
Lucia è la secondogenita, quella a cui pare che il Presidente sia più legato. Già da un po’ di tempo in famiglia ci si è accorti che Lucia ha “qualcosa che non va”: è nervosa, irrequieta, molto taciturna… Così il padre, una ventosa mattina di marzo del 1947, decide di rompere gli indugi, fermando l’auto ministeriale al Gianicolo, proponendo una passeggiata alla ragazza che, stimolata dall’intimità, a quel punto, parla. Come un fiume in piena, glielo dice: andrà in convento. Lui si sente mancare le gambe, come un pugile sorpreso da un colpo proibito.
Alcide De Gasperi è un uomo di Fede. Di quella Fede semplice e forte che viene dalle borgate trentine, una Fede che abbraccia tutta l’esistenza, dalla culla alla tomba. Eppure, la scelta di quella giovane figlia lo fa vacillare. È in quel momento che matura frasi come: “Possiamo spiegarci la nostra Fede solo fino ad un certo punto”.
Andrà in clausura Lucia. Lui, sua madre, le sue tre sorelle non la vedranno quasi più. Eppure Alcide intesserà con lei tutta una fitta corrispondenza fatta di lettere, bigliettini, missive. Sarà proprio a Lucia che lui chiederà la “chiave” per aprire la porta dell’angoscia nei momenti più difficili del suo operato (a settembre, proprio di quell’anno, sul muro di fronte alla loro casa compare la scritta A morte De Gasperi). E lei risponderà sempre. E i consigli, le parole buone, le citazioni avranno come una lontana eco nei discorsi di quegli anni del Presidente del Consiglio.
Lucia morirà a soli 41 anni, nel 1966.