Benvenuti nel mio salotto!

Ciao Marlene,

Sono fidanzato da alcuni anni. Dopo soli dieci mesi di convivenza ho notato in lei un lento spegnersi dell’entusiasmo iniziale. Sta più sulle sue ed è sempre molto cupa. Mi chiedo: in tutto questo dove sono io? (CM)

Non ci crederai, cara Marlene, ma il mio lui comunica con me attraverso i social. Se deve dirmi qualcosa lo fa con un post sul suo profilo, anziché venirmelo a dire in faccia. Devo dirgli di smetterla. Lo faccio anche io con un post? Ma ti pare normale un comportamento del genere? 

Elisa

Sono sposata da quasi 40 anni con un professionista affermato. Pur essendo andato in pensione continua a tenere gli stessi ritmi lavorativi di prima e soprattutto esce spesso da solo. Eppure io speravo di poter cominciare a stare un po’ di tempo insieme… Come potrei fare a convincerlo? 

Clara – BZ


L’intento di questa rubrica è quello di scandagliare le questioni che riguardano i sentimenti. Non un’analisi fredda e distaccata quanto piuttosto  un ascolto attivo verso i dubbi, gli interrogativi che accompagnano la vita emotiva nel quotidiano. Il mio punto di vista, il parere leggero di una controparte sconosciuta. 

Questo mese ho voluto cambiare l’approccio, modellando le risposte in forma narrativa, ponendo io stessa delle domande a chi legge con la sincera speranza che possano smuovere delle reazioni. Mi piacerebbe che questo spazio diventasse una sorta di salotto accogliente nel quale ritrovarsi per confidarsi liberamente. Ma per farlo, non dimenticatelo, ho bisogno di voi!

Non si finisce mai di farsi domande

Sono stanca di pensare, pensò Anna Maria. A che punto sono arrivata? Sono arrivata che lui non mi guarda più come una volta. Pare sia normale, perché sono otto anni che mi guarda e adesso mi deve vedere come la statuina di bronzo che è in soggiorno, che anche se scomparisse non se ne accorgerebbe. O come il montanaro che vede le Alpi dalla finestra di casa sua e non le vede anche se le guarda, perché nel frattempo pensa ad altro.

Anch’io continuo a vederlo da otto anni, ma, anche se non sempre mi piace, lo guardo comunque. E mi accorgo subito se gli manca un bottone o se non ha fatto la barba. Mentre io potrei vestirmi da Giulio Cesare e lui non se ne renderebbe subito conto. Forse dovrebbe addirittura passare un bel po’.

Tutto questo è pesante da sopportare e io sono stanca di pensare. Tempo fa ho letto che una donna per non annoiare un uomo deve essere sempre diversa. Allora dovrei essere un’attrice, ma molto brava. Un giorno potrei essere per lui la piccola moglie tenera e spaurita, il mese dopo diventerei l’amante passionale e un’altra volta farei la compagna che scrive poesie, per incantarlo e stupirlo con le mie doti letterarie. “Sono stanca di pensare”, congetturò Anna Maria, ma vorrei sapere se a tutte le coppie succede così, che dopo qualche tempo non si “vedono” più. Gli sceneggiatori di film e serie tv (e, sì, le religioni) cercano di addolcire la pillola raccontando che sì, la coppia non si vede più tanto bene come i primi tempi, ma rimangono comunque felici fino alla vecchiaia. Stanno insieme, lei e lui, fino a novant’anni, fanno insieme il raffreddore e mangiano insieme la minestrina, vanno insieme a fare la spesa, ma non si vedono più.

“Sono stanca di pensare”, ancora Anna Maria. La prima cosa che ho sospettato è che non mi amasse più. E sia, so essere una donna forte ed obiettiva quando voglio.

Però questo mi fa riflettere. Perché impegnarsi tutta la vita ad amare una persona quando è nel fatale meccanismo delle cose che dopo un po’ si smetta di farlo? È come piantare una vite sapendo che non darà mai uva, come costruire un palazzo sapendo che non arriverà mai al tetto, come prendere un treno che invece di andare a Roma si fermi a un centinaio di metri dalla partenza. Ci si impegna per mettersi in viaggio tutta la vita e dopo dieci minuti si è già fermi in mezzo alla campagna.

“Sono troppo stanca per queste domande”, pensò Anna Maria.

Eppure non finirò mai di pensarci.

Farsi domande sui sentimenti è un modo per esplorare e comprendere meglio noi stessi e le nostre relazioni con gli altri. Ascoltare le emozioni che proviamo in determinate situazioni può offrire indizi sulle nostre preferenze, desideri e bisogni.

Se ignoriamo o reprimiamo i nostri sentimenti, potrebbero manifestarsi in modi negativi come stress, ansia o rabbia. Farsi domande sui sentimenti ci aiuta a identificare le emozioni e a sviluppare strategie per affrontarle in modo costruttivo.

Essere in grado di empatizzare con il vissuto degli altri può inoltre migliorare la capacità di supportare gli altri nei momenti di bisogno.

Attraverso l’auto-riflessione e l’analisi dei nostri sentimenti, possiamo imparare da esperienze passate, identificare modelli comportamentali e sviluppare una maggiore struttura emotiva.

Da tutte le parti ci gridano che non pensiamo abbastanza, che facciamo le cose senza riflettere, che dobbiamo contare fino a 100 prima di aprire bocca. Ma può essere che, a volte, l’eccessiva riflessività diventi una malattia. Quando – per fare un altro esempio – Lucia spiega perché ha lasciato Giovanni non dice semplicemente: non mi piace più. Inizia dagli albori per arrivare alle ragioni profonde, psicologiche, spirituali per cui lei ha lasciato il compagno. Tutte ponderate, analizzate, calibrate fino ad uccidere i sentimenti con la razionalità.

Due innamorati appena si vedono hanno l’impulso giusto, andarsi incontro per abbracciarsi. Ma la razionalità lo reprime e porta lei a pensare che lui forse non sia questo granchè e lui che lei finirà con il pugnalarlo alla schiena.

Ora mi direte che ce ne sono già fin troppi che non riflettono abbastanza, nel mondo.

Lo so.

Ma visto lo scarso e deludente risultato di tutti questi pensieri, in ambito amoroso sia chiaro, la mia personale proposta è di cambiare prospettiva e approccio. Lasciatevi stupire dalla potenza delle emozioni, dal potere inesplicabile del cuore… fidatevi di Marlene!

Condividi l'articolo su: