La speranza, intrusa insolente

Si può essere più soli

Si può essere più soli – Senza la Solitudine –
Sono così abituata al mio Destino –
Che forse l’Altra – Pace –
Interromperebbe il Buio – E affollerebbe la Stanzetta –
Troppo scarsa – in Metri – per contenere – 
Il Sacramento – di Lui – 
Non sono avvezza alla Speranza –
Che potrebbe intromettersi –
La sua dolce sfilata – profanerebbe il luogo –
Consacrato alla Sofferenza – Può essere più facile
Perdersi – con la Terra in Vista –
Che raggiungere – la Mia Azzurra Penisola –
Per morire – di Piacere –

Emily Dickinson, Uno zero più ampio. Altre cento poesie, Torino, Einaudi, 2013, trad. di Silvia Bre.

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Molto famosi i primi due versi di questa poesia che racchiude diverse immagini evocative e nitide. La pace, contrapposta alla sofferenza, vista come una folla che aggredisce e spaventa, che lascia spossati. La solitudine, condizione in cui si trova la poetessa, racconta la distanza da un “lui” che riempirebbe una stanza (vita) troppo angusta per contenerlo. Tutto il testo è attraversato da questa contraddizione: rendersi conto della condizione misera in cui ci si trova adagiandosi debolmente e arrendendosi a qualunque tentativo di affermazione del proprio spirito. La speranza viene considerata un’intrusa, che con il suo corteo di desideri violerebbe il sancta sanctorum consacrato alla sofferenza. Nell’ultima strofa tutta la potenza di un pensiero semplice quanto fondante: è più facile lasciarsi andare, anche in vista della riva, che giungere all’azzurra penisola (all’approdo agognato) per morire di piacere. Leggendo a fondo i versi di questa poesia si percepisce una sorta di compiacimento nell’accettare la solitudine e la rinuncia, ma, nello stesso tempo, una specie di sorda rabbia verso un io che si adagia in questa scelta dolorosa, più facile rispetto alla lotta contro le convenzioni e incapace così di conquistarsi il diritto di morire (in senso fisico e religioso) di gioia.

Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – 15 maggio 1886) è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici moderni.

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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com