L’arte è forte, più della guerra. Parola di Leonardo

Il forte di Tenna, in tedesco Werk Tenna, si staglia imperioso sulla collina omonima che separa i laghi di Caldonazzo e Levico Terme. Fu costruito tra il 1880 e il 1882. Da subito, per posizione e costituzione, il forte parve inadeguato ai fini del conflitto bellico, tanto da decidere di spostare i cannoni presenti nella vicina chiesa di San Valentino. Venne in seguito smantellato e, durante il dopoguerra, addirittura adibito a stalla prima e a palestra per l’arrampicata poi. Venne restaurato infine nel 2009.

Dal 28 luglio al 3 settembre è tra i luoghi della mostra diffusa “L’arte è forte”. Diffusa perché sparsa in ben quattro location dell’Alta Vallsugana: a Caldonazzo alla sede de “La Fonte”, alla Casa della Cultura e nelle vetrine dei negozi del Centro storico, oltre che al forte di Tenna.

In tutto i visitatori potranno ammirare ben 165 opere. 70 opere del patrimonio della Regione, 72 opere di artisti locali contemporanei, 10 opere da collezioni private, 10 opere presenti all’interno della biblioteca del Comune di Caldonazzo, 2 opere della Cassa Rurale Alta Valsugana e un’opera del Museo Mek (Museo Eccel Kreuzer) di Bolzano. In tutto sono 44 artisti coinvolti di cui 17 del territorio.

La mostra “L’arte è forte”, organizzata da Marina Eccher e curata da Giuseppe Tasin si inserisce nel progetto “La Regione fuori dai vetri”, promossa dall’assessora regionale al patrimonio Waltraud Deeg, che prevede di far uscire da palazzo le opere d’arte del patrimonio della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige per metterle a disposizione dei Comuni.

La mostra sarà visitabile al forte di Tenna il lunedì dalle 17 alle 19, il giovedì ed il sabato dalle 9.30 alle 13; a Caldonazzo tutti i giorni dalle 18 alle 21.

E qui la parte del leone la fa Leonardo Lebeničnik con il suo progetto “Forme scultoree” – dedicato al rapporto tra Uomo e Natura e ai materiali primari che hanno segnato lo sviluppo dell’Umanità quali il legno, la pietra e il ferro. Ed è di lui che – in questo contesto – ci piace scrivere.

Nato a Tuzla, cittadina di poco più di centomila abitanti in Bosnia Erzegovina, nel 1970. Tuzla è famosa e nota per i trentini, soprattutto per gli abitanti del primiero. La presenza dei depositi salini è uno dei fattori che ha portato molte famiglie trentine ad emigrare in Bosnia. La città, infatti, durante il periodo di dominazione dell’Impero Austro-ungarico in trentino, era una città in rapida crescita soprattutto dal punto di vista economico.

Anche Leonardo ha una parente trentina, per la precisione la sua nonna materna. Sembra quasi ironico notare come, quasi un secolo dopo, lui abbia deciso, per motivi totalmente diversi, di emigrare a sua volta in Trentino, proprio nel territorio del primiero. Leonardo ricorda inoltre come, nella storia, ogni essere umano sia stato costretto per i più svariati motivi ad emigrare, a partire dai tempi primitivi passando poi, ad esempio, alla diaspora ebraica; mettendoci ancora una volta di fronte ad una delle più grandi contraddizioni del tempo contemporaneo: si può davvero parlare di proprietà e di confini in un mondo nel quale siamo tutti ospiti, tra l’altro per un tempo estremamente limitato?

Il forte di Tenna non è stato scelto casualmente per ospitare questa mostra. Il titolo di essa è fortemente evocativo e pregno di significato: l’arte è forte. Parlando con l’artista della maggior parte delle opere, infatti, ci si rende conto di come si sia riusciti a traslare il significato di questo luogo, un tempo luogo di guerra e morte, oggi luogo di cultura e arte, quindi, in altre parole, di vita. Inoltre è interessante notare gli strumenti e le materie prime con cui Leonardo ha deciso di lavorare ed esprimere il proprio bisogno di esteriorizzare i suoi sentimenti, veicolando il suo personalissimo messaggio. Il legno, la pietra, il ferro. Questi sono gli elementi che la natura ha deciso di consegnare, in comodato d’uso gratuito, all’uomo. L’uomo è poi totalmente responsabile delle sue creazioni. E ciò è così sin dall’alba dei tempi; ben prima quindi della bomba atomica, dell’invenzione della spada, del libero arbitrio di memoria biblica. Forse il primo segnale di questo fenomeno lo si può ritrovare nella preistoria, quando i nostri antenati capirono come, modellando il legno e la pietra prima, controllando il fuoco poi, sarebbero stati in grado di stabilire la propria superiorità sulle altre specie attraverso la forza. Dapprima fu una questione di sopravvivenza, per poi presto diventare strumento di conquista e di potere. Leonardo decide quindi di giocare con questi elementi, dimostrando come è ancora possibile utilizzarli in un modo diverso, ricreativo, atto a costruire ponti e non a distruggere porti.

L’arte segue dei percorsi imprevedibili e di difficile comprensione. è molto complesso infatti, di fronte ad un’opera d’arte, riuscire a capire fino in fondo quello che un artista prova e tenta di comunicare. Spesso quest’incapacità empatica provoca nell’artista e nel fruitore dell’opera un sentimento subdolo di frustrazione. Per ovviare a questa incapacità di immedesimazione corre in aiuto, in questo caso, il contesto nel quale sono collocate le opere. L’imperante umidità degli ambienti, unita alla statuaria presenza delle opere, permette al visitatore di scendere nei meandri della mente dell’artista, concependo se non altro in maniera più nitida quali possono essere i significati attribuibili delle opere. Le opere dell’artista trentino d’adozione sono composte da un intreccio di legno, ferro e pietra. Sono riconoscibili grazie alla sua personale firma che consiste nel suo pollice impresso grazie alla tempera.

Seguendo gli stretti canali interni al forte, è facile immedesimarsi nei soldati che ne scavarono i solchi e in quelli che, sotto ai bombardamenti, correvano disperatamente a fare scorta di munizioni. Tra le varie arcate si possono trovare le opere di Leonardo, unite all’ambiente circostante dai medesimi elementi, intrecciati in un connubio quasi atavico.

Leonardo ha dovuto lasciare la Bosnia Erzegovina all’età di 22 anni quando nei Balcani infuriava una guerra sanguinolenta, che causò la devastazione di diverse città e morti nell’ordine di decine di migliaia. L’artista parla a stento del suo passato, quando gli si pone la domanda il suo viso, solitamente molto gioioso, s’imbrunisce. è facile intuire il motivo di quella silente reazione, è senza dubbio più rispettoso lasciar perdere. Quel che è da ricordare e che conta veramente è, invece, il vedere come Leonardo dovendo scappare a causa di persone che del legno e del ferro hanno voluto fare strumenti di morte e distruzione, abbia deciso di dedicare la sua vita alla costruzione di idee, pensieri e ponti, mostrando a tutti noi come una via diversa sia sempre possibile. Grazie di cuore Leonardo, che il tuo modo di vivere l’arte possa essere d’esempio nei tempi più oscuri.

Leggi anche…

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Fabio Loperfido

Nato allo scadere del millennio, Fabio è uno studente errante che ancora non ha ben chiaro cosa potrebbe volere il mondo da uno come lui. Nel mentre prova ad offrire ciò che vede con i suoi occhi tramite una sua lettura, con la speranza che il suo punto di vista possa essere d'aiuto a qualcuno martellato dai suoi stessi interrogativi.