Carl Henrici a Parigi: due nuove “scene galanti”

Carl Henrici, L’atelier del pittore nel palazzo del pascià, olio su tela. Già Parigi, Beaussant Lefèvre & associés

Ricorre quest’anno il bicentenario della morte del pittore Johann Josef Carl Henrici (Schweidnitz/Swidnica 1737 – Bolzano 1823), personalità tra le più rappresentative del Settecento atesino. Originario della Slesia asburgica, viaggiò a lungo in gioventù soggiornando a Praga, Vienna, Graz, Lubiana, Trieste e Venezia prima di approdare definitivamente a Bolzano. Qui divenne ben presto la figura egemone nell’ambito della pittura, disseminando affreschi e pale d’altare in molti palazzi e chiese del territorio, mentre i suoi quadri da cavalletto raffiguranti feste e concerti oltrepassarono i confini del Tirolo. Molte di queste opere sono riemerse in anni recenti sul mercato dell’arte internazionale, dove hanno raggiunto alte quotazioni. Già nel 2021 avevamo segnalato in questa rubrica un dipinto di soggetto “turchesco” passato all’asta a Torino come opera anonima e ricomparso in vendita presso la casa d’aste Osenat di Versailles il 18 giugno 2022 con la corretta attribuzione a Henrici. Il dipinto appartiene ora a una nota galleria di Nizza che lo ha presentato in ottobre alla fiera di Parma. Sempre in Francia sono comparse recentemente altre due magnifiche novità relative al nostro artista. Il 10 giugno scorso presso l’Hôtel Drouot Richelieu di Parigi sono state battute all’asta due inedite tele (ciascuna di 105×149 cm) che portano sulla cornice l’incongrua attribuzione al pittore ucraino Dmitrij Levickij, dovuta alla presenza di iscrizioni sicuramente apocrife. Le due opere, che formano un evidente pendant e provengono da una collezione privata francese, sono chiaramente riconducibili alla mano di Henrici, come hanno riconosciuto i periti della maison Beaussant Lefèvre.

La targa apposta nel 1973 in via della Mostra a Bolzano a ricordo del pittore di Schweidnitz

Nel catalogo dell’artista tedesco questi soggetti tipicamente rococò sono largamente presenti a partire dal magnifico ciclo di affreschi del salone di palazzo Menz a Bolzano, mentre tra le opere da cavalletto si devono ricordare almeno i due “concerti nell’harem” della Galleria Nazionale di Lubiana, datati 1786, la coppia di tele molto simili conservate al castello di Miramare a Trieste e la serie orientale del Museo Civico di Bolzano: quest’ultima, secondo la lettura offerta da Silvia Spada, sarebbe stata realizzata sulla scia della rappresentazione, avvenuta a Bolzano nel 1779, di un Singspiel di Joseph Friebert dal titolo Das Serail, che narra le disavventure di una nobile fanciulla europea rapita dai pirati e venduta come schiava al sultano. Il pensiero corre ovviamente al Ratto dal serraglio di Mozart, rappresentato per la prima volta a Vienna nel 1782, che costituisce il più noto dei tanti melodrammi dell’epoca ambientati in Turchia. In una delle due tele parigine compare l’autoritratto dell’artista, che si finge il ritrattista di corte del pascià: seduto al cavalletto al centro della composizione, sta eseguendo il ritratto della favorita tra le odalische e rivolge a noi lo sguardo, come per coinvolgerci nell’azione. L’immagine è chiaramente ispirata a un dipinto di Carle Van Loo, che Henrici poteva conoscere attraverso un’incisione di traduzione realizzata nel 1748 da Lépicié. L’altra scena raffigura un concertino di giovani dame e cavalieri in abiti cinquecenteschi, secondo un gusto neo-fiammingo riconducibile al magistero di Watteau, il creatore delle fêtes galantes. Questo genere pittorico fu ripreso da Henrici con originalità e felicemente combinato con quello delle turcherie, che era stato sviluppato a Venezia, con esiti spettacolari, dai fratelli Guardi.

Colpito da una grave malattia agli occhi, il pittore smise di dipingere nel 1799. Per i successivi vent’anni dovette convivere con la cecità e infine, dopo la morte della moglie, anche con la solitudine. Un destino crudele, che contrasta con la gioiosa frivolezza della sua pittura e che avvicina la sua vicenda umana a quella di una delle più grandi personalità dell’epoca rococò: Rosalba Carriera.

Carl Henrici, Il concerto galante, olio su tela. Già Parigi, Beaussant Lefèvre & associés
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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.