Alessandro, più forte della malattia

Gloria, Alessandro e la piccola Vittoria Elisabeth

Nonostante sia affetto da diabete di tipo 1 dall’età di 12 anni, Alessandro Obrelli non si piega alla malattia. Anzi, vive con il sorriso la vita dell’esploratore d’alta quota. Appassionato di alpinismo, Alessandro è un ragazzo spiritoso che ama raccontarsi: trentun anni, una compagna di nome Gloria che da sempre lo accompagna nelle sue avventure, e una figlia di quattro anni, Vittoria Elisabeth. Alessandro è accompagnatore di media Montagna, istruttore di mountain-bike e downhill e maestro di sci. Grazie all’amore per la montagna è riuscito là dove molti, senza nessuna patologia, si arrendono.

DIABETE, OSTACOLO CHE SI PUÒ SUPERARE
Il “campo base” di Alessandro Obrelli sta nella sua impresa, “Outdoor Soul” (www.outdoorsoul.it), presso la quale organizza escursioni sulle Dolomiti di Brenta e non solo. Ma l’approdo a questa destinazione non era scontato: «Mi ero iscritto alla facoltà di Economia, – ha spiegato – che poi ho interrotto per seguire la mia passione, quella per la montagna. Non mi potevo immaginare imprigionato in un lavoro d’ufficio». Alessandro ha ottenuto la laurea magistrale in Scienze Motorie scrivendo due tesi sulla relazione tra diabete ed attività fisica: «Mi sono interrogato su come cambi il profilo emocromocitometrico delle persone con diabete durante l’esercizio fisico prolungato».

Alessandro convive da quasi due decenni con il diabete di tipo 1, patologia potenzialmente invalidante che non lo ha mai fermato: «La diagnosi avvenne nel 2002 all’età di 12 anni. Per i miei genitori fu una batosta, non c’erano altri casi in famiglia. Mio papà mi ha aiutato durante gli allenamenti: mi ha sempre portato in montagna senza mai dimenticare qualcosa di dolce per le emergenze e ricordandomi di misurare ripetutamente la glicemia. Mia madre è sempre stata un po’ più “chioccia”, più protettiva». Come nel caso di altre malattie del metabolismo, anche per il diabete l’attività fisica è consigliata, ma con moderazione: «Non mi voglio limitare a seguire le linee-guida per l’esercizio fisico rivolte a chi ha il diabete – sottolinea Alessandro – che consigliano di escludere le attività fisiche ad alto rischio. Pochi giorni fa sono andato sull’Ortles, e qualche “quattromila” lo ho nel curriculum: ormai mi so ascoltare ed eventualmente mi misuro la glicemia una volta in più cercando di mantenere il profilo glicemico il più stabile possibile, integrando costantemente».

Alessandro vive da sempre un rapporto profondo con la montagna: «È da quando avevo tre anni e mezzo che seguo mio padre nelle escursioni. Ho iniziato a sciare quando ero bambino ed ho praticato gare di sci dai nove ai diciotto anni». Poi ha iniziato il suo percorso professionale che lo ha portato a vivere a pieno il mondo outdoor: «La mia passione per la montagna è contagiosa: la mia compagna viene spesso con me, e con noi ora la nostra bimba, che già scia ed ha avuto le sue prime esperienze in ferrata proprio quest’estate. La gioia più grande è poter condividere questo spirito con le altre persone». 

DCIM\100GOPRO\GOPR0479.JPG

ALLA CONQUISTA DI CANALONI INESPLORATI
Con l’arrivo della pandemia da Covid-19, le attività collegate al turismo in montagna hanno subito un brusco arresto, ma questo non ha impedito ad Alessandro di continuare a sfidare i suoi limiti: «Nel giro di due mesi e mezzo ho percorso con gli sci i quattro canali della Tosa, la Regina del Brenta. Ho intrapreso in solitaria il canale Graffer, nulla di così estremo ma comunque un buon ingresso nel mondo dello sci ripido. Poi ho chiuso il canalone Neri con un collega maestro di sci. Ma è il canale est che mi ha regalato le emozioni più forti: io, Samuele Bertò e Luca Cornella siamo stati i secondi in assoluto a percorrerlo in discesa. Sempre con l’amico Sam, abbiamo percorso il canale Ovest per terzi nella storia: sono ancora sbalordito». Sono tutti canali da salire con sci nello zaino, picca e ramponi, per poi buttarsi su pendii di 45-55 gradi. «Adrenalina a mille – racconta Alessandro – È emozionante sapere che si è tra i primi a compiere simili percorsi e ancora più bello sarebbe “essere i primi”. Con Samuele abbiamo teoricamente aperto una nuova linea di discesa da Cima Sophia sulle Dolomiti di Brenta. Dico teoricamente perché non risulta, ad oggi, che altri l’abbiano sciata prima di noi».

Il fatto di essere i primi ad aver aperto questo percorso darebbe ad Alessandro e al suo compagno il diritto a dare il nome alla discesa, ma Alessandro ci vuole andare con i piedi di piombo: «L’avremmo chiamata “#Tutorial”, ironizzando sulla passione per i tutorial YouTube dell’amico Luca, ma sono troppo legato allo spirito alpinistico e non voglio meriti senza prima averne la certezza». Alessandro continua il suo cammino, accarezzando un sogno: «Mi piacerebbe diventare guida alpina, ma servono una conoscenza ed una padronanza senza eguali delle tecniche alpinistiche ed io forse inizio ad essere un po’ “grandicello”. Ma che senso avrebbe la vita se non avessimo dei sogni?».

Alessandro, in cima all’Ortles (3905 mt.)
La malattia
Il diabete mellito di tipo 1 è una forma di diabete che si configura come malattia autoimmune, dovuto all’incapacità del pancreas di produrre insulina a causa della distruzione delle beta cellule pancreatiche (dalle CD4+ e CD8+ cellule T e infiltrazione dei macrofagi nelle isole pancreatiche) atte alla produzione di tale ormone.
Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.