Sulle ali della leggerezza

Alleggerire. Verbo transitivo [derivato di leggero] (io alleggerisco, tu alleggerisci, ecc.). Rendere leggero o più leggero: alleggerire un carico, un peso; alleggerire la fatica, alleviarla, renderla meno pesante. Questa è la prima definizione che il dizionario Treccani dà del verbo “alleggerire”. Un verbo che arriva dall’aggettivo “leggero” e che rimanda alla “leggerezza”. “Leggerezza” è anche la prima delle “Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio”, libro di Italo Calvino che propone i sei discorsi che il letterato italiano tenne all’Università di Harvard durante l’anno accademico 1985-86 e che fu pubblicato postumo, nel 1988.

Massimo Rizzante

«Italo Calvino sceglie sei temi che considera valori – spiega Massimo Rizzante, professore ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento – e non è un caso che “Leggerezza” sia il primo, perchè per Calvino era il più importante». Calvino tratta la leggerezza in relazione alla scrittura, iniziando con il mito di Perseo, ricordato per essere riuscito nella grande impresa dell’uccisione della Gorgone Medusa, raggiunta grazie a sandali alati: «Questo è molto significativo – prosegue Rizzante – perché la Medusa, se viene guardata negli occhi, trasforma in pietra chi ha di fronte, immobilizzandolo e rendendolo pesante. Perseo dunque per vedere la testa e tagliarla utilizza il riflesso dello scudo, guardandola quindi in modo indiretto».

Mettere in campo una strategia: qualcuno lo chiama pensiero laterale o capacità di problem solving o, ancora, creatività. Tutte virtù che servono a uscire da situazioni difficili, faticose, rendendole meno pesanti, più leggere. «Per Calvino – continua a spiegare Rizzante – lo scudo di Perseo, il modo di trovare la soluzione alternativa, è la letteratura stessa, uno strumento che l’uomo ha da sempre e che, ogni volta che la vita gli offre situazioni in cui può sentirsi immobile, gli permette di volare».
La letteratura per Italo Calvino non solo doveva essere leggera – «Calvino ha una scrittura leggera e rapida», commenta il professore – ma è il modo attraverso il quale è possibile salvarsi dalla pesantezza della vita. Durante il 2020, anno segnato da lunghi periodi di lockdown a causa della pandemia, secondo i dati diffusi dall’Associazione italiana editori l’anno successivo, il mercato del libro ha avuto un aumento del 2,4%: «Nel caso della pandemia – prosegue Rizzante – il modello è quello del “Decameron” di Giovanni Boccaccio: in una Firenze in ginocchio per la peste, dieci novellatori se ne vanno dalla città e si raccontano storie. I tempi sono cambiati, ma in un’epoca pandemica, anche noi prendiamo le distanze e leggiamo e raccontiamo storie. Quando la realtà è terribile e l’informazione è asfissiante, la letteratura esorcizza il qui e ora e ci aiuta a vedere che la realtà non è solo quella della peste». Ancora una volta, come affermava Calvino, la letteratura alleggerisce.VIl Decameron di Boccaccio suggerisce anche un altro antidoto alla paura e alla pesantezza: la relazione.

Serena Valorzi è psicologa e psicoterapeuta e nella sua vita professionale affronta con le persone percorsi terapeutici sia individuali che di coppia: «Quando siamo avvolti da preoccupazioni, quando la situazione che viviamo è tragica o quando le nostre “catastrofizzazioni” ci fanno vedere tutto nero – spiega Valorzi – tendiamo a rimuginare e ci sentiamo appesantiti: la sensazione che ci attraversa è proprio quella di un peso sul cuore e sulle spalle». Anche questa, dunque, sembra essere una questione di peso: «Sento che i miei pazienti attribuiscono un significato positivo alla parola leggerezza – prosegue la dottoressa – opposto al peso, alla fatica, all’ansia, alla tristezza, all’affanno delle cose da fare». Attraversiamo un momento di ansie collettive: la guerra, i problemi economici, la repressione violenta di spinte democratiche ed egualitarie, la crisi climatica sembrano non far apparire il mondo un luogo per noi accogliente, ma proprio il fatto di essere insieme rappresenta secondo Serena Valorzi un punto su cui insistere, di cui rendersi il più possibile consapevoli, a cui affidare il peso che, se suddiviso, risulta meno gravoso: «Sentendoci connessi agli altri esseri viventi, non solo gli esseri umani, la nostra esistenza diventa subito più leggera. La compassione, non intesa come pena ma come consapevolezza di un vissuto comune, è uno strumento potente per sentirsi meglio e le sensazioni che proviamo sono di calore, benessere e leggerezza appunto.

Serena Valorzi

L’assunto da cui partire – afferma Valorzi – è che nessuno di noi ha scelto di venire al mondo, né ha scelto la famiglia, il Paese, l’emisfero in cui venire al mondo. Ognuno di noi porta con sé i suoi pesi ma più ci sentiamo soli, più diventiamo aggressivi. Se invece ci sentiamo parte di un sistema più ampio, se riusciamo a essere empatici, vivremo con più serenità e reagiremo anche all’aggressività degli altri con meno personalizzazione, senza sentirci bersaglio di nessuno». Anche l’età cambia le motivazioni per cui ci sentiamo oppressi: «Lavorando nelle scuole – continua Valorzi – mi rendo conto che i più giovani sono appesantiti dalle aspettative che la famiglia ha su di loro, hanno un’ansia sul futuro. Anche in questo caso condividere il più possibile è d’aiuto, capiscono che si tratta di una fase della vita comune a molte persone alla loro età. Sono da evitare invece tutti gli atteggiamenti dipendenti, che emergono in questi momenti. I giovanissimi spesso cercano leggerezza nei videogiochi, nei social media, nelle serie tv. Ma in questo caso si attivano invece i meccanismi tipici delle dipendenze: sembrano additivi che alleggeriscono ma l’effetto è invece quello opposto». Punti di vista diversi – quello letterario e quello psicologico – ma che sembrano concordi nel sostenere il valore della leggerezza, senza offrire soluzioni semplici o ricette per la felicità. Altrettanto affermano con determinazione che, a qualsiasi età, salvarsi dalla pesantezza della vita significa riconoscersi simili agli altri, sviluppare relazioni di fiducia nei confronti del mondo, sentire di appartenere a qualcosa di più grande attraverso la condivisione di storie.
E allora quali sono le storie che oggi possono farci sentire meno soli facendoci guardare le difficoltà che attraversiamo attraverso lo scudo di Perseo? «Consiglierei quelli che sono ormai due classici del romanzo – conclude Massimo Rizzante: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera e “Tutti i nomi” di José Saramago. Trovo siano delle ottime letture per qualsiasi periodo della vita». 

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Ma di cosa hanno paura gli italiani, al giorno d’oggi?

In un sondaggio realizzato da Ipsos (a cura di Lucio Formigoni) per il Corriere della Sera, un campione di italiani è stato invitato a rispondere ad una serie di domande. Sono state toccate diverse tematiche, dalle priorità dell’Italia e del proprio territorio in questo momento, passando dal conflitto in Ucraina, per la pandemia ed infine riguardo l’andamento economico con la forte inflazione attualmente in atto. Per quanto riguarda le priorità degli Italiani, in testa spiccano con l’84% delle risposte il lavoro e l’economia, sia per quanto riguarda il contesto nazionale che quello territoriale. A seguire, a livello nazionale, il Welfare e l’assistenza, in netto aumento rispetto ai dati rilevati un anno fa, con un aumento dal 24 al 55%. Da notare come sia quasi quadruplicato negli ultimi 5 anni l’interesse per le tematiche ambientali, passando da un misero 6 fino ad un ben più solido 22%. Per quanto riguarda invece l’andamento della situazione economica, è curioso notare come si invertano le stime a seconda dell’orizzonte temporale. Infatti, parlando dei prossimi 6 mesi la maggioranza degli individui intervistati è pessimista, mentre per quanto riguarda i prossimi 3 anni la tendenza si inverte con la maggioranza che si auspica un cambiamento positivo. Per quanto concerne la preoccupazione dovuta all’inflazione nel proprio nucleo familiare, invece, la situazione è rimasta pressoché invariata rispetto ai due semestri precedenti in cui è stata svolta l’indagine, evidenziando un forte clima di paura e apprensione. Rispetto al conflitto in Ucraina, la maggioranza si dichiara preoccupata, a segnale di una situazione che, con l’evidenza dei dati, non viene percepita poi tanto lontana. L’aspetto più preoccupante riguardo al conflitto risultano essere le potenziali conseguenze economiche, che si traducono principalmente in rincari di beni e servizi e in rischi riguardo ai risparmi. Paura che si traduce soprattutto nell’eterogeneità nelle risposte quando, agli intervistati viene chiesto se si trovano d’accordo con le sanzioni nei confronti della Russia, con tutte le possibili conseguenze economiche soprariportate. Al contempo, quando viene chiesto di prendere uno schieramento all’interno del conflitto, sempre più persone, con il passare del tempo, hanno iniziato a dichiararsi neutrali piuttosto che a fianco dell’Ucraina. E per quanto riguarda la pandemia, invece? È solo un vecchio ricordo oppure è un qualcosa di ancora molto presente nella vita e nella mente degli italiani? Le statistiche riportate affermano che con il passare dei mesi il rischio viene percepito sempre più come meno importante. Il 61% degli intervistati, infatti, ritiene che ormai il peggio sia passato, mentre il 41% ritiene che la minaccia da Covid-19 in questo momento risulti abbastanza limitata. Concludendo, si può notare come gli italiani siano sempre più spaventati dall’andamento economico viziato da un’inflazione sempre più marcata. Se nel 2021 sembrava poterci essere un ritorno ad un clima di speranza, con l’inizio della guerra in Ucraina è innegabile come si sia tornati ad un sentimento guardingo, timoroso del presente e con sempre meno fiducia nel futuro, proprio come durante l’apice dello stato di emergenza legato alla pandemia.

Fabio Loperfido

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Pubblicato da Susanna Caldonazzi

Laureata in comunicazione e iscritta all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige dal 2008, inizia la sua esperienza professionale nella redazione di Radio Dolomiti. Collabora con quotidiani, agenzie di stampa, giornali on line, scrive per la televisione e si dedica all'attività di ufficio stampa e comunicazione in ambito culturale. Attualmente è responsabile comunicazione e ufficio stampa di Oriente Occidente, collabora come ufficio stampa con alcune compagnie, oltre a continuare l'attività di giornalista free lance scrivendo per lo più di di cultura e spettacolo. Di cultura si mangia, ma il vero amore è la pasticceria.