La scrittura: summa del sistema Arte

La scrittura ha un fascino del tutto particolare. Innanzitutto la percezione della sua bellezza è un fattore soggettivo: l’incontro con la parola stesa su di una superficie – non solo carta, ma anche il corpo, il legno, ecc. – può incantare soltanto per sé stessa, per i suoi arabeschi, le sue “a” che diventano cerchi e le “t” torri di un castello immaginario e le “p” navi in balia dei marosi. La scrittura è arte, vero e proprio mondo plastico che si staglia nei contrasti tra il fondo e il rilievo, materializzazione visibile delle parole e dei pensieri, dei desideri e dei sogni. Arte nobile così come nobile è lo scriba che ancor oggi s’incontra seduto lungo le scalinate del quartiere Gitano del Sacromonte, sulla collina di Valparaiso a Granada: per pochi spiccioli il calligrafo maghrebino scrive il tuo nome in caratteri arabi su di una pagina che richiama il tappeto persiano: prima ti fa scandire le lettere che compongono il tuo nome, poi, lentamente, fa danzare il pennello sulla carta in una sorta di concerto nel quale il piacere traspare ad ogni movimento. Vedere il pennello che si apre creando macchia, per poi restringersi nei particolari realizzando istmi e unendo isole altrimenti isolate, è un piacere da assaporare. Il gesto non tende a isolare i segni ma a integrarli in un ritmo continuo, senza tuttavia livellarne le forme indistinte. 

La stesura di un semplice nome implica qui – come al Cairo o nelle sinagoghe di Safed o ancor più in là nelle terre induiste e buddiste, luoghi in cui la scrittura è ancora specchio del microcosmo e del macrocosmo (luoghi un tempo vivificati dagli amanuensi degli scriptoria) – un rituale che coinvolge la mente e il corpo. Le linee sono paragonabili alla trama di un tessuto. Il simbolismo della scrittura si apparenta infatti a quello della tessitura e si riferisce anch’esso alla croce degli assi cosmici. Come nella tessitura, il movimento orizzontale della scrittura – che difatti è ondulato – corrisponde alla dimensione del divenire e del cambiamento, mentre il verticale rappresenta la dimensione dell’Essenza o delle essenze immutabili. Qui, sul foglio, sulla pelle – pensiamo ai riti sciamanici di invocazione scritti sul corpo, ai tatuaggi orientali, al segno gestaltico che disvela il carattere, ecc. – si uniscono segno, decorazione, arabesco, bestiario, racconto. Le lettere sono come le foglie dell’albero, e nello stesso modo in cui le foglie si uniscono ai rami e infine al tronco, così le lettere si uniscono alle parole, alle frasi e infine alla verità totale e unica. Meglio se le lettere sono scritte con il pennello, la penna classica, il pennino, la stilografica o la matita: possiamo ammirare il segno che s’ingrossa o diminuisce a seconda del suono e del valore della parola. L’inchiostro dai vari colori si fa complice del ritmo cosmico con le sue fasi alternanti e complementari di evoluzione e involuzione, espansione e contrazione. Per tutto questo ritengo l’arte calligrafica la summa del sistema Arte. Da “Conan il Barbaro” a Farhad Moshiri la scrittura ci permette di effettuare un viaggio attraverso i generi dove la scrittura diventa arte, con i suoi risvolti simbolici del “tener lontano”, propiziare la fortuna, scacciare il Male, mangiare le parole.

Che sia su carta, sul corpo, sulla tela, per terra, incisa o dipinta, scolpita o sognata, la scrittura è un codice visivo e linguistico che entra in simbiosi con l’artista-poeta.

La scrittura come esplorazione di geografie e luoghi anomali, di territori comuni o perversi, di immaginazioni diventate realtà e realtà diventate grafemi e segni. Corpi viventi, scritture per viaggi sciamanici, magie che disvelano relazioni: le culture orientali e occidentali trovano qui la loro unione.

Il corpo-carta e la carta-corpo come supporto di molteplici segnaletiche, un nuovo alfabeto. L’epidermide scritta o dipinta può divenire pratica erotica e ricerca interiore. Il rapporto di corpo-scrittura nasce nella tradizione calligrafica orientale, nella quale il gesto dello scrivere diventa estensione di sé e incontro. 

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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com