Un distinto signore pigia il tappo di un dispenser per lavarsi le mani a Stoccolma; in Florida una bimba inala avidamente dal suo dosatore per cancellare i dispetti dall’asma; al Maracanà di Rio de Janeiro un giovane supporter del Flamengo fa urlare la sua tromba spray; un elegante coiffeur di Parigi prova un nuovo prodotto rinvigorente sui capelli di un’anziana nobildonna, usando l’apposita bomboletta.
Se tutte queste variegate situazioni fossero gli addendi di una somma, il risultato sarebbe un piccolo segno sulla mappa del mondo, tracciato più o meno dove il 46° parallelo incrocia l’11° meridiano, in un ridente paesello trentino che risponde al nome di Calceranica al Lago. No, non è l’inizio di un giallo di Camilla Läckberg e nemmeno la prima puntata di una seguitissima serie tv, bensì la straordinaria storia di un’avventura industriale che TM proverà a raccontare per voi.
Qualcuno lo avrà già notato, qualche volta, passando da quelle parti, tra il Lago di Caldonazzo e la Valle del Centa; a pullulare oltre alle estensioni boschive, sono questa serie di fabbricati industriali, – peraltro perfettamente integrati nel territorio e molto rispettosi dell’ambiente naturale circostante – che portano il nome di Coster (Coster Tecnologie Speciali S.p.A., per la precisione). Coster. Un nome tutto sommato poco trentino, forse più americano (Kevin Costner?!) che altoatesino (Isolde Kostner?!). Voglio dire, uno a passarci un po’ di volte non può certo fare a meno di domandarsi cosa ci si faccia lì dentro. Anche perché, alcune ampie vetrate lasciano intravvedere scenari ultra tecnologici, con enormi macchinari che si muovono e fanno cose.
Eppure a Calceranica e paesi limitrofi il segreto è quello di Pulcinella, considerato che praticamente una famiglia su due ha qualcosa a che fare con la Coster: un parente, un conoscente, un amico che ci lavora lì dentro ce l’hanno proprio tutti.
Come bambini un po’ assonnati che alla sera hanno un bisogno insopprimibile di una storia prima di abbandonarsi alle braccia di Morfeo, così noi avevamo più volte tentato di convincere Rolando Segatta, de facto il “fondatore”, a raccontarci la “sua” di storia. Ma non c’era stato niente da fare. Il suo carattere estremamente schivo, la sua umanità votata alla riservatezza non hanno permesso che si schiodasse dalle sue convinzioni. Fino a che, nell’agosto del 2015, non ci arrivò la triste notizia che all’età di 90 anni Segatta era passato a miglior vita.
Le nostre attenzioni allora si spostarono sull’uomo che più di tutti era stato vicino al grande patron, colui che per decenni è stato il suo più fido collaboratore a Calceranica. Quell’uomo è ora davanti ai nostri microfoni. Si chiama Adalberto Geier. Classe 1931, 90 anni portati con disinvoltura, All’epoca della nostra intervista, Geier si occupava della ricerca di nuovi prodotti (dal 2019 si gode un meritato riposo). In passato però è stato lo storico direttore generale, l’uomo che, dopo la sua ombra e sua moglie, seguiva più da vicino l’ingegner Segatta.
Da dove cominciare, dott. Geier?
“Da qui: dirigevo la Carbochimica di Trento, in via Brennero. Quando si è fusa con l’Italgas, mi hanno trasferito a Milano; lì ho lavorato quasi un anno”. Non serve nemmeno dirlo che a Milano gli avrebbero fatto ponti d’oro se fosse rimasto, ma Geier, veneziano di nascita, altoatesino di famiglia (i suoi gestivano una pensione alla Giudecca) e trentino d’adozione, voleva fortemente tornare sulle rive dell’Adige. Non si sa perché. È quasi una premonizione di quanto accadrà di lì a poco. Certi episodi delle nostre esistenze non sono prevedibili, ma con un’adeguato bagaglio di sensibilità ed intelligenza si possono comodamente percepire e intuire con un certo tempo di anticipo.
Coster era nata però a Milano e arrivata a Calceranica grazie all’interessamento politico, per occupare la forza lavoro rimasta disoccupata a seguito della chiusura della miniera della Montecatini. Siamo nel 1963. L’azienda nei primi anni 70 stava vivendo una profonda crisi, così nella compagine sociale intervenne prima il comune di Trento e poi la S.I.T., Società Industriale Trentina che con un piano di ristrutturazione firmato Segatta chiuse l’attività produttiva valvole a Milano e trasferito il tutto in terra trentina.
“Nella vita, prima o poi, tutti hanno un po’ di fortuna. La mia arriva sotto forma di telefonata da parte dell’ingegner Segatta, allora dirigente della S.I.T.”. In precedenza, Geier aveva già incrociato la figura di Segatta sulle piste da sci in occasione delle gare tra dirigenti, ma soprattutto presentando alla S.I.T. alcuni progetti sui serramenti in plastica, allora completamente sconosciuti in Italia. Inizia così la sua avventura personale alla Coster e, con essa, il sodalizio dei due. Siamo nel 1973.
La produzione delle finestre in plastica proposta da Geier non decollò (“Sai, Adalberto, in Italia ognuno vuole la sua finestra…” gli ripeteva Segatta), ma lui divenne Direttore generale della Coster poco dopo che la S.I.T. nominava Segatta Presidente.
Ma come ha fatto la Coster ad arrivare sulle rive del Lago di Caldonazzo, anziché in altri luoghi?
“La Coster nasce a Roma negli anni Cinquanta, fondata da due investitori che fissarono la sede produttiva a Corsico, in provincia di Milano. Guarda te la coincidenza, la moglie di uno dei due era imparentata con la moglie di Giorgio Grigolli (giornalista, prima Consigliere e poi Presidente della Provincia autonoma di Trento dal 1974 al 1979). È stato dunque questo accidentale legame familiare a trasportare la Coster dalla Capitale a Calceranica. Anche perché il Comune di Trento aveva da poco avuto in gestione gli edifici dell’ex miniera della Montecatini. In paese ricordano che un ruolo rilevante per il completamento dell’operazione lo ebbe allora anche il Cav. Vittorio Donati, sindaco di Calceranica.
Già allora, in azienda si producevano valvole spray, ma su parziale licenza americana. Le royalties da pagare per l’uso delle testine di riempimento erano molto alte. Non era ancora arrivato il tempo dei geniali brevetti che porteranno l’azienda al top in tutto il mondo. “E poi”, aggiunge Geier, “c’erano un sacco di dirigenti… troppi. Il parcheggio era pieno zeppo di Mercedes”.
Grazie all’opera lungimirante e conservativa di Segatta e alla direzione illuminata di Geier, nel 1976 arriva finalmente il primo bilancio in pareggio. Da lì in poi la Coster si espande a dismisura. Dai 300mila pezzi annui dei primordi si arriverà ai miliardi attuali. Fioccano le assunzioni, soprattutto tra la gente del posto.
LA COSTER CRESCE E DIVENTA ADULTA
Sulla provinciale per Caldonazzo vi era una ditta di rilegatura libri, la Triveneta, i cui edifici vengono acquisiti. Seguono due ampliamenti della sede e quindi la Coster 2 che dai primi anni Ottanta pian piano sostituisce la produzione di Corsico, già chiusa anni addietro.
Uno dopo l’altro sorgono gli altri stabilimenti: Costerplast, Coster 3, Tecnocoster e poi altri in Europa, America e Oriente. In tutto mille occupati di cui 400 solo a Calceranica. Una vera e propria grande famiglia; una “grande madre” e tanti “figli” che grazie a lei possono contare su un lavoro sicuro e ben retribuito che non risente degli andamenti ondivaghi della congiuntura economica nazionale.
“In quegli anni, fondamentale fu la strategia adottata da Segatta di dedicare ogni stabilimento al suo prodotto, per tutta la sua linea produttiva, assemblaggio compreso” ricorda Geier. “Valvole, pompe, cappucci erogatori… Così si ottimizzò davvero la produzione”. E fu il lavoro di questa coppia di tecnici ad evitare che la Coster facesse la fine di altre aziende come le Officine Lenzi o la Stem trasformatori che chiusero in quegli anni una dopo l’altra, strangolate da una sorta di gigantismo industriale.
E poi con Segatta alla guida non si corse nessun pericolo di “infiltrazioni” di tipo politico. “Segatta fece una sorta di barriera tra la S.I.T. e la Coster: una strategia fondamentale”. E questa linea, ci conferma Geier, viene seguita ancora oggi. I rapporti con la politica locale, infatti, sono tendenti allo zero.
Ma cosa sta alla base di questo grande successo, al di là dell’innovazione dei brevetti? Geier ci pensa un attimo soltanto. “Direi… una buona direzione aziendale”.
Lei, Adalberto Geier, anche col senno di poi, che meriti si dà? “Ho sviluppato, inventato qualcosa come 150 brevetti… Le innovazioni produttive tecnologiche sono state molto, molto importanti”.
Ci sono concorrenze nel vostro campo. “Abbiamo forti concorrenze, non dall’Oriente, come si potrebbe pensare, ma dall’Europa stessa. Non hanno i nostri brevetti, ma sono lo stesso molto bravi”.
SE NOVE MILIARDI DI SPRAY ALL’ANNO VI SEMBRAN POCHI
È curioso come da un oggettino tanto piccolo, all’apparenza insignificante, scaturisca tutta una realtà produttiva mastodontica qual è quella della Coster… “A livello mondiale“, commenta Geier, “c’è un consumo e una produzione annuale di circa 9 miliardi di spray, dai prodotti per la casa alle vernici”. Un mercato davvero sconfinato, dunque.
“Se dovessimo mettere una dietro l’altra le valvole prodotte in un anno in questo stabilimento otterremmo una distanza maggiore dell’equatore…”, sentenzia divertito Geier.
E le lotte sindacali? In Trentino è un argomento spinoso per moltissime realtà industriali… “Ne ho avute di tremende in passato, ora finalmente forse si sta capendo che la situazione lavorativa in Coster è più che ottima, solida. La gente è contenta: c’è una mensa, turni pagati bene, il turno notturno ha un’indennità notevole, uno staff tecnico molto valido, molti fattori positivi”. A ciò potremmo aggiungere la pulizia estrema degli ambienti e la vicinanza a casa dei dipendenti, che male di certo non fanno.
Poi, però, è arrivato il 2015, l’anno del nostro scontento in cui un attivissimo novantenne Rolando Segatta è venuto a mancare… Un momento che molti aspettavano, ma segretamente speravano di non vedere mai. “Lui era il motore dell’azienda… Che però in questo anno e mezzo senza di lui ha fin’ora dimostrato di andare avanti bene, con 200 milioni di fatturato. Investiamo con mezzi propri e questo è fondamentale. Non fare debiti è tutto.”
La presidenza, dopo Daniele Calza di Fiavé (per molti anni braccio destro proprio di Segatta) e Martina Segatta, è oggi affidata a Bernard Msellati, manager bocconiano di 61anni.
LA “DANZA” DEI ROBOT TRA LE MACCHINE ASETTICHE
Uno dei fiori all’occhiello di questa azienda è l’uso della robotica. Veniamo invitati a visitare uno degli stabilimenti; entrando, la prima cosa che salta all’occhio è la quasi totale assenza della componente umana. Ad esempio nella struttura produttiva, dove noi di TrentinoMese abbiamo avuto il permesso di entrare, dopo una scrupolosa procedura di igienizzazione (le valvole non devono essere contaminate da batteri di nessun tipo), ti ritrovi davanti a questa distesa di macchine “servite” da ligi robot che come maggiordomi raccolgono, scaricano e provvedono ad ogni necessità della produzione. A tratti, nonostante la mole, agli occhi di noi profani paiono addirittura “danzare”.
“Devo star lontano da queste macchine” scherza Geier. Perché, di grazia? “Altrimenti si fermano”, ride. “L’automazione – riprende subito, serio – negli ultimi quarant’anni è cresciuta gradualmente. Ma un passo notevole è stato compiuto negli anni Novanta, quando per merito di una società emiliana (la Eletric80 di Enrico Grassi) abbiamo installato dei carrelli laser guidati che compiono varie operazioni: apportano materiali, tolgono le scatole piene, distribuiscono i componenti. Questo ha sostituito un sacco di lavoro manuale”.
Le macchine vengono costruite da leader mondiali del settore; molte le aziende italiane, tra cui la Coster Robotics di Caldonazzo che – dice Geier – “segue le nostre indicazioni ogni qual volta progettiamo un nuovo prodotto”.
Idee e inventiva sono alla base di questa storia. Ci sono tanti prodotti nuovi e prospettive interessanti da seguire. Ad esempio sui dispenser detergenti o sul settore Pharma o su nuove innovazioni di cui ancora non possiamo scrivere.
Costerplast
Coster 3
Lo stabilimento di cui sopra è immenso eppure silenzioso, come non ci si aspetterebbe da una “fabbrica”. Ci si guarda a destra e a sinistra, ma a differenza di altri reparti, gli esseri umani sono pochi. Ci sono questi robot che imperterriti continuano a seguire le loro invisibili tracce magnetiche. E, lo confessiamo, dopo un po’ che sei lì dentro, al loro ennesimo passaggio, ti viene pure da salutarli…
Cosa pensava veramente Rolando Segatta di lei? “Mi considerava un tecnico capace”, confessa Geier.
Vi siete scontrati, a volte? “Direi di no, certe sue scelte che io trovavo sempre molto giuste, magari non le condividevo, ma non mi sognavo nemmeno di entrare in polemica con lui. Come quella volta…”
Quale? Ci racconti…
“La volta in cui aveva deciso per gli stabilimenti monoprodotto, a dire la verità io non ero molto convinto… Sa, gli dicevo, lo stampaggio è una tecnica molto difficile e adesso trasferirla in altri stabilimenti mi pare che…”
Quella volta Segatta lo ascoltò in silenzio, quasi immobile. Poi, abbozzando un sorriso, prese la parola: “Lo facciamo, Geier, lo facciamo…”, sentenziò.
E Coster fu.