Amphibia. Un mondo da salvare

di Federica Daldon, Sonia Endrizzi, Stefania Dal Pra, Aaron Iemma.
Foto di Federica Daldon

Gli Anfibi sono in assoluto la classe di vertebrati più minacciata di estinzione del pianeta: il 42% delle specie di rane, rospi, salamandre e tritoni oggi esistenti è, in misura differente, in pericolo di estinzione, in massima parte a causa dell’uomo. L’inquinamento delle acque, l’introduzione di specie aliene invasive, gli effetti delcambiamento climatico in corso, la progressiva riduzione delle zone umide dovequesti animali vanno a riprodursi e dove molte specie vivono per tutto l’anno, nonché la trasformazione dell’habitat e relativa frammentazione dovuta all’incessante urbanizzazione, hanno portato a una marcata riduzione delle popolazioni anfibie nella nostra penisola. Una tale situazione rende necessari e urgenti interventi volti alla salvaguardia delle specie ed alla comprensione e mitigazione degli effetti negativi sulle popolazioni causati dall’attività dell’uomo.

Alcuni esempi di conservazione attiva riguardano interventi di miglioramento/ripristino degli habitat e monitoraggi delle specie più a rischio da parte delle istituzioni locali ed enti di ricerca.

Gli anfibi perdono la vita travolti dalle automobili durante lo spostamento verso le zone di riproduzione. Secondo i dati raccolti dall’Associazione per il WWF Trentino nell’anno 2022, dalle strade interessate al fenomeno migratorio in Trentino risultano essere stati spostati dal manto stradale e quindi salvati da un possibile investimento quasi 40.000 anfibi (Pieve Tesino, 01/04/2022)
Il WWF attraverso il progetto “Save the Prince” ha attivato gruppi di volontari che operano nei siti interessati da importanti migrazioni di anfibi. In queste località nel periodo tardo invernale-primaverile, quando le temperature non sono troppo rigide gli anfibi si muovono in maniera consistente da e verso le aree di riproduzione quali stagni, laghi e altri specchi d’acqua (Santa Colomba, 01/04/2022)

Il monitoraggio della fauna vertebrata nella Rete Natura 2000 del Trentino.

Il MUSE con il Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia Autonoma di Trento, sta portando avanti da anni un articolato programma di studi e monitoraggi della fauna vertebrata utili a valutare e garantire la sorveglianza dello stato di conservazione di specie e habitat d’interesse comunitario, come richiesto dalla Direttiva “Habitat”. Le ricerche condotte sul territorio provinciale sono dedicate agli anfibi, ai rettili e all’avifauna di ambienti acquatici, prativi, forestali e di alta quota. 

L’analisi dei dati raccolti permette di valutare lo stato di conservazione della specie in provincia, l’andamento demografico delle popolazioni e di avanzare previsioni future al fine di elaborare le migliori strategie gestionali attraverso l’individuazione delle componenti ecologiche che ne influenzano la distribuzione e la densità e dei principali fattori di minaccia quali il degrado ambientali, i cambiamenti climatici, la diffusione di specie aliene invasive e di patogeni. 

I dati raccolti sono archiviati e condivisi, a scopo scientifico e divulgativo, attraverso il WebGis Trentino Living Atlas (tla.muse.it).

Ricercatore del MUSE – Museo delle Scienze di Trento in val di Cembra (Trentino) durante l’attività di monitoraggio dell’ulone dal ventre giallo (Bombina variegata). Il ventre dell’ululone presenta una colorazione caratteristica: una sorta di “impronta digitale”, che permette un riconoscimento individuale dei vari esemplari (Val di Cembra, 09/06/2022)

L’ululone dal ventre giallo 

L’ululone dal ventre giallo è un anfibio simile ad un rospetto caratterizzato da una vivace colorazione del ventre, gialla a macchie nere; frequenta piccole raccolte d’acqua, naturali e artificiali anche a carattere temporaneo per la deposizione delle uova nel periodo primaverile mentre in quello invernale trova rifugio sotto terra o tra cumuli di pietre o legna nelle vicinanze dei siti riproduttivi. In Italia la specie è presente nelle sole regioni del Nord-est e il suo areale di distribuzione è in costante declino a causa della scomparsa degli habitat causata da urbanizzazione, inquinamento, bonifiche di zone umide e dalla trasformazione nelle pratiche agropastorali tradizionali. 

L’attività di monitoraggio in Trentino è svolta attraverso l’applicazione di due metodi: i conteggi ripetuti e la cattura-marcatura-ricattura, basata quest’ultima sulla possibilità di riconoscere gli individui attraverso il disegno delle macchie ventrali; la forma e la disposizione delle macchie differisce infatti da un soggetto all’altro, proprio come le impronte digitali nell’uomo. In fase di campionamento, gli ululoni vengono misurati, pesati e caratterizzati per sesso per poi essere nuovamente liberati nel minor tempo possibile. 

Le collezioni scientifiche dei musei sono un importante strumento conoscitivo e di ricerca per lo studio e la conservazione della biodiversità. Possono essere consultate per esaminare gli esemplari delle specie oggetto di indagine e per reperire dati sulla loro presenza e distribuzione nello spazio e nel tempo. Nella foto le collezioni erpetologiche del MUSE – Museo delle Scienze. 

“Save the Prince”

C’è inoltre un altro fattore che nelle zone urbanizzate del pianeta incide in maniera rilevante sulla sopravvivenza di intere popolazioni di questi vertebrati: il traffico veicolare. Il continuo incremento della rete stradale non

solo spezzetta gli areali degli anfibi, in modo da rendere impraticabile per loro la comunicazione intraspecifica, ma causa anche un’elevata mortalità legata direttamente agli investimenti. Questi quando avvengono a carico degli anfibi sono spesso sottovalutati

dai guidatori perchè sono di piccola entità, difficilmente riconoscibili e non causano danni al veicolo; ben diverso è l’investimento di un ungulato o di un un altro animale di medie-grandi dimensioni, per il quale spesso si allertano anche le autorità competenti.

Questa problematica è ben nota in molte regtioni d’Italia, in particolare in Trentino dove sono peraltro presenti barriere e sottopassaggi appositamente installati dal Servizio Conservazione e Sviluppo Sostenibile della PAT: intervnto purtroppo spesso insufficiente, per quanto lodevole. Per questo, gruppi di volontari sono attivi durante le sere di primavera nell’aiutare gli anfibi trasportandoli fisicamente da un lato all’altro della strada, evitando cosi che vengano travolti dalle vetture in transito.

Per questo ci sono due fronti su cui agiscono molte associazioni ambientaliste: la sensibilizzazione della cittadinanza e delle istituzioni – gli anfibi sono infatti specie tutelate da leggi nazionali, italiane ed europee – nonchè l’attività diretta di salvataggio di queste specie dagli investimenti stradali.

Piccola pozza in un pascolo del monte Bondone creata appositamente per la riproduzione degli anfibi e in particolare per l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), specie strettamente legata alla presenza di pozze temporanee e di dimensioni contenute, utilizzate per la riproduzione.
Oggi, a causa della frammentazione e scomparsa degli habitat idonei, le popolazioni dell’ululone sono in forte declino in tutta Europa e la creazione, riqualificazione e tutela di piccoli ambienti umidi risulta cruciale per la sopravvivenza di questa specie (Monte Bondone, 14/06/2022)

In particolare, per coordinare le azioni di salvataggio è nato, su iniziativa delle associazioni WWF, LAV e SOS Anfibi, il Progetto Save the Prince (savetheprince.net), che mette in comunicazioni progetti di salvataggio in tutta Italia, proponendo un protocollo di monitoraggio ed impegno dei volontari standardizzato. Come funziona?

Prima di tutto i nuovi volontari vengono formati dal gruppo di riferimento per poi agire “sul campo” andando a monitorare i tratti stradali lungo i quali gli animali si muovono. Infatti spesso questi devono attraversare le strade in corrispondenza di siti riproduttivi quali laghi, stagni, pozze, fossati. Nelle serate piovose o molto umide di inizio primavera gli animali adulti si spostano, senza però badare a chi insieme a loro si muove su strada e venendo spesso schiacciati lungo il loro tragitto. Il lavoro del volontario è quindi quello di intercettare gli animali in movimento, per poi metterli al sicuro trasportandoli dal lato opposto della strada. L’attività è semplice, però spesso accade che gli animali siano decine o centinaia, in particolare in serate di pioggia battente: il volontario deve quindi essere pronto anche ad alcune uscite impegnative. Tuttavia, l’unione fa la forza: più si è e meglio si sorvegliano le strade e meno faticose sono le serate per i singoli.

L’attività si concentra in genere in due settimane di picco, prolungandosi a bassa intensità anche per due mesi consecutivi (per il Trentino tendenzialmente aprile e maggio) finchè quasi tutti gli anfibi si sono mossi sia per andare verso il sito riproduttivo sia per ritornare ai loro rifugi terrestri.

I volontari non si fermano al semplice trasloco degli animali, ma fungono da veri e propri ricercatori, raccogliendo dati utili a comprendere come le popolazioni di anfibi che vengono attenzionate si evolvono. Durante i salvataggi infatti gli animali vengono accuratamente conteggiati distinguendone specie, sesso e direzione di spostamento. Tutti i dati raccolti vengono poi inseriti in un database comune aperto ad appassionati, ricercatori ed amministrazioni in cerca di informazioni: il progetto Save the Prince (https://savetheprince.net) si pone proprio come obiettivo il mettere in rete esperienze varie, portate avanti in diverse zone d’Italia, supportando i volontari che vogliano partecipare alle attività di salvataggio.

Con “Save the Prince”, a cui ad oggi hanno aderito quattro diverse Associazioni, si può avere un confronto diretto tra i dati e un riscontro dell’attività svolta durante una o più stagioni: preziosa informazione per capire l’andamento delle popolazioni locali di questi animali e lo stato di loro “benessere”.

L’attività dei volontari è quindi necessaria per mantenere ancora vitali molte popolazioni di anfibi, soprattutto del nord Italia, dove l’urbanizzazione è più intensa. La speranza di ogni volontario è che la sensibilità ambientale un giorno aumenti a tal punto da non rendere più necessarie le azioni di salvataggio: quando anche gli anfibi, animali misteriosi e dalla biologia complessa, potranno essere percepiti come dei valori al pari di altre specie più fortunate. Solo mutando completamente la nostra prevalente prospettiva da una visione antropocentrica a quella di una Terra condivisa con tutti gli altri organismi possiamo sperare di poter garantire anche alle future generazioni di gioire nel vedere un rospetto saltellare nel giardino o una rana gracidare in uno stagno.

Esemplare di salamandra pezzata (Salamandra salamandra). Nonostante le abitudini elusive portino la salamandra a prediligere zone e orari solitamente diversi da quelli dell’uomo può capitare, nelle giornate di pioggia, di trovare anche questi anfibi sul manto stradale. Nel maneggiarli sono necessari dei guanti usa e getta in polietilene per non danneggiare la cute degli animali trasportati ed impedire il passaggio di eventuali agenti patogeni (Santa Colomba, 31/03/2022)

L’autrice delle immagini

Federica Daldon è una fotografa con base a Trento. Laureata in Scienze Naturali, ha studiato fotografia in un percorso di Alta Formazione Grafica presso gli Artigianelli di Trento. 

Il forte interesse per la conservazione ambientale la spinge attraverso il reportage fotografico, quale mezzo per raccontare storie e trasmettere emozioni, a concentrare i suoi lavori sul legame  tra esseri umani e ambiente.

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