Nel giugno scorso, nella rinnovata piazza della Mostra di Trento, di fronte al Castello del Buonconsiglio, il sindaco di Trento e il Commissario del Governo hanno consegnato a Giambattista Tomasi le insegne di commendatore della Repubblica.
Nato a Mattarello nel 1939 dal padre Angelo, contadino, e dalla madre Enrica, dopo aver lavorato tutta la vita presso il SAIT, Giambattista detto Giobatta non è nuovo alle onorificenze: ne ha ricevute altre con cadenza decennale: nel 2003 è stato nominato Cavaliere della Repubblica e nel 2013 Cavaliere Ufficiale. Come mai così tante per un uomo umile di spirito come lui? Il fatto è che lui è di un attivismo sociale sorprendente, quasi sbalorditivo: incapace di starsene tranquillo e tirare il fiato, a 84 anni è una dinamo col cappello da alpino! Ecco un elenco (parziale!) delle sue attività di volontariato per cui lo hanno fatto commendatore: ha partecipato innumerevoli volte alle iniziative promosse dall’Associazione Nazionale Alpini di Trento, più volte nella ricostruzione dopo il terremoto del Friuli, nel 1976, nei paesi di Buia e Tramonti di Sotto; nel maggio del 1993 era in Russia intento alla costruzione della Scuola materna di Rossesch; tre anni dopo, in Sardegna concentrato nel restauro della colonia marina per disadattati delle Suore Evaristiane di Putzu Idu, Oristano; dal 2009, il sabato e la domenica apre la chiesetta di Santa Zita ricostruita dagli Alpini al Passo di Vezzena in ricordo dei caduti italiani e austriaci della Grande Guerra, raccontando la storia della chiesa e dei combattimenti che si sono svolti intorno; dal 2019 fa la guida accompagnatore al Museo delle truppe Alpine sul Doss Trento; dall’anno 1964 è membro del Consiglio Direttivo degli Alpini di Mattarello; nel 1994 è stato cofondatore del Circolo “San Vigilio” (il locale circolo Pensionati Anziani). Appassionato di poesia dialettale ha sempre fatto il portavoce del Gruppo “Vozi’n Dialet”, che raccoglie una quindicina di verseggiatori, maschi e femmine, e organizza recite di versi in dialetto; dopo il servizio militare (finito nel 1962), il nostro Giobatta ha fatto il volontario della Croce Rossa, intervenendo negli incidenti sulle strade nelle domeniche e nelle feste, e sui campi di sci.
Ed ora alcuni episodi emblematici. Siamo nel 1962, negli anni degli attentati in Alto Adige e Giobatta è proprio lì, di sentinella alla diga di Valdaora quando nello scaricamento della sua arma (un fucile Garand) gli parte un colpo. Lo sentono tutti, la vigilanza in quegli anni è estrema, le punizioni severe, un periodo di CPR (la camera di punizione di rigore) si profila come inevitabile. Ma Giambattista riesce a evitare il tavolaccio, conosciuto com’è come un alpino serio responsabile, disponibile.
E arriviamo al 1962. Prima decade di gennaio, anno in cui Giobatta cessa il suo servizio militare con la 74ma Compagnia del Battaglione Bassano. Siamo durante un campo invernale, con uscite che duravano due settimane, che tutti gli Alpini per la loro durezza cercavano di evitare. Gli Alpini sono partiti da San Candido, sede del Battaglione, dopo vari pernottamenti all´addiaccio sono giunti al Rifugio Locatelli, sotto le tre Cime di Lavaredo. Tra i militari in esercitazione invernale, Giobatta con la sua taglia da fantino (1.65 di altezza per 68 chili, le misure che ha anche adesso). La giornata è freddissima, la colonnina di mercurio ha toccato i 25 sotto zero, la barba i baffi, il passamontagna sono una maschera di ghiaccio. Sul lunghissimo sentiero Giobatta arranca con fatica caricato dello zaino con armamento individuale e dell’apparecchio radio (come radiofonista di battaglione), pesante circa 16 chili è uno degli ultimi della fila; poco pratico con gli sci da fondo con pelli di foca com’è. D´un tratto nota qualcosa che sta scivolando velocemente lungo la fila. Ma che roba è? Era successo che un alpino era caduto a terra, trascinato da un mortaio o da un cannoncino che fosse, ed era incapace di arrestarsi. Poche decine di metri e c’era il burrone. Con la sua taglia da fantino, come un rugbista, Giobatta, incredibilmente lo placcò, quasi sicuramente salvandogli la vita. Dopo lunghe ricerche lo incontrò a Gardolo, il suo paese, qualcosa come 47 anni dopo: si chiamava Alfredo Merzi, di professione barbiere. L’incontro fu commovente.
Ma Giambattista Tomasi è anche un poeta acclarato che ha recitato in pubblico diverse volte e a 80 anni ha pubblicato il suo primo libro di poesia,“Le Ciavi del paradis”, prefato da chi scrive, dopo aver frequentato i corsi di poesia a Villa S. Ignazio a Trento. C´erano un centinaio di persone che gremivano la sala alla presentazione del libro. A Mattarello cento persone in una serata di poesia non si erano mai viste!