Una cosa che rasserenava Charles Bukoswki era spiare i litigi nelle case degli altri. Questione di gusti, certo. Una cosa che rasserena me è leggere un buon libro. A proposito: cosa si intende per “buon” libro? Beh, proprio questo: buono. Il contrario di cattivo. Riconoscersi tra le pagine. Rispecchiarsi in ciò che i personaggi fanno, pensano o che la scrittrice pensa riguardo a quanto i personaggi fanno o pensano.
In “Adesso che sei qui” (Guanda, pag. 265, Euro 18), Mariapia Veladiano affronta il tema della demenza senile. Una malattia che, come tutte le patologie, puoi affrontare in due modi. O controvento – e allora ti fai venire il mal di stomaco per niente – oppure quel vento decidi di assecondarlo e di riderci su se ad un certo punto ti porta via il cappello. (“Siamo intessuti di fragilità eppure ce ne lasciamo sorprendere – pensa Andreina, la protagonista. – E questo è incomprensibile”.)
È proprio la seconda strada quella da lei scelta; lei che, pur avendo già marito, figli e un lavoro da insegnante a mangiarle le giornate, decide di assistere la pittoresca zia Camilla. Vedova, istrionica, eccentrica, donna che vede la realtà accendersi e spegnersi, come una lampadina che sta per fulminarsi; che guarda le cose e le persone “da una galassia lontana e per lei spaventosa”.
Il signor Alzheimer è arrivato, ma non è il terribile Woland de “Il maestro e Margherita”, anche perché qui c’è Andreina ad addolcire tutto e a trasformare quegli ultimi mesi – anche grazie all’aiuto di amiche, infermiere empatiche, badanti venute da lontano – in un tempo buono. Vivere la vita con consapevolezza dona a quest’ultima un senso. E rasserena l’animo. Proprio come quando si legge un buon libro. Come questo, ad esempio.