Bulimia di serie (tv)

Rientro a scuola dopo le vacanze natalizie. Breve sondaggio/chiacchierata per sciogliere il ghiaccio. 

“Come avete trascorso questo periodo ragazzi?” Statisticamente, solo una piccola percentuale dichiara di aver fatto qualche uscita e/o di aver passato le vacanze all’aria aperta; la maggior parte della generazione zoomer (leggi come generazione Zeta, ovvero i giovanissimi nati tra il 1997 e il 2012) ha praticato in maniera assidua il “binge-watching”. Che cosa si intende con quest’espressione? Il termine nasce dall’unione di “guardare” (watching) e “abbuffata” (binge). Quindi più che di panettoni e cotechini, i giovanissimi si sono strafogati di serie televisive. Questa tendenza nasce come una passione, fino a diventare, per molti, una vera e propria dipendenza: i sondaggi parlano di un numero impressionante di ragazzi che trascorrono ore e ore incollati al televisore, sciroppandosi un episodio dopo l’altro senza sosta. Ma qual è il motivo di tanto successo? Semplice. La maggior parte dei giovani dichiara di voler vedere tutta una serie in una volta sola per non perdere il “filo del discorso”. Insomma, non si tollera più di stare nell’incertezza per una manciata di ore o addirittura per giorni; l’effetto di suspense deve essere subito colmato dal prosieguo immediato degli intrecci. E noi poveri boomer, che ricordiamo lo stato d’ansia con cui si attendeva il nuovo episodio di Happy Days o la nuova puntata della soap opera di turno! Si trattava di un autentico passatempo; a scuola o a passeggio si commentava l’episodio del giorno, si facevano congetture su questo o quel protagonista e sullo sviluppo di quelle dinamiche che spesso ruotavano su intrecci che avevano dell’incredibile: uno moriva e poi, misteriosamente, riappariva; un altro trovava figli ovunque; quell’altra, dopo anni di relazione col figlio, si sposava il padre e via dicendo. E il bello è che a quei tempi non si poteva neanche “spoilerare” – ovvero rivelare in anticipo dettagli della trama desunti dalla rete – in quanto non eravamo forniti di quell’immenso motore di ricerca al quale oggi attingiamo senza sosta e senza limiti. Ricordo che i più fortunati ricevevano qualche anticipazione da parenti o amici che si trovavano negli Stati Uniti, dove magari si era avanti di un anno rispetto alla messa in onda italiana. 

Noi guardavamo soap opera e telefilm, oggi ci sono le serie tv di Netflix, Amazon Prime e Sky. Servizi di “home entertainment” che si caratterizzano per la comodità: inizi quando vuoi, metti in pausa se devi andare in bagno, riprendi senza limiti e vincoli. 

A differenza del passato – il vecchio telefilm aveva un inizio e una fine ben definita – gli episodi delle serie sono spesso collegati tra loro, articolati in stagioni e volutamente lasciati in sospeso, per indurre il passaggio alla fase successiva. 

E gli argomenti? Che generi si guardano? La scelta è ampia. 

Una delle serie tv più viste – ormai è diventata un cult – è “Stranger Things”, con musiche e reminiscenze anni Ottanta. Volano ancora “Squid Game”, “Lupin”, “La Casa di Carta”. Seguitissima “The Crown”, sulla casa reale inglese. E Sex Education? Tutti i giovani la seguono o per lo meno hanno dato una sbirciata e sanno di cosa si tratta. Vanno forte anche quelle serie tra il thriller e l’horror, con delitti e mezzi vampiri, che rappresentano l’eterna lotta tra il bene e il male e che fanno leva su effetti scenici spettacolari. Altro che i set piuttosto essenziali delle soap opera e dei telefilm dei vecchi tempi! Lo spettatore vecchio stampo accettava il fondale di cartone e le stesse scenografie che si ripetevano con regolarità: Fonzie avrà pur avuto il giubbotto in pelle, ma si aggirava perlopiù tra il monolocale di Arnold’s e la sala da pranzo di Ricky Cunningham. Un mondo di cartone vs un mondo liquido totalizzante, in cui si rischia di perdere il contatto con la realtà.

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.