A cento anni dalla morte, avvenuta a Cles l’8 ottobre 1923, numerose sono in questi mesi le iniziative per ricordare l’importanza storica e artistica di Bartolomeo Bezzi, nato a Fucine d’Ossana in Val di Sole il 6 febbraio 1851. All’artista considerato, dopo Segantini, il più importante pittore trentino dell’Ottocento e sicuramente uno tra i protagonisti dell’arte italiana di quel periodo, sono infatti dedicati ben quattro eventi espositivi inseriti in un ampio progetto di riscoperta e valorizzazione delle opere. L’iniziativa che coinvolge enti e istituzioni come il Mart, il Castello del Buonconsiglio nella sua sede di Castel Caldes, il Comune di Ossana, il Centro Studi per la Val di Sole e il Comune di Cles, dopo l’approccio del pittore alla figura umana nella ritrattistica e nelle scene di vita popolare proposte nell’esposizione curata da Roberto Pancheri a Castel Caldes visitabile fino al 5 novembre 2023 e accanto alla mostra documentaria “L’archivio ritrovato: il fondo Bezzi del Centro Studi per la Val di Sole” a cura di Stefania dalla Serra e Mauro Pancheri esposta alla Biblioteca della Torraccia di Terzolas fino all’8 ottobre, propone a Palazzo Assessorile di Cles ben cinquanta opere dell’artista solandro dedicate alla luce e al paesaggio.
Curata da Marcello Nebl e Warin Dusatti e aperta fino al 7 gennaio 2024, l’ampia esposizione, con opere provenienti da collezioni pubbliche e private, descrive l’articolato percorso di Bezzi dai primi lavori del periodo milanese influenzati dalla Scapigliatura fino agli ultimi dipinti affini al Simbolismo tedesco e alle novità secessioniste. Nonostante una vita trascorsa tra Milano, Verona, Venezia e Roma documentata dai celebri notturni e dagli affascinanti tramonti veronesi, la mostra clesiana sottolinea con vedute delle montagne trentine e suggestivi scorci di Cles, centro in cui scomparve nel 1923 dopo un lungo periodo di malattia che lo allontanò dall’attività pittorica, lo stretto legame che l’artista sempre ebbe con la sua terra d’origine.
L’iniziativa espositiva proposta in un suggestivo allestimento che si snoda lungo tutti i piani dell’antico Palazzo clesiano si articola in quattro sezioni dedicate, la prima, al periodo trascorso da Bezzi a Milano (1871-1880) durante la sua formazione accademica e la realizzazione dei primi paesaggi e la seconda al periodo vissuto dall’artista tra le città di Verona e Milano (1880-1890) durante il quale il pittore perfeziona, con la sua inclinazione romantica, l’interesse per la luce del tramonto come nello splendido olio “Venezia scomparsa”, dipinto del 1887. Nella terza sezione “A Venezia (1890-1910)” si evidenzia come Bezzi fu attivamente impegnato nell’ideazione e organizzazione della prima edizione della Mostra Biennale compiendo lunghi viaggi internazionali e dipingendo alcune opere che sono il fulcro dell’esposizione clesiana come “Sera a Venezia” del 1898, “Raggio di luna – Notte chiara” del 1903 e “Venezia che dorme” dipinto nel 1898. Accanto all’ultima sezione “A Cles (1919-1923)”, che ripercorre con documenti, anche fotografici, gli anni di ritiro dell’artista ormai malato nella quiete della Val di Non, ben tre focus approfondiscono il costante legame del pittore con la terra natìa. Un legame intenso, evidente nella realizzazione di molte opere a soggetto noneso e solandro e nell’impegno di Bezzi per la valorizzazione della terra trentina maturato nel 1891 con un progetto editoriale di ampio respiro inteso a farne conoscere le bellezze naturalistiche e architettoniche. Chiude l’esposizione un focus con bozzetti originali e progetti per il monumento funebre di Bartolomeo Bezzi ospitato nel cimitero di Cles e realizzato da un allora giovane Giorgio Wenter Marini, amico e seguace del grande pittore trentino.
E la tomba di Bezzi?
Una gentile lettrice ci informa che la tomba di Bartolomeo Bezzi, nel cimitero di Cles, versa in condizioni poco degne, inviandoci anche delle fotografie che riportiamo di seguito. Chi è stato all’inaugurazione rassicura: ci sono già i restauratori al lavoro ed entro il 2024 tutto tornerà alla dignità che merita. Certo è che sarebbe stato bello avere tutto pronto un anno prima… (P.L.)