(0) Una moltitudine di solitudini

L’Airbus A330 dell’Air Canada contiene all’incirca trecento passeggeri. È un velivolo progettato per spostare corpi e bagagli in uno spazio esterno a circa 11mila metri di altezza, ad una velocità di crociera di circa 850 chilometri orari.

Quest’oggi trasporta anche me alla volta di Montreal, uno scalo intermedio in direzione di Toronto, nell’ambito del viaggio di chi già sa chi sta seguendo questo mio diario quotidiano. Immerso nella mia idea di utilizzare questi giorni per incontrare persone e scambiare idee, mentre eravamo giusto nel mezzo dell’oceano Atlantico, alzandomi dallo scomodo posticciuolo per sgranchirmi un po’, mi è capitato di dare uno sguardo panoramico alla capace cabina dell’aeromobile. Una porzione conica delle teste dei passeggeri spuntava appena da ogni modernissimo sedile, ognuno dotato di un modernissimo touch-screen, anzi diciamo piuttosto una vera e propria smart tv che mette a disposizione  del viaggiatore il meglio dell’attuale offerta multimediale: musica, serie tv, giochi di ogni tipo e, naturalmente anche la pubblicità. Un passeggero, un sedile, uno schermo. E da ogni schermo saltavano fuori sparatorie, baci appassionati, danze sfrenate, giochi di abilità. Decine e decine di situazioni completamente slegate l’una dall’altra impegnate in una schizofrenica danza. Visti così, da lontano, tutti assieme c’era di che rimbambirsi.

Un paesaggio che ho trovato lì per lì spettrale e cercherò di spiegarvi brevemente il perché. Per quale motivo cioè vi ho percepito qualcosa di negativo. Di più, posso dire che si è trattato di una specie di illuminazione, la visione di uno dei possibili futuri dell’umanità. Un emblematico, diabolico affresco anticipatore. Sì, non ridete! Un oscuro avvenire in cui senza alcun tipo di forzatura né costrizione ognuno, con la scusa dell’intrattenimento da fruire, accetta questa parvenza di benefit che la compagnia aerea mette gentilmente a disposizione e se ne sta impalato davanti al piccolo schermo come davanti ad una minuscola realtà alternativa. Che c’è di male?, potrebbe domandare qualcuno. Niente! Con quel che costa il biglietto…

Se non fosse che una situazione di questo genere – così maledettamente orwelliana – annichilisce ogni possibilità di rapporto umano, dialogo, scambio.

Accanto a me viaggiavano cittadini di ogni dove, che avrebbero potuto regalare racconti avvincenti, narrare del proprio Paese, della propria vita, del proprio lavoro. Ed invece per le sette ore e passa del volo ce ne siamo rimasti tutti muti e fermi, come zombies, davanti ai pixel del nostro controllore personale.

Ecco come l’aeroplano, il mezzo di trasporto che fino a qualche tempo fa era un vero e proprio sinonimo di libertà e di evasione può trasformarsi in prigione volante fatta di immagini, una galera che trasporta solitudini da un posto all’altro del pianeta senza mutarle di una virgola. Da mezzo di trasporto ultraveloce e sicuro l’Airbus dell’Air Canada quest’oggi si è fatto tempio profano in cui si è professata l’incomunicabilità.

Non è certo il migliore degli esordi per un’esperienza in cui mi aspetto di “parlare” con le persone, ascoltare, interagire con i miei simili. È esattamente quello che mi propongo da sempre, e quel che da sempre voglio scongiurare. Il senso che ho assegnato al mio scrivere: voglio indagare l’umano, non officiarne le esequie.

PS: Insomma, qui Montreal, in attesa del volo per Toronto. Alla dogana mi hanno controllato tutto il controllabile. Crispio, che ansia…

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.