Joan Didion: il new journalism ha perso la sua stella cometa

Joan Didion se n’è andata. La grande scrittrice americana, esponente con Tom Wolfe e Truman Capote del New Journalism degli anni ’60 e ’70, ma anche sceneggiatrice per Hollywood e romanziera, è morta il 23 dicembre nella sua casa di Manhattan. Aveva 87 anni ed era autrice, tra l’altro, del commovente memoir “L’Anno del Pensiero Magico”, ispirato dalla prima di due tragedie che l’avevano colpita nell’arco di due anni.

Figlia di Frank Reese Didion e Eduene Jerrett, Joan Didion è nata e cresciuta a Sacramento Ricorda di aver cominciato a scrivere sin dall’età di cinque anni, ma è solo alla pubblicazione del suo primo romanzo che dichiara di considerarsi una scrittrice. Dopo aver imparato a leggere, diviene assidua frequentatrice della biblioteca, chiedendo spesso dei permessi scritti a sua madre per poter prendere in prestito libri destinati agli adulti, specialmente biografie. Si è definita una “bambina timida, amante di libri”, che cercò di impegnarsi a superare la sua ansia sociale attraverso la recitazione e parlando in pubblico.

A New York, durante il periodo di lavoro a Vogue, Didion incontra John Gregory Dunne, suo futuro marito, che al tempo scriveva per Time. John Gregory Dunne era il fratello più giovane dello scrittore, uomo d’affari e presentatore televisivo Dominick Dunne. La coppia si sposò nel 1964 e si trasferì a Los Angeles poco dopo, con l’intenzione di rimanere solo per un breve periodo, ma la California divenne invece la loro casa per i successivi venti anni.

Due sono le tragedie che hanno colpito la scrittrice nell’arco di meno di due anni. il 30 dicembre 2003, mentre la loro figlia Quintana era ricoverata in stato comatoso presso il reparto di cura intensiva in seguito allo shock settico causatole da una polmonite, suo marito fu vittima di un fatale attacco di cuore durante una cena. Didion attese tre mesi prima di organizzare il funerale del marito, poiché voleva che sua figlia fosse in grado di partecipare al funerale del padre. Visitando Los Angeles dopo il funerale del padre, Quintana soffrì di un grave ematoma, per il quale dovette subire una lunga operazione chirurgica. Dopo essersi ripresa nel 2004, morì di pancreatite acuta il 26 agosto 2005, all’età di 39 anni. Didion scrisse di questa esperienza nel suo libro del 2011, Blue Nights.

Nel saggio “The White Album”, Didion racconta di una crisi nervosa vissuta nell’estate del 1968. Dopo una valutazione psichiatrica, le venne diagnosticato un attacco di vertigini e nausea. Successivamente, venne scoperto che era affetta da sclerosi multipla. Dal 1979 al 2004 Didion ha vissuto a Brentwood Park, in California, un tranquillo sobborgo residenziale di Los Angeles. Dal 2005 si è trasferita a New York, dove vive in un appartamento sulla East 71st Street. Alla sclerosi multipla si aggiunse poi la malattia di Parkinson, le cui complicazioni l’avrebbero condotta alla morte.

«Il centro non reggeva. Era un paese di avvisi di fallimento e annunci di aste pubbliche e comuni denunce di omicidi casuali e bambini smarriti e case abbandonate e vandali incapaci di scrivere bene persino le parole di quattro lettere scarabocchiate. Gli adolescenti andavano lacerati alla deriva da città a città, raschiando via tanto il passato che il futuro come serpenti che mutano la loro pelle, bambini a cui mai sono stati insegnati e che mai avrebbero imparato i giochi che avevano tenuto insieme la società».

Per Hollywood, in coppia con Dunne, la scrittrice aveva firmato sceneggiature per film come “The Panic in Needle Park” (il primo con Al Pacino in un ruolo da protagonista), del remake di “E’ Nata una Stella” con Barbra Streisand e di “True Confessions” con Robert De Niro e Robert Duvall, ma era stato quel saggio, incentrato sulla elaborazione di un lutto improvviso, che l’aveva resa famosa globalmente: scritto in appena 88 giorni (“era come se mi sedessi a piangere”, aveva detto una volta), era uscito nel 2005 diventando un immediato bestseller da oltre un milione di copie vendute. Il successo editoriale era stato pero’ turbato dalla morte di Quintana.

“Siamo profondamente tristi nell’annunciare la scomparsa di Joan Didion”, ha riferito l’editore Penguin Random House/Knopf.

Famosa per aver raccontato la scena della controcultura degli anni Sessanta nel libro di saggi “Slouching Towards Bethlehem”, la Didion aveva ricevuto nel 2013 la Medaglia per le Humanities in una cerimonia alla Casa Bianca durante la quale l’allora presidente Barack Obama l’aveva lodata come “una delle piu’ celebrate scrittrici della sua generazione”. Nei suoi molti lavori scritti in un pendolarismo “bicoastal” tra Manhattan e la California, Joan aveva cercato di fotografare la decadenza e l’ipocrisia dell’America: o meglio “di spiegare che quella visione dell’America alla Norman Rockwell era una conveniente illusione, ma che – aveva detto di lei il sociologo Martin Kaplan della University of Southern California – se guardi con attenzione, scopri che stiamo vivendo in un’epoca in cui paura, ansia, isolamento e solitudine sono diventate le regole del gioco”.

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