Franco Bertoldi: “La felicità? Essere irresistibilmente curiosi di sapere”

Franco Bertoldi nasce il 13 dicembre del 1920 a San Candido, secondogenito di otto figli. Fin da ragazzo dimostra una grande curiosità, che definisce intellettuale e che lo accompagnerà per tutta la vita.

Dopo la maturità all’Istituto Magistrale di Trento si diploma, come privatista, al liceo scientifico, per iscriversi all’università di Padova e per potersi laureare con Norberto Bobbio in Scienze politiche. Contemporaneamente insegna, prima in Slovenia, poi in Trentino, come maestro di scuola elementare e approfondisce le sue competenze pedagogiche. Tra le attività didattiche che hanno fatto breccia all’epoca, a livello metodologico, ricordiamo un filmato fatto con i suoi alunni della scuola elementare di Gardolo. Il film era relativo alla spedizione dei Mille, girato con alunni in costume e ambientato nei dintorni della scuola, fatto per spingere gli alunni a cogliere il senso storico di quella spedizione.

In quegli anni Franco inizia anche a lavorare nel settore dell’economia trentina e diventa collaboratore della Camera di Commercio di Trento, nonché giornalista pubblicista per i giornali locali e per “Il Sole 24ore”. Nel campo del giornalismo lavorerà tanti anni, oltre che per i summenzionati giornali, anche poi per riviste di stampo pedagogico, come “Scuola e Didattica” o “Professionalità”, editi da La Scuola di Brescia. Il suo stile pedagogico e la sua metodologia didattica, che Franco riporta in alcuni articoli di quegli anni, colpiscono il prof. Aldo Agazzi, docente di Pedagogia all’Università cattolica del S. Cuore di Milano e Brescia. Nel 1958, per esempio, pubblica per la Casa editrice “Vita scolastica” di Brescia, il testo “La tecnica delle schede nella scuola elementare”, nel quale spiega l’importanza di far lavorare gli alunni tramite ricerche e il valore del lavoro di gruppo. Agazzi lo chiama e gli propone di fargli da assistente all’università.

Da giovane insegnante con la sua scolaresca

Dopo una decennale esperienza come maestro elementare, Franco Bertoldi, nel frattempo laureatosi, passa ad insegnare Tedesco alle scuole medie in Trentino. Vari anni più tardi per poter accedere al concorso statale per ottenere la cattedra universitaria, secondo la proposta di Agazzi, deve prima passare ad insegnare alle superiori.  Ottiene la cattedra di Diritto ed economia all’Istituto tecnico per ragionieri di Trento. E dopo un anno, superati i vari esami di stato necessari, diventa Libero docente in Pedagogia presso la Cattolica di Milano e Brescia, insegnando “Metodologia e didattica dell’insegnamento medio”.

Come libero docente e come ordinario insegna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia, all’Università La Sapienza di Roma, concludendo la sua carriera come docente di Pedagogia generale presso l’Ateneo trentino. Sempre a Trento fonda il Seminario permanente di Pedagogia, proseguito poi in qualità di Osservatorio sulla didattica, presso la locale facoltà di Lettere e filosofia, operando in collaborazione con Aldo Nardi.

Nella sua vita, appassionato della sua terra, pubblica vari libri su Trento (“Vecchia Trento”; “Ischia”; “Cultura, educazione, scuola in un Middle Village”; “Intorno alla vecchia Trento”; “Il cibo e l’esca”….). Collabora con la Radio e con la televisione, con la Federazione Provinciale delle Scuole materne convinto sostenitore della preparazione dei docenti, insieme all’amico e collega Gino Dalle Fratte e ancora con il Coro della S.A.T.; ma anche con Enti ed istituzioni di altre regioni, come per esempio la Scuola Radioelettra di Torino.

Sostanzialmente ama la sua terra, la sua gente, ma crede fortemente nell’educazione dei giovani e nell’insegnamento tramite forte empatia con gli alunni e attraverso il buon esempio.

Scrive nella prefazione di “Critica della certezza pedagogica” (Ed. Amando Armando, 1981) testo ancora in fase di studio per contenuti e attualità “…nel processo educativo esiste un’asimmetria fra chi agisce educando e chi agisce essendo educato… e questa asimmetria non si annulla nemmeno quando i due termini della relazione pedagogica sono di pari età…. ciò sanno bene i corruttori del nostro tempo: essi sanno che la condizione di operatore è definita dall’esercizio di un potere e che, al tempo stesso, essere titolari di un potere consente di agire come operatore. Di qui la facile equazione che assimila l’educazione all’influenza politica o peggio ancora all’influenza economica e la tremenda complicazione che investe il pedagogista e l’educatore quando tenta di decidere i fini… e gli strumenti del suo intervento.

Le riflessioni che seguono sono appunto il tentativo di liberare la pedagogia – come scienza dell’educazione – dal controllo delle altre scienze quando queste ultime, passando dalla teoria alla prassi, cercano di imporre le loro finalità, sempre parziali, al fine sempre globale, dell’educazione.”

Dal 2015, un’associazione culturale ne porta il nome; è nata a Trieste – su iniziativa della nipote di Franco, Aglaia Merkel Bertoldi, docente di tedesco e direttrice di coro – per promuovere attività e iniziative musicali (corali e strumentali) e culturali in genere, rivolte sia a bambini e ragazzi, che a giovani e adulti per promuovere la crescita del singolo non solo dal punto di vista musicale e culturale, ma anche da quello umano e affettivo.

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