Trentinità e trentinismo

Ricordo qui Giorgio Bocca,  partigiano, giornalista, scrittore, tra i fondatori con Eugenio Scalfari del quotidiano la Repubblica, e che ci lasciò nel 2011 a 91 anni, per una sua peculiarità “dialettica”: nella sua allora nota rubrica su L’Espresso “l’Antitaliano” utilizzava con una certa insistenza il termine “cretino” per criticare questo o quello. Lo aveva usato per íl revisionismo di chi non attribuiva l’Olocausto a Hitler perché non si era rinvenuto mai l’ordine scritto; per Toni Negri, che riteneva ispiratore della lotta armata degli anni 70; per Umberto Bossi perché lo considerava privo di ideologia (beccandosi in questo caso una condanna per diffamazione). In una delle sue cronache-invettive utilizzò questo termine, ora per fortuna un po’ in disuso, anche dissertando della nostra città. Erano gli anni ‘90 e lo ricordo bene, per quanto non sia più riuscito a recuperare l’articolo in questione. Il passaggio “incriminato” comunque, testualmente, elogiava “la trentinità, da non confondere con il trentinismo che, si dice, pare dia un po’ sul cretino”. Questo è quanto. Non è poi così difficile tradurre quel che voleva dire questo piemontese già allora non più giovane: “trentinità” è l’orgoglio delle proprie radici, forti e sane, come certo egli sentiva anche le sue; “trentinismo” una certa ristrettezza mentale e riluttanza al cambiamento, tipica delle regioni montanare dalle quali pure Bocca proveniva. Noi, quale di queste due anime trentine stiamo vivendo maggiormente ai nostri tempi? Me lo chiedo perché molti sanno che a partire almeno dal 2015 la città di Trento è stata eletta fra le cd Smart Cities, le città cioè ritenute maggiormente attente all’innovazione tecnologica a beneficio dei propri cittadini. Città dunque tutt’altro che “cretina”: “smart” significa proprio il contrario, e cioè furba e intelligente. Non solo il nostro capoluogo è stato diverse volte in vetta alla classifica dei centri più vivibili d’Italia, ma è anche stato scelto per coltivare progetti europei, ma di respiro ancora più ampio, intorno all’utilizzo dei “devices” più recenti.

Ufficialmente, a oggi, il Comune di Trento partecipa a 4 progetti europei legati all’innovazione (Stardust, C-Roads Italy 2, MARVEL e PreCrisis). E certo ne trascuro altri che non so. Riassumo quel che si legge sul sito istituzionale : https://www.comune.trento.it/Aree-tematiche/Smart-city/Progetti-d-innovazione-in-corso. “Stardust”, si dice, riguarda soluzioni urbane e business in edilizia, nella mobilità e nell’efficienza energetica. Bene: immagino case più green e strade meno incasinate. “C-Roads Italy 2” tratta di viabilità, e quindi penso a snellimento del traffico, semafori intelligenti, parcheggi, mezzi alternativi all’auto, eccetera. Esperimenti più o meno riusciti, e va bene. Ma “MARVEL”, mi chiedo, che espressamente “mira ad individuare particolari situazioni (fra cui adunanze non pacifiche, eventi o atti criminosi) tramite analisi video ed audio in tempo reale a cui vengono applicate tecniche di intelligenza artificiale”, etc.. Perché a Trento? E “PreCrisis” che intende dichiaratamente “prevenire la minaccia di attacchi terroristici e crimini violenti (es. rivolte di massa)”. Perché a Trento?

Cosa abbiamo fatto mai di così tremendo… a parte l’impatto non facile ma certo non criminoso di Sociologia del ‘68 che, se si eccettua l’affiliazione di qualche concittadino alla cd lotta armata, fu una enorme crescita per la città? Capisco la politica del fare, anche a rischio di sbagliare o esagerare. E comprendo anche che dare seguito a certe istanze di Bruxelles può portare la benevolenza di chi controlla il grosso portafoglio dell’Unione Europea. Ma viene da chiedersi se qualcuno non stia piuttosto seguendo paranoie di qualche papavero comunitario un po’ sopravvalutato; a meno che non ci sia davvero dell’altro che si muove sotto traccia. Sarà trentinità o trentinismo farsi qualche domanda al riguardo? 

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Pubblicato da Stefano Pantezzi

È nato a Rovereto nel 1956 e cresciuto a Trento, vive a Pergine Valsugana. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, è avvocato da una vita. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Come una nave d’acqua” (2018) e alcuni racconti in antologie locali. “Siamo inciampati nel vento” (Edizioni del Faro) è il suo primo romanzo.