architetto vede il mondo alla rovescia…”. Eh, sai, si vede che in Turchia le cose le vedono così.

Chiudiamo con gli animali. Già, perché una delle problematiche non affrontate dallo studio (e qui tiriamo le orecchie agli architetti turchi) è quella legata all’habitat dei piccoli mammiferi. Ancora l’attento Andrea, ci regala la chiusura di questo pezzo:

“E comunque tutti questi scavi di tunnel metterebbero a rischio gli animali ipogei, perché ricordiamoci che «i topi non avevano nipoti»”.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.