Su, cuore mio, guarisci!

Ninon Dolbin Ausländer e Herman Hesse

Immerso nella campagna verde di Montagnola, borghetto presso Lugano dove sceglie di vivere dal 1919, Herman Hesse cerca equilibrio e quiete. Ricoverata la prima moglie in una clinica psichiatrica e affidati i figli alle cure di amici generosi, è spinto dall’urgenza di dar libero corso alle proprie passioni, scrittura e pittura, che sente frustrate dalla condizione familiare. Solitario e uomo difficile, è deciso a ricominciare daccapo tra vigneti e foreste di castagni. Dopo aver alloggiato in un appartamento privo di riscaldamento, si trasferisce in una grande casa dalle pareti esterne dipinte di rosso. Circondata da un ampio giardino, è dotata di una biblioteca, di uno studio riservato alla pittura, di stanze per ospitare figli e amici tra i quali Thomas Mann, che iniziano regolarmente a fargli visita. L’amico e mecenate Hans Bodmer costruisce la Casa Rossa assecondando nel progetto le esigenze di Hermann Hesse e della nuova moglie, Ninon Dolbin Ausländer, studiosa di archeologia classica, e gliela offre in comodato d’uso. Qui vivono felici “come due bambini del loro nuovo nido”. Si dedica al giardinaggio tra i girasoli giganti e gli alberi di fico con in mente una musica, il quartetto in FA maggiore per archi e oboe di Mozart che gli ispira la sua opera maggiore: “Il gioco delle perle di vetro”. Con gli anni si isola, fa affiggere un cartello sul cancello della Casa Rossa: “Quando uno è diventato vecchio e ha fatto la sua parte, gli si addice di familiarizzarsi tacitamente con la morte… alla porta della sua dimora conviene passar oltre, come se fosse l’abitazione di nessuno”.
La Casa Rossa consentì a Hesse di condurre un’esistenza meno irrequieta, con maggior tempo a disposizione per leggere, scrivere e meditare.

Gradini

Come ogni fior languisce e giovinezza
cede a vecchiaia, anche la vita in tutti
i gradi suoi fiorisce, insieme ad ogni
senno e virtù, né può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore sia
pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso
ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi
senza fermare in alcun d’essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo d’infiacchire nell’ignavia;
sol chi è disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a nuovi spazi;
della vita il richiamo non ha fine…
Su, cuore mio, congedati e guarisci!

“Stufen”, questo il titolo in tedesco, è stata scritta da Hermann Hesse dopo una lunga malattia nel maggio del 1941, è una poesia carica di ottimismo, un inno alla possibilità dell’uomo di continuare a migliorarsi, a crescere “gradino dopo gradino”. In gioventù così come in vecchiaia, la vita riserva momenti di inattesa magia che bisognerebbe saper cogliere accettando il processo di cambiamento continuo. Lasciare che l’esistenza nelle sue piccole cose ci avvolga di stupore affinché non smetta di essere sprone e stimolo, sorgente di insegnamento e saggezza. Provare a coltivare la bellezza della vita nutrendo lo spirito e la propria luce interiore per affermarne il valore inesauribile. La nostra essenza.

Hermann Hesse (1877-1962). Scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima e conta quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti.

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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com