Cos’è la musica? Il respiro del mondo

Tamburi in lontananza, la notte che si avvicina, bestie fameliche misteriose che si aggirano tutt’attorno. Il brano comincia con una certa allegria, sembra l’intro ad un pezzo pieno di brio, come ce ne sono tanti nel jazz, ma dopo poche battute ecco che accade qualcosa. Un comando misterioso ed ecco che l’inquietudine scende, così come l’oscurità. Cos’è la musica e di cosa ci parla esattamente? Ce lo stavamo giusto domandando, quando lo stereo ha proposto “Equinox”, brano registrato nel 1964 dal John Coltrane Quartet. Cos’è la musica? Toh, ecco qua le risposte.

La musica ci parla di un posto. Quello da cui veniamo. Non un posto fisico. Anche, ma non solo. Di dimensioni qui ce ne sono a iosa. Il sax tenore di Coltrane qui narra una storia. Cerca di spiegare. Con calma e pazienza, come ogni buon insegnante dovrebbe fare. Solo che quel suono ricorda anche altro, tocca corde nascoste fuori e dentro dell’ascoltatore. Le bestie feroci là fuori si fanno sentire, il freddo dello sconfinato cosmo gela il sangue ed il pensiero. È questo dunque che significa “vivere”?

Di nuovo quei tamburi: da dove provengono esattamente? No, non sono il contrabbasso di Steve Davis e la batteria di Elvin Jones, loro sono solo i trasformatori, traducono a beneficio della verità. Perché la musica non la fanno i musicisti, esiste già da sé. Ma certo, la musica è un respiro, quello di chi attraverso lo strumento può inviare messaggi cifrati al mondo. Una finestra si apre sul passato, sul Mistero, il senso di tutto. Quanto è limitata le parola tanto è libero e anarchico il suono; e così maledettamente efficace per esprimere il noumeno, sì insomma, per dirci la verità.

Sì, c’è verso la fine quel breve a solo di McCoy Tyner al pianoforte che fa pensare ad una piccola evoluzione, al tentativo umano di etichettare, archiviare, spiegare. Ma inesorabili riprendono le tre-note-più-tre, ripetute ossessivamente, sopra lo stesso incessante tappeto ritmico. Ordito che scandisce il tempo di ogni esistenza, fin dall’inizio, da quando esseri scimmieschi restarono allibiti ai primi barlumi della coscienza, e da prima ancora, quando organismi unicellulari provarono a ribellarsi alla dittatura della materia. Ma il brano si conclude, come tutto nella vita. Una conclusione ampiamente prevista da tempo, da secoli, da milioni di anni che però sconcerta lo stesso. Come la morte. E ogni tentativo umano di penetrare l’insondabile fallisce.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.