di Federica Daldon, Sonia Endrizzi, Stefania Dal Pra, Aaron Iemma.
Foto di Federica Daldon
Gli Anfibi sono in assoluto la classe di vertebrati più minacciata di estinzione del pianeta: il 42% delle specie di rane, rospi, salamandre e tritoni oggi esistenti è, in misura differente, in pericolo di estinzione, in massima parte a causa dell’uomo. L’inquinamento delle acque, l’introduzione di specie aliene invasive, gli effetti delcambiamento climatico in corso, la progressiva riduzione delle zone umide dovequesti animali vanno a riprodursi e dove molte specie vivono per tutto l’anno, nonché la trasformazione dell’habitat e relativa frammentazione dovuta all’incessante urbanizzazione, hanno portato a una marcata riduzione delle popolazioni anfibie nella nostra penisola. Una tale situazione rende necessari e urgenti interventi volti alla salvaguardia delle specie ed alla comprensione e mitigazione degli effetti negativi sulle popolazioni causati dall’attività dell’uomo.
Alcuni esempi di conservazione attiva riguardano interventi di miglioramento/ripristino degli habitat e monitoraggi delle specie più a rischio da parte delle istituzioni locali ed enti di ricerca.
Il monitoraggio della fauna vertebrata nella Rete Natura 2000 del Trentino.
Il MUSE con il Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia Autonoma di Trento, sta portando avanti da anni un articolato programma di studi e monitoraggi della fauna vertebrata utili a valutare e garantire la sorveglianza dello stato di conservazione di specie e habitat d’interesse comunitario, come richiesto dalla Direttiva “Habitat”. Le ricerche condotte sul territorio provinciale sono dedicate agli anfibi, ai rettili e all’avifauna di ambienti acquatici, prativi, forestali e di alta quota.
L’analisi dei dati raccolti permette di valutare lo stato di conservazione della specie in provincia, l’andamento demografico delle popolazioni e di avanzare previsioni future al fine di elaborare le migliori strategie gestionali attraverso l’individuazione delle componenti ecologiche che ne influenzano la distribuzione e la densità e dei principali fattori di minaccia quali il degrado ambientali, i cambiamenti climatici, la diffusione di specie aliene invasive e di patogeni.
I dati raccolti sono archiviati e condivisi, a scopo scientifico e divulgativo, attraverso il WebGis Trentino Living Atlas (tla.muse.it).
L’ululone dal ventre giallo
L’ululone dal ventre giallo è un anfibio simile ad un rospetto caratterizzato da una vivace colorazione del ventre, gialla a macchie nere; frequenta piccole raccolte d’acqua, naturali e artificiali anche a carattere temporaneo per la deposizione delle uova nel periodo primaverile mentre in quello invernale trova rifugio sotto terra o tra cumuli di pietre o legna nelle vicinanze dei siti riproduttivi. In Italia la specie è presente nelle sole regioni del Nord-est e il suo areale di distribuzione è in costante declino a causa della scomparsa degli habitat causata da urbanizzazione, inquinamento, bonifiche di zone umide e dalla trasformazione nelle pratiche agropastorali tradizionali.
L’attività di monitoraggio in Trentino è svolta attraverso l’applicazione di due metodi: i conteggi ripetuti e la cattura-marcatura-ricattura, basata quest’ultima sulla possibilità di riconoscere gli individui attraverso il disegno delle macchie ventrali; la forma e la disposizione delle macchie differisce infatti da un soggetto all’altro, proprio come le impronte digitali nell’uomo. In fase di campionamento, gli ululoni vengono misurati, pesati e caratterizzati per sesso per poi essere nuovamente liberati nel minor tempo possibile.
“Save the Prince”
C’è inoltre un altro fattore che nelle zone urbanizzate del pianeta incide in maniera rilevante sulla sopravvivenza di intere popolazioni di questi vertebrati: il traffico veicolare. Il continuo incremento della rete stradale non
solo spezzetta gli areali degli anfibi, in modo da rendere impraticabile per loro la comunicazione intraspecifica, ma causa anche un’elevata mortalità legata direttamente agli investimenti. Questi quando avvengono a carico degli anfibi sono spesso sottovalutati
dai guidatori perchè sono di piccola entità, difficilmente riconoscibili e non causano danni al veicolo; ben diverso è l’investimento di un ungulato o di un un altro animale di medie-grandi dimensioni, per il quale spesso si allertano anche le autorità competenti.
Questa problematica è ben nota in molte regtioni d’Italia, in particolare in Trentino dove sono peraltro presenti barriere e sottopassaggi appositamente installati dal Servizio Conservazione e Sviluppo Sostenibile della PAT: intervnto purtroppo spesso insufficiente, per quanto lodevole. Per questo, gruppi di volontari sono attivi durante le sere di primavera nell’aiutare gli anfibi trasportandoli fisicamente da un lato all’altro della strada, evitando cosi che vengano travolti dalle vetture in transito.
Per questo ci sono due fronti su cui agiscono molte associazioni ambientaliste: la sensibilizzazione della cittadinanza e delle istituzioni – gli anfibi sono infatti specie tutelate da leggi nazionali, italiane ed europee – nonchè l’attività diretta di salvataggio di queste specie dagli investimenti stradali.
In particolare, per coordinare le azioni di salvataggio è nato, su iniziativa delle associazioni WWF, LAV e SOS Anfibi, il Progetto Save the Prince (savetheprince.net), che mette in comunicazioni progetti di salvataggio in tutta Italia, proponendo un protocollo di monitoraggio ed impegno dei volontari standardizzato. Come funziona?
Prima di tutto i nuovi volontari vengono formati dal gruppo di riferimento per poi agire “sul campo” andando a monitorare i tratti stradali lungo i quali gli animali si muovono. Infatti spesso questi devono attraversare le strade in corrispondenza di siti riproduttivi quali laghi, stagni, pozze, fossati. Nelle serate piovose o molto umide di inizio primavera gli animali adulti si spostano, senza però badare a chi insieme a loro si muove su strada e venendo spesso schiacciati lungo il loro tragitto. Il lavoro del volontario è quindi quello di intercettare gli animali in movimento, per poi metterli al sicuro trasportandoli dal lato opposto della strada. L’attività è semplice, però spesso accade che gli animali siano decine o centinaia, in particolare in serate di pioggia battente: il volontario deve quindi essere pronto anche ad alcune uscite impegnative. Tuttavia, l’unione fa la forza: più si è e meglio si sorvegliano le strade e meno faticose sono le serate per i singoli.
L’attività si concentra in genere in due settimane di picco, prolungandosi a bassa intensità anche per due mesi consecutivi (per il Trentino tendenzialmente aprile e maggio) finchè quasi tutti gli anfibi si sono mossi sia per andare verso il sito riproduttivo sia per ritornare ai loro rifugi terrestri.
I volontari non si fermano al semplice trasloco degli animali, ma fungono da veri e propri ricercatori, raccogliendo dati utili a comprendere come le popolazioni di anfibi che vengono attenzionate si evolvono. Durante i salvataggi infatti gli animali vengono accuratamente conteggiati distinguendone specie, sesso e direzione di spostamento. Tutti i dati raccolti vengono poi inseriti in un database comune aperto ad appassionati, ricercatori ed amministrazioni in cerca di informazioni: il progetto Save the Prince (https://savetheprince.net) si pone proprio come obiettivo il mettere in rete esperienze varie, portate avanti in diverse zone d’Italia, supportando i volontari che vogliano partecipare alle attività di salvataggio.
Con “Save the Prince”, a cui ad oggi hanno aderito quattro diverse Associazioni, si può avere un confronto diretto tra i dati e un riscontro dell’attività svolta durante una o più stagioni: preziosa informazione per capire l’andamento delle popolazioni locali di questi animali e lo stato di loro “benessere”.
L’attività dei volontari è quindi necessaria per mantenere ancora vitali molte popolazioni di anfibi, soprattutto del nord Italia, dove l’urbanizzazione è più intensa. La speranza di ogni volontario è che la sensibilità ambientale un giorno aumenti a tal punto da non rendere più necessarie le azioni di salvataggio: quando anche gli anfibi, animali misteriosi e dalla biologia complessa, potranno essere percepiti come dei valori al pari di altre specie più fortunate. Solo mutando completamente la nostra prevalente prospettiva da una visione antropocentrica a quella di una Terra condivisa con tutti gli altri organismi possiamo sperare di poter garantire anche alle future generazioni di gioire nel vedere un rospetto saltellare nel giardino o una rana gracidare in uno stagno.
L’autrice delle immagini
Federica Daldon è una fotografa con base a Trento. Laureata in Scienze Naturali, ha studiato fotografia in un percorso di Alta Formazione Grafica presso gli Artigianelli di Trento.
Il forte interesse per la conservazione ambientale la spinge attraverso il reportage fotografico, quale mezzo per raccontare storie e trasmettere emozioni, a concentrare i suoi lavori sul legame tra esseri umani e ambiente.