Qualcosa di travolgente

Può capitare che un ragazzo di dieci anni, nato a Genova, in una città certificata cultura marinara si trovi a vivere in Trentino Alto Alto Adige e rimanga folgorato da una passione inusuale per un ragazzino: la rete delle funivie che avvolgono i monti. Sì, il reticolo di cavi, di stazioni di partenza ed arrivo, di postazioni intermedie e sistemi che sono in continua evoluzione, per migliorare la portata, il comfort e la sicurezza. Sciare d’inverno in Trentino Alto Adige è passione diffusa, ogni ragazzo appena vede i primi fiocchi di neve vuol farsi trovare pronto, con la famiglia o con il proprio sci club, vuol affrontare una stagione di sci ai piedi. Discese ed avventure su ogni tipo di pista e con ogni tipo di attrezzo per rendere piacevole il rapporto con una montagna sempre più parco dei divertimenti. Sono passati anni dal tempo dei pionieri di questo sport ma nelle nostre case, sugli album di famiglia, non è raro poter scorrere la storia dello sci, dall’abbigliamento, agli sci in legno, allo stile e alle prime rudimentali funivie o più precisamente cavi da traino per risalire il pendio ed accumulare forza di gravità per godersi poi, il piacere di scendere e via via disegnare sulla neve tracce di svolazzante piacere. 

Funivie, nel bene, come pure nel male, le nostre montagne sono state valorizzate e rese vittime di questo sistema invase da cavi d’acciaio che hanno facilitato il collegamento con le cime più suggestive, a volte sacre, con il fondovalle, ma non solo. Ormai ogni stazione sciistica è dotata di una vasta ragnatela di cavi volanti, che chiamano caroselli, per portare in quota e per collegare poi, le varie aree dedicate allo sci e rendere questo sport, una attività di massa. Lo sci, non più uno sport per pionieri, ma per montanari testati, che risalivano il pendio con pelli di foca o trinati da cavalli, come si fa ancor ora per puro gusto e piacere. Il panorama delle funivie, sciovie, ski-lift, seggiovie, bidonvie, ovetti o cabine mobili è infinito, ogni anno si rinnovano per assicurare funzionalità. 

Ecco, ora, dopo questa lunga premessa vi stupirò se vi dico che Simone, un ragazzo genovese, giunto da giovanissimo ad Appiano in Alto Adige, ed ora abitante a Trento, arrivato alla  stazione sciistica di Obereggen, invece di lanciarsi sul pendio per gustarsi le piacevoli pennellate sulla neve, rimaneva lì incantato a guardare dall’alto gli arrivi e il dedalo di linee, stazioni, postazioni e sincronie di scambio: la vasta gamma di sistemi di trasporto Era meravigliato per come tutti gli impianti che riusciva a vedere fossero armonicamente sincronizzati, come uno spartito per orchestra. Un sistema che come primario scopo deve far prendere quota ed energia gravitazionale ad una massa di variopinti sciatori. Ecco, Simone, 10 anni, genovese di nascita, avviato dal babbo allo sci, ha scoperto così la sua passione per le funivie, una folgorazione, accorgendosi che il suo cuore e tutti i suoi pensieri erano più attratti da tutto quanto costituiva il sistema funiviario che non dallo sci. Anche da piccoli, non vi è dubbio, si può prenderne atto che ci si può appassionare a qualcosa…Simone è già un appassionato di musica, ed è già un bravo studente, ma quel giorno capì che per lui lo sci era divenuto solo un pretesto per salire e per provare a conoscere meglio le funivie. Ovviamente lo confidò ai genitori che avevano notato come Simone fosse più interessato ai loghi delle ditte degli impianti e alle caratteristiche tecniche che al nome o alla classificazione delle piste. Fu così che un giorno strappò una promessa: portarlo a visitare questa azienda, “Doppelmaier”. Simone, come tutti i ragazzi, sa che con un indirizzo mail e due righe di presentazione e una educata spiegazione d’interesse, una ditta seria non può che essere stupita e lusingata se poi il richiedente ha dieci anni e porta con se il sogno di conoscere una sala parto ove nascono le funivie. Detto e fatto. Il 28 luglio 2022, Paolo Sutto responsabile marketing della “Doppelmaier” lo invitò a Lana per visitare gli stabilimenti. 

Come tutti i ragazzi anche Simone ha il suo nido notturno, la stanzetta ove ognuno appende il manifesto del cantante preferito o della squadra di calcio, ma Simone pur se bravissimo musicista preferisce foto e libri di impianti funiviari, e costruire con i lego cabine e stazioni per raggiungere gli scaffali, girare per la stanza sopra il letto, avere sempre un’amica funivia che ti stimoli il pensiero e concili il sonno, su ciò che ormai – mi ha confidato – possa anche essere il suo futuro lavoro. “Mi piaceva l’idea di fare il medico, poi pensavo alla musica e alle orchestre, ma dopo quella visita sogno di avere un futuro nel campo delle funivie. Destino, forse a Genova la contaminazione lo avrebbe indotto alla navigazione, all’l’ingegneria navale, nel Primiero, luogo natale di Luigi Negrelli a quella ferroviaria, e, alla mia domanda se fosse nato fra le dune del deserto senza montagne, mi stupì dicendomi che forse si potevano “sostituire i cammelli con delle cabine orizzontali che attraversano il Sahara”. Non male come idea, è certamente in linea con il mercato della domanda di movimento attualizzata. Debbo confessare che Simone lo ho conosciuto di recente, compagno di classe di mio nipote, e in occasione di una sua festa, ebbi modo di chiedergli quale fosse il regalo più gradito. La risposta? Un libro sulla storia delle funivie o una visita a qualche laboratorio ove studiano funi o sistemi di collaudo, qualche nuova fabbrica di funivie o qualche museo. Ho optato per un libro, ma ho capito che Simone ha le idee chiare per il suo futuro. Al mondo del trasporto funiviario potrà solo giovare se nascono simili passioni giovanili: idee fresche, originali, tipo utilizzare veicoli sospesi non solo per le montagne, ma anche all’Expo di Siviglia o in aree metropolitane di vaste città. Un giorno forse si potrà attraversare il deserto in comode cabine climatizzate e così come il montanaro Negrelli tagliò l’Africa dall’Asia col canale di Suez, Simone farà riposare i cammelli per collegare l’ Africa centrale con la sua sponda mediterranea. Sono sogni di ragazzi, sì, ma guai a sottovalutarli, e sono certo che quella stanzetta divenuta laboratorio di sogni funiviari, potrebbe divenire, in una era di startup, un incubatore di geniali passioni.

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Pubblicato da Pier Dal Ri

Pier dal Rì (1949), già dirigente della Provincia autonoma di Trento, dove ha operato in molti campi e dirigente del servizio trasporti, dello sport e del servizio ripristino e valorizzazione ambientale. Ha avviato la rete delle piste ciclabili e tutti i servizi di supporto (bici grill, aree di sosta) e manutenzione costante con l’impiego di personale in mobilità. Ha collaborato con il giornale “Alto Adige” e poi con il “Trentino”, con lo pseudonimo “erpi” curando la rubrica “graffiti”. Suoi contributi son apparsi su varie riviste e testate per commentare temi di costume ed attualità. Da pensionato fa il coltivatore diretto, curando i propri vigneti a Mezzocorona dove é nato, cresciuto e si è formato, fino al trasferimento a Milano per frequentare e ottenere la laurea in architettura.