Il Molino Vittoria e l’enigma dei colossi

Il Molino Vittoria a Trento, oggi sede degli uffici amministrativi dell’Università di Trento

Chi ha scolpito le due grandi statue assise sul frontone meridionale del Molino Vittoria a Trento? Le guide della città non forniscono indicazioni sul loro autore, mentre la letteratura specialistica si è occupata solo marginalmente di queste sculture, che sono parte integrante del complesso architettonico dell’ex mulino, oggi sede degli uffici amministrativi dell’Università di Trento.

L’edificio nacque come espansione di un preesistente panificio industriale, sorto in una zona economicamente strategica, al termine di Via Verdi e in prossimità dell’asse ferroviario. Il progetto fu affidato all’ingegnere Tommaso Stolcis e risulta approvato dalla competente commissione comunale nel 1911, mentre i lavori si conclusero nell’agosto dell’anno successivo. Distrutto da un incendio nel 1919, il mulino fu ricostruito nel 1922 con poche varianti rispetto al progetto originario.

Le due figure ignude rappresentano Cerere e Mercurio, divinità protettrici dell’agricoltura e del commercio: recano infatti gli attributi iconografici del falcetto e del caduceo. La loro collocazione a coronamento del mulino intendeva dunque rimarcare simbolicamente i valori della borghesia manifatturiera, che guidava il rinnovamento urbanistico del capoluogo fin dall’epoca dei podestà liberali Paolo Oss Mazzurana e Antonio Tambosi. Si tratta di statue colossali, vale a dire di grandezza superiore al naturale, modellate in malta cementizia. Un secolo di esposizione agli agenti atmosferici non ne ha compromesso lo stato di conservazione. Sotto il profilo formale presentano una stilizzazione tipica della scultura degli anni Venti, epoca in cui gli eredi del verismo ottocentesco tendevano a conferire alle loro opere toni sempre più espressionistici.

Remo Stringari, Mercurio, 1922 circa. Trento, Molino Vittoria

Il rebus sulla paternità di queste enigmatiche opere d’arte trova oggi soluzione grazie al fortuito ritrovamento di una fotografia d’epoca, che reca il timbro a secco del fotografo trentino Giulio Rosetti. Lo scatto mostra i modelli in paglia e gesso di Mercurio e Cerere, ancora in lavorazione, nel laboratorio dello scultore Remo Stringari (Aldeno 1879 – Trento 1924): l’artista è seduto sotto l’incombente figura di Mercurio, in camice da lavoro, mentre sulla destra compare un personaggio non identificato, forse il committente della coppia di statue.

Formatosi all’Accademia di Vienna sotto la guida dello scultore Hans Bitterlich, Stringari operò in Trentino
nel primo quarto del Novecento, lasciando varie prove del suo talento artistico a Trento, Mattarello, Madonna di Campiglio e Predazzo. Tra le opere più notevoli si ricorda la decorazione scultorea del monumento ai caduti austriaci della prima guerra mondiale, eretto nel 1917 nel cimitero di Trento, su progetto dell’architetto goriziano Rudolf Perco. Un Putto con anfore visibile fino a pochi anni fa all’ingresso di un’abitazione privata in via Taramelli è purtroppo scomparso, mentre il busto di Giuseppe Verdi scolpito in marmo nel 1913 per il Teatro Sociale va identificato con quello oggi collocato nella Sala della Filarmonica.

I colossi del Molino Vittoria documentano la versatilità tecnica di Stringari e presentano evidenti affinità stilistiche con alcune sue sculture attualmente disperse, come L’aratore e il San Pietro d’Amiens. Questa figura d’artista attende un lavoro di approfondimento complessivo, che potrebbe compiersi l’anno prossimo in occasione del centenario della morte.

Remo Stringari, Cerere, 1922 circa. Trento, Molino Vittoria
Lo scultore Remo Stringari con i modelli dei colossi del Molino Vittoria. Fotografia di Giulio Rosetti. Trento, collezione privata
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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.