Diego Andreatta: territorio, Fede e giornalismo

1985. Con papa Francesco all’udienza dei settimanali cattolici

Questa volta parliamo di un collega giornalista, il direttore di “Vita Trentina” Diego Andreatta, un trentino di Trento doc. Diego è nato nel 1962 in Vicolo del Nuoto, nei pressi del Seminario Minore, e anche dell’Oratorio del Duomo (l’imprinting cattolico non potrebbe essere più ravvicinato). Suo padre Albino era commesso d´abbigliamento, sua madre Valeria casalinga. Lui è il terzo di tre fratelli maschi. Alessandro, che diverrà professore di Lettere nonché Sindaco di Trento per più di due legislature, e Marco, insegnante elementare. Sposato con Chiara Bonvicini, ha cinque figli: una femmina e quattro maschi, dai 32 ai 22 anni, e un nipotino, Tommaso, di 5 anni; in piú un cane e due gatti rivali.

“Allora, Diego, racconta: che ragazzo eri ?”, gli chiedo.

”Un ragazzo socievole e curioso. Molto legato ai fratelli maggiori, Alessandro, di cinque anni maggiore e Marco, di quattro. Facevo la raccolta dei fumetti di Topolino e di Black Macigno, delle figurine della Panini, leggevo i libri che parlavano della vecchia Trento. Ho giocato a lungo al calcio. A scuola avevo la media del 7, 8 in italiano. Ero attivo nel ”Circolo Erre” che si occupava di cineforum, discussione di programmi televisi, di giornalismo:  realizzavamo un giornalino ciclostilato, Noi e voi, in una settantina di copie (su cui ho scritto le mie prime cose). Ho giocato a lungo nell’Unione Sportiva Invicta Duomo che quest’anno compie i settant’anni e gioca in Seconda Categoria: ne sono stato anche allenatore e da 7 anni ne sono presidente. Ho frequentato il Liceo Classico “Prati” e ricordo in particolare i professori Floriana Tagliapietra di Italiano e Marco Morelli di Filosofia. Feci la maturità nel 1981, quindi studiai comunicazione sociale al “Rezzara” di Vicenza, laurea in Sociologia con il professor Franco Demarchi sulla modernizzazione del Nordest…”.

2001. Con Chiara Lubich

1988. A Rovigo al seguito di don Vittorio Cristelli, intervista al neoeletto vescovo Giovanni Maria Sartori

Diego Andreatta ha cominciato a lavorare come giornalista con don Agostino Valentini nei programmi radio e Tv della diocesi di Trento; dal 1985 lavora in redazione al settimanale “Vita Trentina”, sotto la direzione di don Vittorio Cristelli. Professionista dal 1987, è stato al fianco dei direttori Valentini, Maffeis (ora vescovo di Perugia) e Zeni. Dal 2015, ovvero da 8 anni, è direttore del settimanale ”Vita Trentina” (molto probabilmente il settimanale cattolico più bello d’Italia). 

Diego è anche corrispondente del quotidiano nazionale “Avvenire” e scrittore di libri come “Il mio pezzettino di cielo”, scritto assieme all´amica Paola Olzer; o la storia del direttore don Vittorio Cristelli ”giornalista del Concilio”, scritta assieme a Fulvio Gardumi e Walter Nicoletti; nonché autore di un libro sulla vita della guida alpina Toni Rizzi “Le stagioni di Tone”. 

È anche stato premiato ricevendo il premio giornalistico ”Bruno Cagol” e una menzione speciale al premio giornalistico “Don Tonino Bello“. A conclusione del colloquio gli sparo alcune domande: “Come direttore di un settimanale cattolico: che cosa ti sta più a cuore?” 

Risposta: “Penso che la Chiesa trentina abbia nella sua caratteristica storica l’apertura al mondo con i missionari e il dialogo ecumenico, componenti anche di due grandi donne trentine, una già santa e l´altra avviata ad esserlo: Santa Paolina Visintainer e Chiara Lubich. Vita Trentina deve bagnarsi in questo fiume”. 

“E i giovani, le nuove generazioni, come le vedi?“ “Vedo giovani molto preoccupati: hanno molto bisogno di essere ascoltati, sentono con forza l’esigenza di confrontarsi e decidere insieme nella Chiesa”.

1987. La compagine dell’Invicta Duomo, terza categoria. Diego è il primo a destra, accosciato
Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.