Una donna sola fa ancora paura

Cara Marlene,

dopo quattro anni di matrimonio, apparentemente felici, ho scoperto che mio marito aveva delle relazioni segrete, che duravano da prima del fatidico sì. Il dolore è stato, per me, devastante, anche perché, proprio in quel periodo, stavamo cercando di avere un figlio. Ne ho parlato con i miei genitori e con il sacerdote che ci ha sposati: tutti mi hanno consigliato di perdonare mio marito e di far finta di nulla. La cosa che mi ha sorpreso è che li spaventava di più il fatto che potessi rimanere sola, «alla tua età…» (ho da poco  passato i quarant’anni). Ecco, Marlene, perché una donna sola fa ancora così paura?

S. ‘82

Cara S, grazie della domanda e della fiducia. Io non sono d’accordo con chi ti ha consigliato di fare finta di nulla, se credi di voler provare a perdonare tuo marito dovrai trovare il coraggio di affrontare apertamente la questione. Sarai solo tu, poi, a decidere cosa fare, ascoltando in profondità quello che sente il tuo cuore.

Una donna sola fa ancora così paura…perché ha imparato ad amarsi, a bastarsi ad essere indipendente e questo è qualcosa che la nostra società non ha ancora assimilato.

Fino a relativamente poco tempo fa la coppia era considerata la condizione di “normalità”, un rapporto a due era oltre che un’unione sentimentale una sorta di paracadute per affrontare la vita. Ma ora le cose sono cambiate e non è più l’unica opzione, esiste la possibilità di vivere da single e esserne appagati. Vivere da sole non solo è possibile, ma spesso essere padrone del proprio tempo è una condizione di assoluta completezza e di benessere profondo.

Quando si arriva ad apprezzare la solitudine si dà un valore nuovo al tempo che si concede agli altri e quindi, inevitabilmente si diventa più selettive. Anche nella scelta di chi avere vicino, si ama l’altra persona con una cura diversa, perché per chi ha imparato a bastarsi, l’altro diventa un valore aggiunto e non un qualunque riempitivo per momentanee distrazioni.

Il potere di scegliere non è da sottovalutare. E non parlo solo del partner, ma anche di ciò che si vuole o non si vuole accettare.

Quando si interiorizza quella cosa del “meglio soli che male accompagnati” non si torna più indietro, un po’ perché si impara a rispettare il proprio valore, ma soprattutto perché la solitudine non è più vissuta come una condizione imposta, ma come una splendida, personalissima scelta.

Scrivi anche tu a Marlene!

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