La parata più importante

Le luci gli abbagliavano la vista anche se ormai era totalmente abituato a quel contesto, quasi assuefatto. Aveva perso il conto di tutte le volte in cui si era trovato in quella situazione: centinaia se non migliaia. I cori dei tifosi, lo speaker che annunciava i nomi, le luci stroboscopiche che precedevano la loro entrata in campo: un rito che ormai era diventata normale routine, come il viaggio in macchina tra casa e ufficio per un qualsiasi impiegato. Anzi, era certo che era stato in contesti anche più emotivamente complessi di quello in cui si trovava ora: finali, partite tra dentro e fuori infuocate. Eppure W. si sentiva strano quel giorno, quella sera, a pochi minuti dal fischio d’inizio in una partita all’apparenza innocua. Non fu una cosa improvvisa ed immediata. Iniziò lentamente a sentire uno strano fastidio, non riconducibile direttamente ad un dolore. Aveva la pelle d’oca. Strano, pensò, cosa mai potrebbe essere? Forse si trattava del freddo causato dal vento particolarmente accentuato e pungente di quella sera. Non riuscì subito a definirla, all’inizio lo derubricò come un semplice fastidio dovuto all’emozione. Anche se questa tesi non resse a lungo: infatti non capiva bene a quale emozione potesse essere ricondotto. Tentò di rimanere il più possibile concentrato sulla partita in corso per evitare di essere travolto dalle emozioni che quei pensieri gli stavano portando. Con il passare dei minuti però il sintomo prese via via più spazio nei suoi pensieri: ora rimanere concentrato sulla partita era davvero difficile se non impossibile. W. iniziò ad avere paura. Possibile che gli stesse per succedere qualcosa di tanto brutto? Guardò il cronometro. Mancavano circa cinque minuti al termine del primo tempo. Avrebbe potuto aspettare, entrare negli spogliatoi e parlare con il medico, in modo tale da evitare di sospendere la partita ed allarmare tutti quanti, dalla stampa fino a sua moglie. Si era quasi messo in pace con sé stesso riguardo al piano da seguire quando l’ennesima fitta lo trafisse quasi un due, questa volta con una forza mai sentita. Doveva intervenire immediatamente, non aveva scelta. Si accasciò con le mani sulle ginocchia durante un calcio d’angolo della squadra avversaria. Subito fu circondato dai suoi compagni di squadra che, allarmati, provarono subito a capire la ragione di tale gesto. I telecronisti nel frattempo si accorsero di tale situazione: non essendoci stato uno scontro di gioco immaginarono si potesse trattare di una nausea o di giramento di testa. I compagni iniziarono a fare il segno di “cambio” alla panchina. Con le attenzioni di tutti attorno W. si sentì ancora più spaventato: quando il medico gli prese la faccia tra le mani lui si abbandonò alle lacrime. Si avviarono verso gli spogliatoi, sia compagni che avversari gli si avvicinarono a scambiargli un segno di affetto ed incoraggiamento, il pubblico si era unito con un lungo applauso. Ma W. aveva paura, adesso era terrorizzato. Temeva quasi di poter dover addio non solo al calcio, ma anche a qualcosa di un po’ più importante. Pensò al sorriso di suo figlio, allo sguardo di sua moglie, ed ebbe ancora più paura. Usci dal campo che ormai faticava a respirare, la calma di tutto quasi lo faceva arrabbiare. Perché sono tutti così calmi? Come ci riescono? Solamente dopo che il dottore disse di non preoccuparsi a seguito dell’elettrocardiogramma W. iniziò a calmarsi. Eppure sentiva dentro che qualcosa si era rotto, che la sua vita da quel momento sarebbe stata diversa. aveva provato, anche se solo per qualche secondo, cosa doveva voler dire addio a quanto costruito in tutti quegli anni di vita. Aveva visto l’abisso, e ora ogni aspetto della sua vita sarebbe stato influenzato da quella visione. Nel bene e nel male.

Tra un tempo e l’altro

Durante la partita di Europa League tra Juventus e Sporting Lisbona, il portiere polacco della Juventus, Wojciech Szczesny, è costretto a lasciare il campo a seguito di una fitta al petto. In seguito gli esami stabiliranno che non ci è stato alcun problema relativo al cuore.

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Pubblicato da Fabio Loperfido

Nato allo scadere del millennio, Fabio è uno studente errante che ancora non ha ben chiaro cosa potrebbe volere il mondo da uno come lui. Nel mentre prova ad offrire ciò che vede con i suoi occhi tramite una sua lettura, con la speranza che il suo punto di vista possa essere d'aiuto a qualcuno martellato dai suoi stessi interrogativi.