Poesia e AI? Ci vuole una coscienza e occorre conoscere il dolore

L’intelligenza artificiale (AI) è un sistema progettato per eseguire compiti specifici in base alle istruzioni che gli sono state fornite. Anche se l’AI può simulare alcuni aspetti della creatività umana, come la generazione di testo o immagini, non ha la stessa capacità umana di creare e apprezzare, per esempio, la poesia. Forse perché l’ispirazione e la stessa necessità della poesia risiedono nei luoghi più protetti e sconosciuti della nostra anima che attraverso la scrittura diventano universali e raccontano, analizzano, accompagnano l’esperienza umana.

La poesia coinvolge l’uso delle parole in modo non solo funzionale, ma soprattutto estetico ed emotivo. Richiede una comprensione profonda delle sfumature del linguaggio e della cultura. La poesia richiede anche un livello di empatia e intuizione emotiva che l’AI non può replicare in modo completo.

Nel saggio “Calcolatori e intelligenza” di Alan Turing si propone un test per affrontare la domanda se le macchine siano in grado di pensare. Mettiamo di far conversare una macchina ed un uomo (l’uomo non può vedere la macchina, naturalmente): c’è una macchina capace di ingannare l’uomo, facendogli credere di star conversando con un altro uomo (o donna)? Una questione importante è proposta dallo stesso Turing: il test è troppo sfavorevole alla macchina: “Non potrebbe darsi che le macchine si comportino in una maniera che non può non essere descritta come pensiero, ma che è molto differente da quanto fa un essere umano?” Il volo degli aerei è cosa assai diversa dal volo degli uccelli, ma a nessuno verrebbe in mente, oggi, di dire che “volare”, in senso stretto, è solo ciò che fanno gli uccelli. Allo stesso modo, io credo, quando avremo a disposizione una tecnologia un po’ superiore, ci abitueremo a dire che i calcolatori pensano, senza preoccuparci troppo che siano capaci di ingannare un interlocutore ignaro.

Alan Turing (1912-1954)

L’AI può imparare a riconoscere schemi di rima e metrica, ma non ha la stessa sensibilità per il significato sottile delle parole e delle frasi e per il loro impatto emotivo. Questo è dovuto al fatto che l’AI non possiede una vera e propria consapevolezza e una connessione emotiva con il mondo che lo circonda.

Che cos’è che distingue allora un’operazione cosciente dalla stessa operazione compiuta con procedimento automatico? E come mai, appena introduciamo nel discorso la parola “coscienza”, tutto sembra diventare inafferrabile? Se è vero che la coscienza è il connotato più ovvio e insieme più misterioso della nostra mente, la ricerca in questa direzione si muove ancora a tentoni. E se oltre alla coscienza, per permettere ad una macchina di sentire e produrre vera poesia, fosse necessario insegnarle il dolore? Se fosse questo, più di tutti gli altri sentimenti umani a consentire di esprimere visceralmente visioni e vissuti in maniera autentica invece che una banale replica o semplice imitazione?

In sintesi, l’AI potrebbe essere in grado di imitare alcuni aspetti della poesia, ma non potrà mai raggiungere la profondità e l’intensità esistenziale dell’esperienza umana della poesia.

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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com