Irene Coslop: “Il caffé? Non mi rende per niente nervosa…”

Il percorso che ha portato la 28enne Irene Coslop a intraprendere l’avventura di imprenditrice del caffè, inaugurando nel 2018 la torrefazione “I Druper” a Zambana Vecchia, non si discosta da quello di molti suoi coetanei, la generazione che ha fatto i conti con la precarietà: «Ho frequentato il corso in Beni culturali all’università. Poi anche io ho attraversato un periodo fatto di contratti a chiamata, sempre in attesa di un rinnovo, sempre con l’ansia per un futuro incerto», ha spiegato Irene.

Poi è avvenuta la scoperta della cultura del caffè e dell’esistenza di una nicchia di mercato non sufficientemente coperta dall’offerta tradizionale e delle grandi aziende: «Il 26 novembre 2018 ho acquistato una prima tostatrice per la torrefazione, che consente di lavorare un chilo e mezzo di caffè per moka. In seguito ai proventi dell’attività, che ha riscontrato un buon successo sul territorio, intercettando una clientela alla ricerca di un prodotto di fascia medio-alta, ho potuto acquistare una seconda tostatrice da sei chili». Un passo in avanti per aumentare le capacità produttive di questa attività individuale.

«ECCO COME RIDÒ VITA ALLA BOTTEGA DELLA NONNA»
La torrefazione si trova in località Zambana Vecchia, nell’edificio in cui la nonna di Irene gestiva la bottega del paese: «L’ho rimessa a nuovo, ma ho conservato tutte le caratteristiche che la rendevano un luogo nostalgico e speciale. Lo stesso fatto di condurre un’attività a Zambana Vecchia è un valore aggiunto. È una località nota per la vocazione gastronomica e la qualità dei suoi prodotti. Inoltre la mia è la prima attività imprenditoriale nuova da molto tempo e ha contribuito a ridare slancio al tessuto sociale del paese, altrimenti popolato soprattutto da anziani. In questi anni il paese sta tornando a vivere».

Le generazioni “passate” che le hanno “aperto la strada”

«TROPPI LUOGHI COMUNI…»
Nonostante la convinzione diffusa che il caffè italiano sia “il migliore del mondo”, Irene ha un’opinione diversa: «In Italia manca assolutamente la cultura del caffè, nonostante i luoghi comuni. Il tratto comune che hanno i caffè italiani è l’amarezza, ma questa non dovrebbe nemmeno esistere. Le caratteristiche di un buon caffè sono al contrario l’acidità elevata ed il sentore floreale. Il caffè diventa amaro quando è sovra-tostato, ovvero bruciato. La sovra-tostatura compromette l’aromaticità di un buon caffè». Secondo Irene in Italia mancherebbe questa consapevolezza: «Alcuni caffè di altissima gamma forse verrebbero considerati “schifosi” da molti consumatori, perché a livello sensoriale non rispettano i canoni di ciò a cui siamo abituati purtroppo». Eppure, grazie al passaparola, il “giro” della torrefazione di Irene sta crescendo: «Distribuiamo nella ristorazione il nostro caffè di qualità media, ma siamo diventati i fornitori ufficiali di hotel 5 stelle luxury. E sono tanti anche i clienti che decidono di sperimentare i nostri caffè in piccole quantità per un consumo casalingo».

«CHICCHI IMPORTATI DA CONTADINI CERTIFICATI»
La torrefazione di Irene ha una politica precisa quando si parla delle materie prime che adopera: «Importiamo il caffè crudo da importatori certificati o lo importiamo direttamente rivolgendoci ai farmer locali, come accade in Colombia. Sono i coltivatori di piccoli appezzamenti di terreno che vengono dedicati esclusivamente a questi caffè dal valore pregiato». Il caffè di qualità medio-alta viene importato in grossi sacchi di iuta che consentono di mantenerne gli aromi, ma le partite di caffè particolarmente pregiate viaggiano addirittura sottovuoto: «Sono modi per proteggere i chicchi dell’umidità. Poi procediamo con la tostatura». Tra i prodotti che distinguono l’offerta di questa torrefazione vi sono gli “specialty coffees”, i “caffè specialità” di gamma molto elevata: «Li tostiamo solo su prenotazione. Potremmo immaginare di acquistare questi caffè in un bar a 20 o 30 euro a tazza».

La tostatrice Giesen “strumento” dell’impresa di Irene

«PRESTO UN’ACCADEMIA DEL CAFFÈ»
Il prossimo obiettivo di Irene è trasformare la sua torrefazione in una “accademia” certificata per la cultura del caffè, attraverso l’accreditamento Sca. La Sca, Specialty Coffee Association, è l’organizzazione che fissa a livello mondiale gli standard riconosciuti per chi vuole intraprendere un percorso nel mondo del bar e del caffè. Le certificazioni di questa organizzazione, con sede a Londra e negli Stati Uniti, sono riconosciute in tutto il mondo. Un importante passaporto per chi vuole lavorare all’estero o punta all’eccellenza nel mondo del caffè. Per aumentare la visibilità dell’attività, la torrefazione di Irene prende parte da tre anni ai campionati italiani che mettono a confronto le caffetterie, gli esperti e le torrefazioni con le giurie qualificate Sca. Irene ha spiegato: «Siamo già soci Sca. In alcuni paesi come l’Australia senza l’accreditamento Sca non si può nemmeno lavorare in una caffetteria. Per questo vogliamo puntare sulla formazione degli operatori, fondando un’accademia per la cultura del caffè che in Trentino non esiste».

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.