I cortometraggi di Jan Švankmajer

La Biblioteca Archivio del CSSEO, organizza a Levico Terme, nella “Sala Senesi” del Palazzo delle Terme, mercoledì 6 agosto 2021, alle ore 21,00, la proiezione di sette cortometraggi di Jan Švankmajer”. Introduce Gianluigi Bozza. Ingresso gratuito.

In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione agli incontri è necessaria la prenotazione, inviando una mail all’indirizzo info@ba-csseo.org e indicando il proprio nome e cognome e numero di cellulare. I partecipanti all’incontro dovranno possedere il Green Pass.

“Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza… quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio”. (Anthony Lane – “The New Yorker”)

Nato nel 1934 a Praga, dopo gli studi all’Accademia delle arti dello spettacolo (Akademie múzických umění), nel 1959 inizia a lavorare al Teatro Semafor [Sedm Malých Forem (Sette piccole forme), riferendosi alle forme del teatro], dove fonda il Teatro delle maschere; poi si trasferisce a Laterna Magika, probabilmente il primo teatro multimediale del mondo. Nel 1964 esordisce con il cortometraggio Poslední trik pana Schwarzewalldea a pana Edgara (L’ultimo trucco del signor Schwarzewald e del signor Edgar). Influenzato dal teorico della letteratura Vratislav Effenberger, Švankmajer passa dal manierismo dei suoi primi lavori al surrealismo.

Ben presto si afferma a livello internazionale come maestro riconosciuto del cinema d’animazione e uno dei principali innovatori nell’arte della stop motion. Artista surrealista, le sue opere d’animazione hanno ispirato tra gli altri, Tim Burton, Terry Gilliam, i fratelli Stephen e Timothy Quay. Nel 1972, negli anni della “normalizzazione” che fece seguito all’invasione sovietica della Cecoslovacchia nell’agosto 1968, Švankmajer venne messo al bando dal regime comunista di Gustáv Husák. Oggi è ritenuto uno degli artisti più influenti della Repubblica Ceca

Gennaro Fucile ha osservato che “quando André Breton coniò l’espressione humor noir, forse pre-visonava le storie animate di Jan Švankmajer. Uomini, macchine, figure di argilla, bambole antiche, marionette, temperamatite, denti, lingue, sassi, scheletri, sminuzzati, triturati, smembrati rovistati, ribaltati, scardinati, ricomposti, riassemblati, animati, azionati secondo logiche imperscrutabili. Bizzarie di uomini che svelano una natura macchinica e di marchingegni vari, robot compresi, che agiscono secondo logiche stravolte ma pur sempre umane, mettendo in scena anche riti estremi, come l’auto cannibalismo. Oggetti indaffarati, assorbiti da propri riti quotidiani, un mondo regolato da altre leggi, autentica patafisica. Distorsioni che trovano palcoscenici ideali in case abbandonate, vecchi mobili, o in spazi ancora di più di difficile identificazione, teatri onirici, ai confini della realtà. Dispositivi che ottusamente, o secondo un oscuro disegno, ripetono operazioni meccaniche, oppure sembrano agitati da un caos interiore che li sospinge in tutte le direzioni con ritmi forsennati, cercando una nuova forma, un senso inedito”.

Per Švankmajer “Il dettaglio ha sempre un potere magico perché all’improvviso sullo schermo possiamo ingrandire qualcosa che è realtà, ma che nella vita quotidiana non percepiamo”. È questo che accade negli allucinati universi tascabili fabbricati da questo maestro indiscusso dell’animazione e del collage, di cui proiettiamo in due serate 14 cortometraggi.

Sempre Švankmajer ha scritto: “Io cerco l’elemento fantastico nella realtà vera e propria. In questo modo lo spettatore riesce a mettere in dubbio il rapporto utilitaristico con le cose e a recuperare la relazione magica con le cose che avevano i nostri predecessori. La mia aspirazione è in pratica quella di fare ‘documentari surrealisti’. Penso che quanto più il nucleo del film è fantastico, tanto più bisogna essere concreti nel mostrare i particolari, altrimenti si perde l’effetto sovversivo del tutto”.

In due distinte serate (il 6 agosto e il 27 agosto) proietteremo quattordici cortometraggi di Jan Švankmajer.

Quelli che saranno proiettati nella serata del 6 agosto sono suoi lavori degli anni sessanta. Precisamente

Poslední trik pana Schwarzewalldea a pana Edgara (L’ultimo trucco del signor Schwarzewald e del signor Edgar) (1964): il suo esordio;

Johan Sebastian Bach: Fantasia in g-moll (J.S. Bach: Fantasia in sol minore) (1965);

Et cetera (1966);

Rakvičkárna (La fabbrica di bare) (1966);

Historia Naturae. Suita (1967);

Byt (L’appartamento) (1968);

Zaharada (Il giardino) (1968.

Il ciclo “L’altra Europa Storia e cultura della Cecoslovacchia”, organizzato dalla Biblioteca-Archivio del CSSEO, è stato reso possibile grazie alla collaborazione con: Terme di Levico, Associazione culturale “Strade del mondo”, Biblioteca comunale di Levico Terme, Comune di Levico Terme, Centro Ceco – Céské Centrum, Fondazione Museo Storico del Trentino, Cassa Rurale Alta Valsugana e Casse Rurali Trentine.

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