Il pane delle palafitte di 4.000 anni fa torna in vita

È un pane di 4.000 anni fa quello che i panificatori trentini e la Camera di Commercio di Trento presenteranno il 9 settembre 2022 alle 16 al convegno organizzato in collaborazione con Palazzo Roccabruna dedicato proprio al “Pane delle palafitte”. Un pane rinvenuto nel sito palafitticolo di Ledro e che, grazie alle analisi condotte dai Musei Civici di Como e dall’Università di Trento e in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, l’Associazione panificatori del Trentino riproporrà ai partecipanti di Profumo di Pane, rassegna all’interno dell’edizione 2022 di Autumnus. Le analisi condotte dai ricercatori del Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como nel Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia del CeASUm (Centro Alti Studi Umanistici) – Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento in collaborazione con il MUSE, hanno consentito di ricostruire le tecniche di produzione e gli ingredienti del pane ritrovato presso le palafitte di Ledro in Trentino. Un documento straordinario che interessa più discipline: dall’antropologia alla scienza dell’alimentazione, alla storia del costume. Grazie all’intervento dell’Associazione panificatori e della CCIAA di Trento il pane delle palafitte verrà presentato in un apposito convegno (venerdì 9 settembre, dalle 16 alle 18 nella sala Conte Luna di Palazzo Roccabruna a Trento) e, con il supporto dei panifici associati, proposto per l’assaggio in piazza Fiera nei giorni di Profumo di Pane, rassegna dedicata all’alimento simbolo stesso del cibo e del nutrimento. Con l’obiettivo, nei prossimi mesi, di poterlo offrire anche ai clienti dei forni trentini.

CONVEGNO: “Il Pane delle Palafitte: a Ledro un patrimonio materiale/immateriale per una innovativa relazione tra cultura e territorio”. Venerdì 9 settembre 2022 Ore 16.00 – 18.00

Relatori/trici: Franco Marzatico. Soprintendente per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Pane al pane, vino al vino. Alimentazione all’epoca delle palafitte

Marta Villa. Docente di Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Trento, direttrice del centro Studi Territoriale Trentino – Alto Adige/Südtirol dell’Accademia Italiana della Cucina, presidente Club per l’UNESCO di Trento. Pane delle palafitte: patrimonio materiale/immateriale per una innovativa relazione tra cultura e territorio

Alessandro Fedrigotti. MUSE – Museo delle Scienze. Un panino per festeggiare il compleanno del museo di Ledro

Annaluisa Pedrotti, Fabio Santaniello. LaBAAF Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia – Dipartimento di Lettere e Filosofia – Università di Trento
Innovazioni tecnologiche in archeologia e la “riscoperta” del pane di Ledro

Michele Pizzinini. Medico dietologo, specialista in Scienza dell’Alimentazione, Diabetologia e malattie del ricambio

Mauro Rottoli. Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como, Cooperativa ARCO
A tavola nell’età del Bronzo: cereali, farine ed altri ingredienti vegetali

Saluti istituzionali. Alberto Olivo. Segretario Generale della Camera di Commercio I.A.A. di Trento. Emanuele Bonafini. Presidente Associazione Panificatori della provincia di Trento. A cura della Camera di Commercio I.A.A. di Trento e dell’Associazione Panificatori della provincia di Trento. INGRESSO LIBERO, REGISTRAZIONE OBBLIGATORIA.
https://www.palazzoroccabruna.it/convegno-il-pane-delle-palafitte/register)
Un pane sfornato 4.000 anni fa. Il reperto è un pezzo di pane di 4.000 anni fa scoperto nell’area palafitticola di Ledro nel 1937 e solitamente esposto al Museo delle Palafitte del lago di Ledro, sede territoriale del MUSE. Alcune recenti ricerche hanno svelato che il pane è integrale, costituito da un aggregato di piccoli semi, poco o per nulla macinati. Probabilmente i chicchi, appena ammollati sono stati poi impastati con farina e altre sostanze, per comporre una forma a mezzaluna, o una forma tonda che è stata poi tagliata a mezzaluna. I chicchi che si vedono sulla superficie del pane, in parte tostati e in parte carbonizzati, sono di farro (Triticum dicoccum). L’uso del farro è tradizionale, soprattutto nelle aree dove i frumenti nudi (grano tenero/duro) risultano scarsamente coltivati. L’ipotesi più probabile è che il pane, una volta impastato ma non cotto, si sia bruciato per un evento accidentale; la combustione si sarebbe arrestata ad un certo punto, forse perché il pane è caduto nell’acqua. Non ci sono tracce di lievito ed è verosimile che il sale non venisse utilizzato. Le indagini sono state condotte dal Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como nel Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia del CeASUm (Centro Alti Studi Umanistici) – Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Il progetto di ricerca è finanziato dall’Associazione Panificatori della Provincia Autonoma di Trento con la collaborazione della Camera di Commercio di Trento.

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